Le pagelle di Genoa-Napoli 1-2
di Boris Sollazzo
Ospina 6: non ha solo la faccia, la postura, la malinconia dell'onesto impiegato del catasto che non ha mai fatto carriera. Ha anche il modo diligente di ottemperare al suo compito: non farà mai miracoli, ma é sempre dove deve stare. E come ogni medioman in alcuni momenti fa un'imprevedibile follia, come parare di petto sulla linea.
InGarellato.
Hjsay 5: non sa crossare, raramente fa una scelta decisiva in fase attiva, ultimamente sembra sempre più incerto. Nei momenti migliori ricorda Amedeo Carboni, nei peggiori Quadrini. Spesso sopperisce con la grinta, con la furbizia (si fa affossare da Bessa a sanguinosa palla persa) e giocate di confusione (non a caso migliora con la pioggia, perché in quel caos essere scarsi aiuta). Il dramma é la fase difensiva in cui peggiora ogni giornata di più, soprattutto quando deve scalare come terzo centrale. E tu lì senti una struggente nostalgia di Maksimovic. Il gol del Genoa, come quello della Roma, é colpa di una sua lettura difensiva che neanche negli Allievi vediamo più.
Tirana a campare.
Raul Albiol 6: fa il lavoro sporco, c'è sempre quando serve ma è evidente che non è in un momento positivo. A Marassi conta sull'esperienza e se la cava, perché quando il gioco si fa duro i duri non si ritirano dalla lotta.
Libero. Di spazzare.
Koulibaly 7: non perfetto, ma gladiatorio. È un Thuram senza fronzoli, se potesse la vincerebbe da solo andando in porta col pallone. Le sue scivolate ormai sono genere letterario, sono l'arpione del capitano Achab, la liana di Tarzan, lo spararagnatele di Spieder-Man. Suona la carica quando stanchezza e frustrazione si insinuano nei compagni. E lo fa palla al piede.
Lui non fa mai acqua.
Mario Rui 6: gioca senza infamia e senza lode. Ma è commovente quando a causa del campo sbaglia totalmente la misura di un passaggio e rincorre il pallone come noi nel parco sotto casa sotto la pioggia. Rischia crociato, rottura dello sterno, trauma cranico e qualche dente solo per un contrasto. Non si ferma, non ha mai paura. Ha la sfrontatezza di provare colpi che non sono suoi (l'esterno dopo il palo di Insigne) e l'incoscienza di non tirare mai via il piede. E finisci per volergli bene, perché con quei baffetti sembra uno di quei soldati d'altri tempi che dentro la sua trincea non si arrenderebbe mai anche se circondato da un plotone di nemici. Non ha paura di metterci le palle, tanto che per evitare il fallo laterale dopo il quale si interrompe temporaneamente la partita prova uno stop di testicoli. Perché Rui, pardon lui, non ha paura di niente e di nessuno.
DolceaMario.
Callejon 6: non la sua miglior partita, a tratti sorprendentemente svogliato, soprattutto all'inizio. Ma poi quando parte la battaglia navale, lui c'è. Una delle sue partite meno brillanti ma se Radu non facesse un miracolo su Milik staremmo qui a celebrare il suo sesto assist in campionato.
Cercasi gol disperatamente.
Hamsik 5,5: non era partita per lui. La pioggia, contro ogni previsione, lo favorisce. Perché diventa più cattivo nei contrasti e perché i suoi lanci fuori misura non trovano il fondo perché si affossano nelle pozzanghere. Altri 90 minuti e rotti, e li sente tutti. È in una piccola crisi, ma bisogna insistere. Sta(va) imparando bene.
AltoMarek (questa è per intenditori).
Allan 6,5: fa la sua peggior partita, anzi la meno migliore. Poi quando si mette la calottina e nuota nelle acque agitate di Marassi, la sua grinta sopperisce a un appannamento inevitabile, vista la quantità e l'intensità delle partite giocate finora. Ed è uno dei migliori in campo anche in una giornata no in cui fa diversi errori. Ora vai e prenditi pure la nazionale brasiliana, ma non prendere freddo e corri poco.
pALLANuotista.
Zielinski 4,5: Piotr che fine hai fatto? Fa persino venire il dubbio che il ricco rinnovo che sta arrivando possa essere un errore. Apatico, molle, sbiadita copia dell'iraddidio di inizio stagione. Sembra dar ragione a chi lo vedeva come eterno dodicesimo e non come titolare. Uno spreco tutto quel talento incastonato nella sua indolenza. O si sveglia o grande giocatore non lo diverrà mai.
Salvate il soldato Piotr.
Milik 5,5: chi è nato prima, l'uovo o la gallina? Di chi è la colpa, di Arek che la prima punta non la sa fare davvero o della squadra che non sa imbeccarlo? Difficile capirlo, perché scatta tre volte bene in profondità e viene ignorato, poi si fa trovare dove deve nella grande occasione sventata da Radu. Ma non lo senti mai come un bomber vero, anche su quella palla, perfetta non ci vedi la cattiveria cannibale del centravanti, ma l'eleganza della seconda punta. Forse un 9 puro li ci arrivava meno pulito ma la metteva sotto la traversa di stinco. O forse è solo che, come abbiamo visto nella cena con i compagni, vive un momento no e deve ritrovar fiducia.
Torni a scuola. D'Inglese.
Insigne 6,5: è stanco. È condannato sempre a stupirci. Non è brillantissimo e sbaglia più del solito. Ma prende un palo, imbecca l'amato Callejon inventandosi di fatto la migliore occasione del primo tempo e poi sulle punizioni velenose del secondo lo zampino è suo. Se il Napoli ha imparato a vincere le partite sporche lo deve anche al suo campione che ha imparato a essere determinante pure in giornate difficili, magari anche con la giusta malizia.
Portatore d'acqua, pure troppa, di lusso.
Fabian Ruiz 7bello e mezzo (cit. Francesco Albanese): meriterebbe 9. Quando Ancelotti mette lui è come quando la Ferrari mette per prima le gomme da bagnato (cit. Antonio De Luca). E alzi la mano chi non pagherebbe oro per avere quella maglietta strappata (cit. Ferdinando Venezia) quando di dribbling e garra charrua difende la palla come se fosse una figlia in pericolo. Si prende tutte le responsabilità, è l'unico che capisce subito come giocare il pallone in quel campo impossibile (pochi sanno che la città più piovosa di Spagna è in Andalusia, regione che gli ha dato i natali), mette dentro una palla pesantissima, in tutti i sensi che ci ricorda alla lontana il cucchiaio da fuori area di 30 anni fa, contro i doriani. Fabian si è preso il Napoli è lì a centrocampo ora tutti gli altri si giocano un posto solo. Oggi la partita la ribalta e vince lui, quasi da solo.
Fabian Ruiz Peña è meglio della ... mmm, no. Diciamo che è bello quando segna ok?
Mertens 7: c'è una foto in cui simulano un dolce bacio Dries e Fabian. Ed è al bacio l'assist del belga per il gol dello spagnolo. Di tacco. Avete ragione, non è un bomber vero. E' meglio.
Entra con tutta la voglia del mondo e pur nelle condizioni peggiori svaria su tutto il fronte d'attacco, fa salire la squadra (con la sua corsa ma anche chiamando il pressing con urla e gesti) e si inventa un passaggio d'oro nel momento in cui sfiga, acqua e il nervosismo per la mancata sospensione definitiva del match stavano mettendo in ginocchio gli azzurri. Da lui non si può prescindere.
Belgio e impossibile.
Malcuit 6: piace come entra. La sua non è una sostituzione ma un pit-stop. La fascia destra è asciutta e allora lì Ancelotti mette le gomme nuove. Difende con unghie e denti, prova due sgroppate, quando per immaturità e troppa generosità toppa la scelta di tempo su una scivolata non esita a spendere un cartellino giallo per un fallo di mano provvidenziale.
A Malcuit estremi, estremi rimedi.
Carlo Ancelotti 7: forse come contro la Roma cambia troppo poco. E la fatica nel primo tempo, contro un Genoa indemoniato e messo bene in campo, la vediamo tutti. Il Napoli è lento e la sfortuna e un errore fanno il resto. Ma lui non si perde d'animo e fa un doppio cambio nell'intervallo (con quella pioggia uno Zielinski già peggiore in campo sarebbe stato inutile e Milik, con due crociati rotti in due stagioni non andava rischiato) senza paura. A memoria non ricordo da quando siamo tornati in A una mossa del genere, addirittura al rientro in campo. E proprio i due subentrati danno la scossa tecnica, tattica e caratteriale giusta alla partita, confenzionando il gol del pareggio (Ruiz è il settimo giocatore del Napoli che segna partendo dalla panchina).
Magistrale nell'interruzione. Tiene mentalmente in partita i ragazzi, appena rientrati cazzia Insigne che vede affondare in una pozzanghera una grande giocata intimandogli di non lamentarsi e correre e giocare, è evidente che suggerisce a tutti alcune furbizie e il modo in cui giocare e toccare il pallone in quelle condizioni ridicole. Non fa perdere loro la testa. E anche il cambio di Malcuit è una piccola chicca, per intelligenza e lettura del match. Generale geniale, esperto, abile e sì, pure fortunato.
Abisso 3: indegno far finire la partita in quelle condizioni. Le due squadre meritavano di giocarsela in altro modo. Non ha avuto gli attributi di fare la cosa giusta, probabilmente a causa delle linee guida dettate da federazione, lega e tv di non sospendere a meno che non si rischi l'annegamento dei giocatori. E poi, diamine, in una Genova investita da un nubifragio tu mandi uno che si chiama Abisso? Ma scherziamo?