Higuain e il calciomercato garantista
di Boris Sollazzo
tratto da "Il Garantista"
Ci sarebbero i termini per una class action. Se c'è chi chiede la responsabilità civile per i magistrati, perché non introdurre la stessa misura per i giornalisti sportivi? Può sembrare uno scherzo, un'esagerazione, ma proviamo ad analizzare la cosa con lucidità e freddezza.
Al calcio si sa, viene dedicato molto tempo dalla maggioranza degli italiani. Possiamo discutere della bontà di un tale comportamento, ma rappresenta un fatto. Il calcio, peraltro, è determinante per l'umore di un popolo che spesso è accusato di usarlo come oppio o arma di distrazione di massa.
Il calcio, insomma, ci piaccia o no, è qualcosa di centrale, per tutti noi, socialmente e politicamente, oltre che sportivamente. Persino a livello pedagogico, se dovessimo ascoltare i bacchettoni che affidano a Totti e Balotelli l'esempio da dare ai propri figli. Una delega interessante: meglio il campione lontano che il genitore vicino.
Diciamo questo perché vogliamo un calciomercato garantista. Non chiediamo molto: in fondo le voci che girano, fanno piacere anche a noi. Un'estate senza la propria squadra del cuore, o quasi, ha bisogno di qualche sano pettegolezzo, di qualche sogno lontano e impossibile (alcuni si realizzano, si pensi al Napoli con Maradona e Higuain), di un po' di fantacalcio.
Quello che però sta diventando insopportabile, è la mistificazione senza ritegno. Di chi la scrive, di chi la organizza (non sempre, ma spesso), di chi la sfrutta. Per divertirsi, a un gioco, servono delle regole. Poche, magari, ma giuste.
E allora proviamo a prendere l'esempio del Napoli calcio. Degli ultimi anni di calciomercato di una squadra ormai stabilmente nell'olimpo di questo sport: è l'unica italiana da cinque anni consecutivi in Europa, ha vinto due coppe Italia (solo la Juventus ha vinto più trofei), ha il bilancio da anni in attivo. Eppure se si deve sparare, in sede di calciomercato, su qualcosa, la maglia azzurra è la più gettonata. Da almeno un quadriennio a questa parte, viene annunciato un esodo di massa da Castel Volturno. Di solito sono i procuratori a sobillare i quotidiani, che per motivi geopolitici si prestano, colorati o meno che siano: da Raiola – poi “allontananto” da Hamsik – che voleva lo slovacco al Milan, a Calleri, che ha strappato per Zuniga un contratto record dopo un'estate annunciata tra Juventus e Inter. Per non parlare di tutti i talenti dati alle maggiori grandi europee nei giorni pari e dell'allenatore già prenotato altrove in quelli dispari. Perché sia chiaro, dal 2007 di fuoriclasse dal San Paolo ne hanno visti partire solo due: Lavezzi e Cavani, per 100 milioni di euro complessivi.
L'ultima, clamorosa baggianata è quella su Gonzalo Higuain. I giornali sportivi, e non solo, si sono bevuti un virgolettato introvabile – mai battuto, pare – dell'agenzia Efe come su quel Marca che pure ha sparato la notizia dell'argentino in prima pagina al Barcellona. Si fa i giornalisti anche per trovare la bufala, ma qui da noi nessuno ha notato che l'unica dichiarazione la riportava As e recitava “Il Barcellona? Non so nulla. Messi me lo godo in nazionale, mi piace giocare con lui”, un po' diversa dal “mi piacerebbe giocare nel Barcellona con lui”. Morale della favola: il caso, Marca, l'ha sgonfiato due giorni dopo, chiedendo scusa. Probabilmente era un “favore” all'entourage madridista del calciatore, forse in cerca di un aumento di stipendio. Polli loro, ma neanche noi abbiamo fatto una bella figura: c'era una smentita ufficiale del Napoli su Twitter, totalmente ignorata. Forse perché sparare verso Sud, nel nostro calcio come nella nostra società, è sempre più semplice.
Siamo garantisti, anche nel calciomercato. Pensiamo almeno alla sanità fisica e mentale di tifosi che a differenza di chi lavora nei media, ci mettono il cuore. Se non vogliamo rispettare la deontologia, almeno rispettiamo i loro sentimenti.