Napoli, ormai è ufficiale. Te la giocherai al massimo per il terzo posto

Il pareggio contro il Cagliari sembra abbattersi su tifosi e appassionati come una sentenza sulle ambizioni da scudetto. E deve essere un giurista a commentarla, questa sentenza
  • conoscinapoli.wordpress.com

    di Dario Bevilacqua

    “Una volta che hai detto che ti va bene anche piazzarti al secondo posto, è proprio quello che ti capita.”
    John Fitzgerald Kennedy

    “Si devono stabilire obiettivi utopistici per realizzarne di realistici.” 
    Hans Bock

    “L'ambizione, tra tutti i vizi umani, è quella che assomiglia maggiormente a una virtù.” 
    Sallustio

    L’ambizione, si sa, è un sentimento naturale e anche sano. Non si possono biasimare quei tifosi del Napoli che in questi ultimi anni hanno coltivato il sogno di vincere qualcosa di importante. E che in queste ultime settimane, dopo l’inizio disastroso della stagione, avevano ricominciato a crederci. Io sono uno di loro. Mi accontentavo anche del secondo posto, possibilmente sopra la Roma, visto che vivo nella capitale e le brevissime feste di Torino, a tanta distanza, fanno sicuramente meno rumore di caroselli che durano per settimane…

    A fronte dei tifosi ambiziosi, ci sono i grandi realisti, più realisti del Re. Quelli che “eh, certo, solo 10 anni fa eravamo scomparsi”. “Eh, ricordati la serie C!” “Fino a pochi anni fa eravamo ancora in serie B!”. E “di cosa ci lamentiamo?”. “Abbiamo vinto la Coppa Italia!”. “Due volte in tre anni!”.

    Cari amici realisti, l’ambizione è una cosa naturale. E sana. È bene ribadirlo. E i progetti guardano avanti e tendono al miglioramento. Nello sport, come negli affari. E anche quest’anno, ormai è chiaro, abbiamo perso un’altra occasione di fare un passo in avanti.

    L’abbiamo persa, in primo luogo, perché davanti a noi ci sono squadre, che pur essendo fortissime, possono perdere qualcosa. Il che però è inutile, se noi non riusciamo ad approfittarne. Molto dipenderà dal loro cammino in Champions, ma vista la nostra bravura negli scontri diretti, basterebbe tenere il loro passo, vincendo contro avversari mediocri (come il Cagliari, ma anche come l’Atalanta, contro cui Juve e Roma hanno vinto, la prima con merito, la seconda con fortuna e noi abbiamo pareggiato in modo folle e clamoroso). Invece, come ha dimostrato la partita di ieri, non siamo in grado di tenere il passo di Juve e Roma, nemmeno quando abbiamo la partita più facile delle tre.

    In secondo luogo, l’occasione è persa per colpa nostra, per i nostri limiti, palesi e preoccupanti. Perché siamo una squadra troppo immatura e troppo fragile per aspirare a qualsiasi cosa di importante. Come possiamo pensare anche solo ad arrivare ai quarti di Europa League se non riusciamo ad amministrare un 2-0 in casa contro il Cagliari? Dove possiamo arrivare con questi cali di concentrazione? Con un portiere pieno di paure e un centrocampo disordinato e lento?

    L’occasione è persa, infine, perché non riusciamo ad avere continuità, specialmente contro le piccole. Abbiamo un gioco nervoso, frenetico, agitato. Che a volte può produrre goleade, ma che spesso crea tante mezze occasioni, che ti permettono, poi, di dire: “abbiamo fatto 32 tiri in porta”. La Roma, contro l’Atalanta, ne ha fatti molti di meno. E ha anche rischiato un clamoroso pareggio nel finale. Eppure ha vinto. È stata fortunata, per l’ennesima volta. Quando la fortuna finirà – se mai finirà – noi saremo lì ad approfittarne? No. Perché noi avremo fatto 32 tiri in porta con i nervi e la disperazione, mentre loro avranno vinto con la calma e la sicurezza di chi si sente già la vittoria in tasca.

    Questo Napoli è troppo fragile, troppo insicuro: è il ragazzo, anche carino e simpatico, che rivela alla ragazza con cui ci vuole provare tutta la sua insicurezza, risultando goffo e impacciato. Ecco perché squadre come Chievo, Palermo, Cesena, Cagliari e Atalanta, quando vanno a Torino e a Roma (ma anche quando le aspettano a casa loro) sono terrorizzate, mentre contro di noi sono spavalde e ottimiste sulla possibilità di portare a casa dei punti.

    Magari a gennaio il presidente decide di spendere qualcosa e ci regala qualche innesto di spessore. Ma probabilmente sarà troppo tardi. Perché intanto dobbiamo ancora affrontare Cesena, Empoli e Parma. E, ancora una volta, lasceremo punti importanti contro squadre modeste. E a quel punto, quando il gap con la seconda sarà più o meno di 10 punti, battere la Juve al San Paolo servirà solo all’orgoglio della squadra provinciale che siamo. E allora, a questo punto, è inutile sperarci: voliamo basso, puntiamo al terzo posto e dimentichiamoci di Juve e Roma, gufando Milan, Inter, Fiorentina e Lazio. Perché come diceva Krusciov “se non si può pigliare un uccello del paradiso, meglio prendere una gallina bagnata”.

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