Voglio il Napoli punk di San Siro
di Alessio Capone
A distanza di giorni l'emozione, le sensazioni non se ne scendono. Per uno come me, vincere in casa di una qualsiasi strisciata ha sempre un sapore sublime; se poi ci aggiungo la posta in palio e l'autentico rosicamento della controparte, allora l'entusiasmo va proprio alle stelle. A mente semifredda, quello che mi è rimasto davvero impresso, un'immagine nitida, e credo sia rimasta anche a voi, non è stata la prima mezz'ora di calcio di un altro sistema solare, bensì il Napoli del secondo tempo che, insolitamente solido, nonostante un Tonelli in evidente affanno, ha retto all'onda d'urto. Perché quello del Milan nei primi venti minuti del secondo tempo è stato un vero arrembaggio, di quegli arrembaggi di una volta, a testa bassa. Un'onda rabbiosa che si è infranta contro un muro azzurro insolitamente sereno e invalicabile. La nostra rabbia ha prevalso sulla loro nonostante la partita sia finita proprio su quei binari a noi poco congeniali e sottolineati da Sarri nelle ultime settimane, quei temi ai quali la nostra squadra è sempre stata poco incline, con palle sporche, intensità e confusione, grinta e fisicità. Piano piano il nostro Napoli ha domato un avversario ferito e spinto dal ruggito della Scala del calcio. In un ambiente ostile i nostri non hanno perso la testa e la lucidità, hanno ripreso il pallino del gioco e hanno anche provato a chiuderla creando nel secondo tempo un numero maggiore di palle gol rispetto al diavolo rossonero, a conti fatti.
Una dimostrazione di maturità fondamentale, soprattutto per gli stessi giocatori. Adesso lo sanno, sanno che se ci sarà bisogno (e ci sarà bisogno) di tirare scarpate e giocare male lo potranno fare. Un passo in avanti gigantesco, anche e soprattutto in ottica Real Madrid, dove non perdere la testa, soprattutto in Spagna, potrebbe risultare ancor più fondamentale dei nostri fraseggi celestiali come viole e violini in una scala di Bach.
L'anima punk ci mancava, quell'attitude che ti permette di portare a casa il concerto anche quando manca un ampli, il microfono funziona male, ma a te non te ne fotte niente perché sei li per suonare e suoni, porti a casa la serata. Certo, non sto dicendo che in ottica Champions si sia spostato un qualche equilibrio, rimaniamo sfavoriti e ci vorrà un'impresa. Però abbiamo scoperto quest'animo ribelle e dobbiamo preservarlo. Perché in fondo, il Napoli in un ottavo di finale così, è come un adolescente che si imbuca in una festa alla quale non è stato invitato. E quando ti imbuchi in una festa non rimani in un angolo per paura di essere scoperto, ma ribalti i tavoli per farti notare. Perché in ogni adolescente c'è un po' di punk. Che Sid Vicious sia con noi.