Il Napoli è vivo, facciamocene una ragione
di Francesco Albanese
Un pareggio amaro, se possibile ancora di più di quello dell'andata. Tralasciando per un attimo la comprensibile delusione per il risultato, che cosa ci lascia questo Napoli-Inter? Di sicuro gli azzurri sono una squadra viva. Per inciso potremmo dire lo stesso della Roma tanto per non fare nomi? Il ko di Torino non è passato invano. I due pareggi che ne sono seguiti (Lazio e Inter) lasciano inalterate, se non accresciute, le possibilità di raggiungere gli obiettivi stagionali. Insomma finisce una settimana che poteva davvero assumere i contorni della disfatta. In queste ore provare a vedere il bicchiere mezzo pieno può apparire un esercizio al limite dell'autolesionismo, ma è anche uno sforzo che occorre fare. I primi settanta minuti del San Paolo ci hanno restituito un Hamsik e un Mertens tirati a lucido, così come pure Inler sembra essere in grado di dare un contributo importante da qui alla fine. Quante volte in questa stagione ci siamo lamentati per l'approccio troppo morbido nelle partite? Stavolta la musica è cambiata e se non si è vinto lo si deve soprattutto alle tossine della gara di Coppa Italia, unite a un'endemica difficoltà di gestire il risultato. In questo sta il vero vulnus della gestione di Benitez: il Napoli latita quando si tratta di condurre in porto i match. Spesso ha difettato sotto questo profilo e c'è da scommettere che continuerà a farlo per il resto della stagione. Saper amministrare non è nel dna del gruppo, lo stesso accadeva l'anno passato. La delusione per il pari con l'Inter non deve però oscurare la qualità del gioco espressa. Intensità e combinazioni che per più di un'ora hanno fatto spellare le mani al pubblico di Fuorigrotta. È poco? Forse è meno di quel che ci si aspettava, ma non evidenziare quanto mostrato sarebbe delittuoso. Su tutto il resto facciamocene una ragione: i limiti di personalità si limano, ma non si annullano con il lavoro settimanale. Niente è perduto.