di Francesco Albanese
Intervista a Domenico Di Marzo, Presidente ASD Pochos.
Chi sono i Pochos? Quando nasce questo progetto?
I Pochos sono la squadra di calcetto gay di Napoli aperta a qualunque orientamento sessuale (omosessuale, bisessuale, eterosessuale) e genere di appartenenza (uomo, donna e trans). Siamo nati circa 3 anni fa come piccola realtà aggregativa di ragazzi gay che amavano il calcio. In secondo momento abbiamo scelto di diventare un' ASD (associazione sportiva dilettantistica) e giocare per motivi sociali diventando di fatto una realtà sportiva "attivista".
L'omofobia si può battere anche grazie a un pallone che rotola?
L'omofobia si può combattere in tanti modi: innanzitutto il coming out abbatte barriere enormi. Dichiararsi elimina quella "maschera" e quell'alone di clandestinità che invece rafforzano lo stigma verso le persone LGBT (lesbiche, gay, bisex transgender). Noi abbiamo scelto il calcio perché, oltre ad essere appassionati, riteniamo sia un argomento che unisce e non divide ed essendo così popolare e coinvolgente può raggiungere chiunque e contribuire a sensibilizzare al tema dell'omotransfobia che resta la nostra battaglia più importante oltre al pieno riconoscimento dei diritti civili (matrimonio egualitario ed adozioni)
Perché nel calcio è così difficile fare coming out?
Il calcio è culturalmente lo sport più "maschile" e "macho". Viviamo ancora di grossi stereotipi eterosessisti che prevedono mestieri, hobby e situazioni (incluso lo sport) destinati in maniera differente a uomini e donne. Da un calciatore, che incarna per molti il maschio italiano, ci si aspetta un comportamento rigorosamente conforme al modello eterosessuale senza se e senza ma. Gli omosessuali maschi sono ancora percepiti come soggetti carenti di virilità e ciò forse non si sposa bene col modello di maschio calciatore atteso. L'omofobia certamente è presente nel calcio in maniera sia eclatante che velata. Tutti questi elementi scoraggiano fortemente l'outing dei calciatori gay che esistono ma si guardano bene dal rivelare la loro vera identità.
Sfatiamo un po' di luoghi comuni: gay ed etero come convivono nello spogliatoio?
Gay ed etero convivono benissimo nello spogliatoio perché in qualunque sport esiste questo momento "intimo" di condivisione: in qualunque spogliatoio vi saranno di fatto atleti gay ed etero (anche se non dichiarano il loro orientamento sessuale) e ciò viene vissuto naturalmente e senza alcuna connotazione sessuale. Qualora qualcuno si dichiarasse potrebbe esserci forse qualche resistenza da parte di individui particolarmente intolleranti. Nella nostra esperienza di Pochos, in cui ci siamo confrontati con squadre gay e non, non abbiamo avuto alcun problema. Nella nostra stessa squadra vi sono alcuni ragazzi etero, ma conviviamo benissimo senza pregiudizi o paure.
Dal 16 luglio scattano a Roma gli Italian Gaymes di che cosa si tratta?
Gli Italian Gaymes sono una manifestazione sportiva molto importante in cui atleti gay (ma anche di altro orientamento sessuale) si incontrano e si sfidano su diverse discipline (calcio, tennis, pallavolo, nuoto, etc). Oltre la competizione lo scopo di questa iniziativa è combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere attraverso lo sport. La testimonianza diretta di atleti gay, lesbiche e trans che si rendono "visibili" diventa cruciale. Lo slogan della manifestazione è "metti in gioco i tuoi diritti" ed esprime proprio lo spirito di questo evento: mettere al centro il tema dei diritti civili delle persone LGBT ancora oggi negati in Italia.
Non si rischia di accentuare la ghettizzazione con tornei di questo tipo?
Le persone LGBT sono una minoranza. Non sono un ghetto. Ritrovarci in numero sostanzioso in eventi come questo, quando invece nella vita di tutti giorni siamo invisibili e in numero estremamente ridotto, serve a comunicare alla società che esistiamo e rivendichiamo piena cittadinanza. Potrei ribaltare la domanda e chiedere se non sono un "ghetto etero" tutti gli altri eventi e realtà sportive in cui le persone LGBT sono costrette a nascondersi...
Io non credo, in generale, che ritrovarsi uniti da un tema specifico come l'orientamento sessuale, una fede religiosa, un hobby, un obiettivo comune sia creare un ghetto o chiudersi: vuol dire anzi testimoniare e unire le forze quando per motivi "statistici" ci si ritrova come minoranza. Gli Italian Gaymes tra l'altro ospitano atleti di qualunque orientamento (incluso quello eterosessuale) che sono sensibili alle nostre tematiche. Non pongono alcuna barriera di accesso. Le barriere purtroppo sono quelle che vivono quotidianamente le persone LGBT in Italia che non vedono riconosciuti quei diritti umani sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ormai conquistati in tutta l'Europa, l'America e in tantissime altre parti del mondo attraverso una straordinaria rivoluzione non violenta. Eventi come gli Italian Gaymes, aperti a tutti, servono a spostare l'attenzione sulla lotta all'omotransfobia e al riconoscimento del matrimonio egualitario. I diritti LGBT sono diritti umani quindi dovrebbero essere la battaglia di tutti, ma essendo noi gay, lesbiche e trans a vivere sulla nostra pelle lo stigma sociale, abbiamo la necessità di scendere in campo in prima persona: liberi, visibili, dichiarati e orgogliosi. Chiunque voglia sostenere la nostra piena inclusione sociale è ben accetto.
Noi facciamo il tifo per voi, tanto siete tutti del Napoli giusto?
I Pochos Napoli sono la squadra di calcetto gay di Napoli. Il nostro stesso nome fa riferimento a Lavezzi, ex grande calciatore del Napoli. La maggioranza di noi è tifosissima del Napoli e va periodicamente allo stadio ma esistono Pochos tifosi di altre squadre e non vi è rivalità tra noi. Siamo una realtà dinamica e aperta a tutte le differenze incluse le fedi calcistiche.
Autore
Francesco Albanese
Giornalista, lavora a Teleroma 56. Krol e Palanca le prime passioni tinte d'azzurro.