Benitez non cambia, ma questo Napoli non regge il 4-2-3-1
di Domenico Zaccaria
A Mazzarri abbiamo sempre rimproverato una certa dose di provincialismo e soprattutto l’ostinazione tattica. Nonostante le pressioni della piazza e della critica, in quattro anni il tecnico di San Vincenzo non ha mai abbandonato la tanto amata difesa a 3: schieramento sul quale gli azzurri hanno costruito buona parte delle proprie fortune ma che, al contempo, probabilmente ha finito per ostacolarne il definitivo salto di qualità. Ora tutto si può dire di Benitez, tranne il fatto che sia provinciale; ma a questo punto della stagione è lecito porsi qualche domanda sul suo 4-2-3-1, modulo al quale sembra non voler rinunciare per nessuna ragione al mondo. Il Napoli attuale, al netto anche degli infortuni, è in grado di sostenerlo? La risposta pare negativa e la dimostrazione viene non tanto i risultati, quanto dalla qualità del gioco espresso da un paio di mesi a questa parte. Con l’infortunio di Behrami, il già fragile centrocampo a due va in sofferenza contro qualsiasi avversario. Una squadra dalla difesa tutt’altro che impenetrabile, può permettersi una “diga” composta dai soli Dzemaili e Inler (che al contempo dovrebbero anche impostare l’azione) e 4 giocatori d’attacco? Lì in mezzo al campo, un conto è avere Behrami e Mascherano (speriamo), un altro i due svizzeri che stanno tirando avanti la carretta da più di un mese. Ma la prossima stagione è lontana e il Napoli in questo momento ha due Coppe da onorare e un piazzamento in Champions League ancora tutto da conquistare. E allora, caro Rafa, non sarebbe il caso di provare qualche variante tattica? Il tuo 4-2-3-1 ci avvicina – almeno concettualmente – alle grandi d’Europa, ma se la rosa a tua disposizione non te lo permette, perché insistere con il rischio di andare a sbattere contro un muro? Almeno due elementi suggeriscono in modo chiaro il passaggio al 4-3-3. Il primo è che Hamsik fatica maledettamente nella posizione di rifinitore: “Preferisco giocare qualche metro indietro, ma va bene così”, ha candidamente ammesso lo slovacco qualche giorno fa, reclamando tra le righe un ruolo da interno di centrocampo. Il secondo è che se davvero Benitez intende puntare su Jorginho, deve farlo giocare con due compagni al suo fianco (come faceva Mandorlini a Verona) senza costringerlo a rincorrere avversari in superiorità numerica, caratteristica che non gli appartiene. Non ingannino i venti minuti contro un Chievo tutto arroccato in difesa: il brasiliano può diventare il regista che manca al Napoli solo a patto di non snaturarne la collocazione tattica. La conseguenza logica di tutto questo è che il passaggio a un centrocampo a 3 con Hamsik, Jorginho e uno tra Inler e Dzemaili (in attesa del ritorno di Behrami) sembra la soluzione più adatta alla rosa a disposizione di Benitez; o almeno, a questo passaggio chiave della stagione in cui il tecnico spagnolo non può contare su alcuni giocatori fondamentali. Per una piazza che già sogna grandi colpi di mercato la prossima estate, la mancata qualificazione in Champions sarebbe una mazzata terribile. Altro che Vidic e Mascherano: se andremo in Europa League dovremo sperare che arrivino Astori e Parolo.