Ciao Vujadin. Allenatore vero e uomo straordinario che ci ha fatto divertire
di Tania Sollazzo
Stagione 1994-1995, l'unico mio bel ricordo di quel periodo buio sei tu, "zio Vuja"! Il Napoli era una piccola "armata Brancaleone" con grandi difficoltà societarie ed economiche ed andare allo stadio era difficile, era davvero un puro atto d'amore. Poi sei arrivato tu, un signore, un saggio, un vero allenatore come ce ne sono stati pochi. Tu ci hai ridato la voglia di crederci, tu ci hai fatto sfiorare la UEFA in una stagione che sembrava nera e difficile come le altre. La bravura di un grande allenatore sta proprio in questo, nel riuscire a far vedere la luce dopo un lungo tunnel buio. Dopo di te infatti la squadra fu smembrata, già nel tuo secondo campionato furono ceduti Fabio Cannavaro e Benny Carbone, due anni dopo il tuo addio arrivò addirittura la retrocessione: la tempesta ritornò a travolgerci.
Tu di calcio ne capivi, tu hai fatto esordire Totti, tu hai dichiarato che non ti serviva Inzaghi perché avevi Carmelo Imbriani: questo è essere grandi riuscire. Infondere fiducia ai tuoi uomini e ai tuoi tifosi. Non è adattarsi, è l'arte di arrangiarsi, quell'arte che i napoletani conoscono fin troppo bene. Riuscire a tirare fuori il meglio in ogni situazione perché il calcio non è solo tattica e schemi ma è anche umanità, dialogo e fiducia. E tu di fiducia ne infondevi a iosa.
Il tuo ottimismo le tue battute riuscirono a strapparci grandi sorrisi. I tuoi post partita erano unici, nessuna polemica ma tanta ironia, segno di un'intelligenza di altri tempi, che oggi molti dovrebbero imparare. Purtroppo però, come hai detto tu, "la partita finisce quando arbitro fischia" e io volentieri avrei voluto ancora molti minuti di recupero.
Ciao zio Vuja!