Napoli-Inter vista da un nerazzurro pragmatico, che sarebbe contento già del terzo posto
di Luca Ianni
Rieccoci qua. Anzi, rieccoci noi nerazzurri. Voi ci siete da un po’…
Dopo tre anni di anonimato, finalmente da queste parti una sfida che ha il sapore dello scontro scudetto al di là di qualsiasi considerazione tecnica, tattica e scaramantica.
Dopo il grigiore mazzarriano e la fine dell'epoca Moratti, la Beneamata sembra aver ritrovato un sentiero di crescita, aiutata finalmente dalla buona sorte, e con potenziali di miglioramento ancora da esplorare. Al di là del rumore dei nemici della stampa schierata istituzionalmente (quest'anno è il brutto gioco, se non c'è quello si può scegliere liberamente tra il fatto di non avere italiani in campo e lo scovare qualche pettegolezzo amplificato ad arte), la partita, oltre ad essere uno snodo non cruciale ma importante per entrambi, offre spunti tecnico tattici non indifferenti. Un squadra votata all'attacco e con un attaccante superprolifico contro una squadra che fa della difesa il proprio punto di forza e che ha mandato in gol forse il numero più altro di giocatori diversi in serie A. Si accettano scommesse.
Per noi interisti è importante essere tornati a lottare per ciò che storicamente ci compete, ovvero il minimo del terzo posto stagionale, leggasi Champions. Al di la delle fanfare (capziose e di provenienza esterna) e della falsa modestia (in questo lo Jesino sa far bene) l'obbiettivo del terzo posto rimane la stella polare del cammino nerazzurro, e, viste le forze in campo, il più obbiettivamente raggiungibile. Il resto sono chiacchiere, anche un po' stucchevoli. Da queste parti bastano già quelle del "Sala-Non Sala".
Per il Napoli è un vero e proprio esame di maturità: ha il primo posto a portata di mano, in un campionato dove non ci sono squadre ammazza-torneo: la Roma va a strappi come al solito, la Fiorentina forse giustamente pensa che per lei sia più possibile vincere l'Europa League che il campionato e quindi fa scelte conseguenti, la J**e è lontana ma non si sa mai… Quale migliore occasione dunque? E che Inter si troverà di fronte? Sicuramente l'umore della combriccola manciniana è alto, ma ciò ovviamente non basta, anche se aiuta. Quale ennesima Inter scenderà in campo al San Paolo? Dopo la legnata interna con la Fiorentina lo jesino pare aver capito che “le modifiche si fanno ma senza stravolgimenti”, pertanto è lecito aspettarsi una squadra quadrata e con pochi fronzoli. Tutto passerà da Jovetic, vero astro della pedata nerazzurra e faro, anche caratterialmente, delle sorti offensive della squadra.
Mi permetto poi una variazione sul tema. Leggo di preoccupazioni per l’ordine pubblico, grande potenziamento delle forze di polizia e così via; forse ho cattiva memoria ma, al di là sicuramente di episodi anche sgradevoli in casa di entrambe le squadre, non ricordo situazioni tali da giustificare un tale allarmismo. Ripeto, probabilmente ricorderò male io.
Per chiudere, e sperando che sia solo la cronaca sportiva a trionfare, potremmo, banalizzando un po', dire che questa partita, come filosofia di gioco (oggi si dice così, con buona pace di Hegel e soci), mette di fronte lo Spirito poetico dei partenopei e quello pragmatico dei meneghini (per noi hegeliani lo Spirtito - Geist - è sempre maiuscolo…).
Ciò detto, che vinca la migliore (difesa)!