Di Antonio Moschella
Il giorno dopo è sempre duro. Attonito e incredulo non avevo minimamente messo in conto un gol del Dnipro. Una doccia gelida in un momento in cui noi eravamo caldi, roventi. E per questo più dolorosa. Lo stupore del gol subito va al di là del clamoroso errore dell’arbitro, perché questo Dnipro è veramente poca cosa. Inutile nasconderlo
Ho avuto problemi a prendere sonno, mentre credo che Platini non ne abbia avuti affatto, checché ne dica il nostro Presidente, che alza la voce a sproposito avvelenando l’ambiente di un’eventuale finale contro un Siviglia meritatamente già quasi a Varsavia. Ma ormai i giochi sono fatti, la roulette russa, o meglio ucraina, ha fatto uscire il primo numero, un numero nero per il Napoli, che dovrà giocarsela alla baionetta a Kiev, a due passi dalla guerra, per aprirsi la strada verso la gloria che solo a Varsavia può baciarlo.
Il pareggio di ieri al San Paolo, con annesso gol subito in casa, è sicuramente un risultato negativo, visto anche il dominio (sterile) degli azzurri. Eppure, conoscendo il Napoli, il dover giocare per un solo risultato, la vittoria, può essere una spinta decisiva verso una prestazione maiuscola in attacco al ritorno. Il gol incassato è ormai un dato di fatto, così come lo è l’abilità nel trovare spazi anche nelle maglie avversarie più serrate.
L’obbligo di dover fare la partita non cambia di molto l’approccio mentale al match di ritorno. Il Napoli è fatto per attaccare. Ieri è mancato solo il gol. Higuain guarderà dentro di sé e sentirà la responsabilità di farsi perdonare per quanto sbagliato ieri. È arrivato il momento di dimostrare quanto vali. Nessuno ti regala la magia di una finale. E per sedersi al tavolo di Varsavia occorre fare il giro largo, oltrepassando l’antica Cortina di Ferro, usare il revolver della roulette ucraina, sopravvivere e dirigersi verso l’agognata meta. Senza paura. Alla baionetta.