Insigne, meglio in Brasile o a Dimaro?
di Boris Sollazzo
Se si ama tanto una squadra, è dura trovare spazio per il patriottismo. Se si è malati del Napoli, insomma, come si fa a tenere per la Nazionale con la stessa intensità? Non ce la si fa, appunto. Ed ecco che qui esplichiamo questa contraddizione in tutta la sua evidenza: cosa dobbiamo sperare per Lorenzo Insigne?
Molti vi diranno: che Prandelli lo tagli, così ai preliminari di Champions lo avremmo fresco e arrabbiato.
Ma io, francamente, non sono d’accordo. Io, Lorenzo, lo voglio in Brasile.
E non perché si dice che potrebbe imputare a Benitez la mancata convocazione: alle dichiarazioni del suo procuratore e a ciò che vuole far capire a noi e alla società, va dato il giusto peso. Cioè poco, sappiamo che i curatori degli interessi dei giocatori napoletani non sono mai stati delle aquile.
Il punto è un altro: noi conosciamo Lorenzo. Sappiamo che ha un grande carattere, ma anche che è cocciuto. Se vuole qualcosa, che sia un tiro a giro o un mondiale, farà di tutto per averla. Fino a farla diventare un’ossessione. E il sogno Brasile 2014 lo è stata per il Magnifico. Lo è.
L’esclusione sempre più probabile, quindi, verrebbe considerata dal nostro come un colpo durissimo, ben più pericoloso per lui e per il Napoli di un supplemento di fatica oltreoceano.
Insigne gioca molto sulle motivazioni e sull’entusiasmo: va in crisi quando si sente trascurato, quando il mondo gli va contro, quando crede di subire un’ingiustizia. Va alla grande se ci sono grandi sfide davanti a lui (dal Borussia alla Fiorentina), se si ha fiducia in lui, se è al centro dell’attenzione.
Rimanere fuori dai 23 della Nazionale, il 31 maggio, potrebbe rovinare in un momento tutto il lavoro di Rafa Benitez, che l’ha reso un calciatore moderno. Per colpa della miopia di Prandelli, sia chiaro: è assurdo, se non demenziale, tenerlo fuori. L’unico attaccante che gli può fare due fasi, l’unico che può fare una efficace copertura e recuperare palloni (non ci sono altri nel reparto più capaci di lui a farlo), il più fantasioso e imprevedibile. Ma no, meglio portarsi tre centravanti, la seconda punta Cerci e Antonio Cassano, uno che neanche sulla trequarti avversaria arriva, in ripiegamento. Con Insigne Cesare potrebbe fare almeno tre moduli, ma che importa? Mr. codice etico, se lo conosciamo bene, farà giocare dieci minuti a partita, nel migliore dei casi, al capocannoniere Immobile (con cui il nostro numero 24 giocava a memoria a Pescara), figuriamoci se può avere il guizzo di capire la grandezza e l’utilità di Lorenzo. E lui, il nostro beniamino, ormai quasi certo di essere estromesso immeritatamente – ah, dimenticavamo, è il più in forma come dimostra la finale di Coppa Italia –, potrebbe far diventare la mancata occasione un tarlo.
E lì dovremo augurarci che reagirà come dopo i fischi di fronte a cui perse la pazienza. Con cazzimma e talento: ma ce ne vorrà in quantità industriale, perché siamo a un passo da un’ingiustizia grossolana.
Quindi, Lorenzo, io spero che Destro e un altro ti lascino il posto. Ti voglio vedere tornare stanco, perché avrai fatto vedere a tutti, in terra carioca, di che pasta sei fatto. E pazienza per i preliminari: ci penseranno Hamsik, Callejón e Pandev, o chi per lui. Ma io sono certo che il mondiale, se te lo faranno fare, ci restituirà un campione. Quell’esperienza ti farà fare l’ultimo salto di qualità. E non a caso lo sa anche Rafa Benitez, a cui farebbe comodo averti a Dimaro e che invece non perde occasione per sottolineare quanto tu meriti il Brasile.
Lui, checché ne dica il tuo procuratore, ti ha capito. Ti ha capito davvero.