Dieci cose da non fare quando il Napoli perde
di Boris Sollazzo
Va bene perdere. Va bene pure fallire tutte le grandi occasioni di fare il salto di qualità. Va bene anche vedere Koulibaly fare un retropassaggio demenziale e Higuain sbagliare un gol fatto. Va bene tutto, ma farsi del male anche dopo la sconfitta, quella è una prerogativa solo di noi azzurri. Continuiamo così, facciamoci del male dovremmo farcelo tatuare sulla schiena: noi, di questa frase morettiana, ne abbiamo fatto una filosofia di vita. E allora ecco qualche suggerimento (guarda un po', sono dieci) su cosa NON fare dopo che la nostra squadra del cuore.
1. Non guardate Sky. Neanche se un sequestratore dell'Isis dovesse irrompere in casa vostra e per una passione insopprimibile per Ilaria D'Amico vi incitasse, con un coltello alla gola, a cambiare canale o se siete a Guantanamo e ve lo imponessero come tortura. Nel caso dite che preferite il waterboarding.
Finireste per vedere e ascoltare Massimo Mauro. Potreste persino sentirgli dire che Benitez è un disonesto. Che è un po' come se buona parte del Parlamento dicesse che Ruby è la nipote di Mubarak. O se Ciccolina avesse dato della donna di facili costumi, a suo tempo, a Madre Teresa di Calcutta.
2. Sospendete i vostri account sui social. Ormai lo sapete: dopo una sconfitta su twitter arrivano gli sfottò dei topini bicolori di ogni sorta che escono fuori dalle cloache solo con le nostre sconfitte. Come i funghi dopo una giornata di pioggia. Velenosi come Massimo Mauro, ma meno fastidiosi della sua voce, della sua faccia, del suo rapporto complesso con la grammatica. Su facebook, invece, guardatevi dagli "amici": troverete persone che dopo la vittoria della settimana prima già pensavano allo scudetto ora fare tabelle per evitare la retrocessione. Donne e uomini con le vesti strappate fino a ieri per il mancato rinnovo di Benitez ricomporsi e chiederne l'esonero in favore di un periodo di transizione gestito da Orrico e Montefusco.
3. Evitate come la peste i moralisti in servizio permanente effettivo. In particolare quelli che scrivono, su carta e web. Queste persone magari non parlano per tre giorni se il Napoli perde o se non danno un'espulsione sacrosanta a un giocatore della squadra avversaria, piangono una notte intera se i loro beniamini fanno una partita pessima (parlo per esperienza personale), ma poi si indignano perché Benitez avrebbe fatto una "sceneggiata". Se lo fa Mourinho è una geniale mossa di comunicazione, un modo per scuotere la squadra, se lo fa Rafa è una mancanza di rispetto. Va anche detto che spesso, soprattutto se sono giornalisti, tifano altre squadre.
4. Evitate ogni contatto con i "te l'avevo detto". Quelli che "Lopez è una pippa", "Higuain ha già la testa altrove", "era meglio vendere Callejòn", "Benitez è già a Liverpool", "era meglio morire da piccoli". Di solito la loro risposta a tutto è: "Aurelio pappone". Inutile dire che qualche mese fa dicevano il contrario (tranne che su Aurelio, su chi ci ha salvato e portato a vincere tre trofei sono sempre stati ottusamente coerenti). Spesso sono quelli che si arrabbiano per un #bastarafael e che magari dicono che sul colpo di testa di Glik il numero uno brasiliano ci arrivava. Sono così ansiosi di avere ragione su tutto che si dimenticano di tifare Napoli.
5. Fate una seduta di ipnosi. E con un processo di rimozione di memoria, selettiva, cancellate dalla vostra mente tutti i nomi degli ex giocatori partenopei. Perché da Domizzi a El Kaddouri, da Quagliarella a Cigarini, non si sa per quale motivo non solo contro di noi cacciano una scienza nel giocare a calcio che noi non potevamo apprezzare, a Napoli, neanche nella partitella del giovedì, ma sono pure avvelenatissimi, rabbiosi, pieni di voglia di vendicarsi non si sa di che cosa. Quagliarella ieri voleva gambizzare chiunque, ha provato a segnare di mano e ha apostrofato Gargano in maniera poco elegante, mentre Omar El Kaddouri ha simulato così tanto che anche a casa, con la fidanzata, ha finto l'orgasmo.
6. Quelli che "cacc'e sord'" e poi si lamentano se Aurelio mette le partite del lunedì a prezzi popolari, perché hanno l'abbonamento e ci perdono 20 euro in un anno, o le mette a prezzi extralusso in Europa, perché non hanno l'abbonamento. E che di fronte alla proposta di azionariato popolare, vogliono avere i cedolini delle azioni, i dividendi e pure una fetta di culo. Però secondo loro lui deve spendere come non ci fosse un domani.
7. Quelli che "vedi la Lazio, la Fiorentina, la Sampdoria, l'Empoli e il Carpi". Poi se gli compravi Braafheid, o a gennaio davi via Hamsik e compravi Donati del Leverkusen (vedi lo scambio Cuadrado-Salah), o se per Higuain prendevi Palacio (vedi, con le debite proporzioni, Destro al Milan e Doumbia alla Roma) ti avrebbero denunciato al Tribunale dell'Aja. E se ti prendevi Eto'o gridavano al cimitero degli elefanti, "a questo punto era meglio Rolando Bianchi". A tutti loro ricordiamo che dopo due sconfitte in tre partite, siamo ancora in corsa su tre fronti e terzi. E ai secondi, che dovevano far tremare il mondo, abbiamo recuperato, fino all'altro ieri, otto punti in un paio di mesi.
8. A naso fossi in voi non mi farei neanche consolare da chi annuncia per il prossimo anno "Handanovic, Darmian, Lucas Leiva e Mario Suarez perché De Laurentiis vuole attingere ai 70 milioni di euro di riserva del bilancio azzurro". Non sanno leggere i bilanci e in più fra qualche giorno faranno un sondaggio sull'opportunità di cacciare Bigon e prendere Camillo Milli, il mitico commedator Borlotti, presidente della Longobarda.
9. Ora, io vi consiglierei pure di non sentire cosa dicono i nostri giocatori. Che se voi foste intervistati, che so, subito dopo una cazziata del vostro capo, un licenziamento, un grande affare andato in fumo, direste banalità, insulti irripetibili o cerchereste goffe scuse. Tipo Koulibaly, che se ne esce dicendo che "gli ha dato fastidio una luce dello stadio". E dire che lui è uno di quelli che non è stato allenato da Walter Mazzarri, maestro nel trovare giustificazioni grottesche.
10. Non abbattetevi. Trovate qualcosa con cui sentirvi ancora più orgogliosi della vostra napoletanità. Perché il cuore azzurro si forgia e rafforza nella sconfitta. Oggi, per esempio, se siete a Napoli potreste andare, alle 18, al Teatro Diana.
Maurizio De Giovanni presenterà il suo romanzo più bello, Il resto della settimana, edito da Rizzoli e dedicato al Napoli. Commovente, divertente, emozionante, unico. Il suo capolavoro. Ci vediamo là. E il futuro ci apparirà più rosa. Pardon, azzurro.