La vita senza Gargano
Di Antonio Moschella
Saranno contenti gli ultras fondamentalisti che continuano a dire a Gargano di togliersi la maglia azzurra. Perché il povero Walter, la cui colpa principale non è tanto quella di prendere l’Inter alla Playstation a 14 anni (come dice giustamente Boris Sollazzo) quanto quella di sbagliare anche gli appoggi più semplici, sarà costretto a un periodo di stop per la rottura dello zigomo destro.
Quello che fino a un paio di mesi fa era solo un carneade, un traditore e un interista adesso risulta essere una perdita importante. In effetti è impossibile negare che l’uruguayano è stato bravissimo a prendersi un posto in mezzo al campo senza neanche sgomitare più di tanto, ma in silenzio e cacciando fuori degli attributi che nel Napoli nessuno ha dimostrato di possedere, escluso forse Koulibaly.
Gargano aveva addirittura declinato la convocazione in nazionale per preparare al meglio la partita di domenica, ma la crudeltà del destino vuole lo ha reso indisponibile per il match di San Siro contro l’Inter di Mazzarri, che non solo è l’ex allenatore del Napoli ma ha anche bistrattato l’uruguayano nella sua unica stagione in nerazzurro. Una defezione che toglierà pepe a un evento già di per se carico di tensioni e di aspettative, tra i tifosi azzurri che vogliono vincere solo per fare uno sgarbo al tecnico toscano e gli interisti che non hanno mai amato i partenopei e hanno bisogno di punti per scacciare la crisi.
Il Napoli perde il suo uomo più combattivo e che meglio ha retto alle pressioni di un inizio difficile e poco facile da gestire dopo il mancato approdo all’Europa che conta. Bisognerà fare di necessità virtù, con un Gargano in meno e un Inler che, dopo essere stato spodestato proprio dall’uruguayano, dovrà ritrovare se stesso e fare da bussola in mezzo al campo. Mazzarri di fronte deve essere solo uno stimolo ma non l’unico obiettivo: quello vero è la porta di Handanovic. Magari anche in onore a Gargano, guerriero un po’ maldestro ma sempre fiero.