Il Napoli riparta da Capablanca
di O'Lione
Il pluricampione del mondo cubano di scacchi Josè Raùl Capablanca (1888-1942) affermava che lo studio del gioco da lui tanto amato dovesse iniziare dal finale. Per chi non avesse confidenza con l’arte delle 64 caselle basti sapere che solitamente l’analisi di una partita si divide in tre parti: apertura, medio gioco e per l’appunto il finale. Affermava Capablanca che possedere teoria, strategia e tattica dell’ultima parte di una sfida a scacchi significava padroneggiare il gioco senza timore d’incorrere in sgradite sorprese, magari sciupando un vantaggio faticosamente conquistato durante il match. In queste ore sulla testa del malcapitato (?) Mazzarri stanno piovendo consigli di ogni sorta. Qualcuno ha proposto anche che si chieda l’ausilio di uno psicologo; in quest’ottica rispolverare un manuale dell’ottimo Capablanca potrebbe giovare non poco. Al Napoli delle ultime apparizioni sembrano infatti mancare i fondamenti del finale di una contesa. Spieghiamoci meglio: a Madrid, con l’Inter e contro la Juventus al Napoli non si può imputare di aver sbagliato l’approccio (leggasi apertura negli scacchi), altrettanto la squadra ha risposto bene nella fase centrale dell’incontro (ovvero il mediogioco!), dove gli azzurri si sono invece fatalmente smarriti è stato invece nella coda della partita (cioè nel finale!). Al Napoli è mancata la lettura nella fase cruciale: testa e gambe hanno smesso di funzionare proprio sul più bello e l’epilogo è stato infausto. Il Napoli riparta da Capabanca!