Retró-pagelle di Napoli-Cagliari: da Henrique/Zamboni a Callejon/Scarnecchia
di Errico Novi
RAFAEL – CARMIGNANI non l’ho mai visto giocare. Il portiere del mio primo Napoli era Mattolini. Che culo, direte voi. Però delle gesta di Carmignani so grazie ai disegni pubblicati da “il Napoletano”, settimanale anni Settanta. Nei bozzetti dei gol subiti l’allora portiere azzurro compariva sempre con un segno a vortice sulla testa, per far campire che s’era insamato. Ah, Carmignani aveva un soprannome biblico, Gedeone. Uno che nel Vecchio Testamento salva più volte il suo popolo. Speramm
MAGGIO – Cioè, per avere un cross decente dobbiamo prenderci dieci piroette di Cossu sulla sua fascia? GAMBARO
HENRIQUE – Lui stava tranquillo a fare il dj sulle spiagge di Porto Alegre, tra cocchi e palme, siamo noi che siamo andati a rompergli le scatole. ZAMBONI
KOULIBALY – La vicinanza di Henrique gli ha messo una strana agitazione, è evidente. C’è qualcosa di freudiano e inquietante, tra i due. FRESI
GHOULAM – Non a caso dal lato suo i sardi non ci andavano quasi mai. FILARDI
INLER – A rendere l’idea della sua prestazione servirebbe un centrocampista che in realtà era una mezza pippa ma ingarrava gol sconcertanti. Chi se non PAOLONE DAL FIUME
GARGANO – Eroico soprattutto per essere riuscito a non vattere nessun compagno a fine partita. CRIPPA
CALLEJON – Si sarà innamorato pure lui. SCARNECCHIA
HAMSIK – Anni fa saltò fuori un protocollo terapeutico per arripigliare giovani in crisi esistenziale: si chiamava Metodo Urod. Era basato sulla somministrazione di farmaci. Ma a me e al mio amico Vladimiro è sempre piaciuto immaginare che consistesse in una violenta e velocissima scaricata di paccheri, seguita da istantanea domanda al paziente: “E mo’? Che dici, ti è passata la depressione o ne vuoi ancora un po’?...”. CHIARUGI (Luciano Chiarugi detto Lulù è stato un ottimo fantasista, mancino e in genere schierato a destra, ma nei due anni in azzurro fu quasi sempre svogliato, molle, ciondolante. In una parola insopportabile)
DE GUZMAN – Mi ha regalato l’unica vera ed effimera gioia della domenica: mi ha fatto rivedere il primo gol di Rossi al Brasile nei Mondiali dell’82. Solo che quella partita finì 3-2, non 3-3. QUAGLIARELLA
HIGUAIN – Sul primo gol perfezione degna della playstation. Su una azione di poco successiva in cui se l’è trovata sul destro da ottima posizione ha fatto una finta degna di Roberto Stellone. Ma Stellone sarebbe troppo. PROTTI
DAVID LOPEZ – Una pippa prima ancora di vederlo, per molti. Un elemento indispensabile, ora che l’hanno visto. Sarà stranito dalla nostra volubilità ma è stato molto più nervoso del solito. MICELI
BRITOS – Sconvolto dall’idea di essere l’asso nella manica di Benitez. C’è da capirlo. MASSIMO TARANTINO