Donatella Sapone, che ci siamo persi
di Boris Sollazzo
E' tutto il giorno che ti penso, che ci penso, Donatella. Al fatto che non ci sarà più il tuo sorriso, il tuo commento arrabbiato, il tuo abbraccio, magari anche la tua frittata dopo una partita del Napoli, di quelle che sapevano farci incazzare. Perché, amica mia, di te mi ricordo nelle esultanze al Gazebo, ma ancora di più dopo le sconfitte o i mezzi passi falsi. Perché chi ha un cuore grande come il tuo, è la che fa la differenza. Tu sei come i capitani coraggiosi, quelli che non lasciano la nave, quelli che tirano fuori il meglio nei momenti più difficili. Quelli in cui si deve, quanto ti piaceva quell'espressione, "fare quadrato". Ecco, ora ci vorresti tu. Sapresti cosa dirmi, come dirmelo per farmi stare meglio.
Donatella io non ti conoscevo. Non quanto avrei voluto: mi hai donato la tua frittata la prima volta che ci siamo visti, dopo esserci scritti tanto sui social, perché sapevi che dovevo tornare a Roma la notte stessa. Mi hai stretto forte dopo una trasmissione tv lì a Napoli: corsi a "Birra & Bollicine" dove noi "malati azzurri" festeggiavamo il fatto di volerci bene, credo. E anche lì ti preoccupavi per me, del fatto che sarei tornato all'alba. Abbiamo scambiato le figurine dell'album del Napoli, senza riuscire a finirlo, nessuno dei due. Anzi, ti confesso che alcune le ho ancora e non le attaccherò. Ricordo la foto di Che vi siete persi, il libro che ho scritto e di cui parlavamo, che mi mandasti per "ordinarmi" la dedica. Non sapevi che ti avrei pregato di fartela. Mi hai raccontato dei tuoi bambini, che adoravi. Abbiamo esultato insieme a dei gol di uno che non ti meritava. Non eravamo amici, perché non ne abbiamo avuto il tempo. Ma mi manchi da morire. Perché al San Paolo io d'ora in poi vedrò sempre il tuo posto vuoto. E pensavo d'avere più tempo, dopo aver visto i tuoi status su Facebook dopo tanto tempo che la malattia ti aveva tenuto lontana da lì. Mi ero detto che dovevo assolutamente venire il 23 per portarti un regalo, che ora sta lì, a reclamarti. Per il tuo compleanno, l'avevo preso. No, non è vero: l'avevo visto e preso, una stupidaggine per giocare insieme, solo dopo mi sono ricordato che avresti presto compiuto 48 anni.
E invece le ultime immagini di te rimarranno, per me, quelle circolate con pudore tra i nostri amici: il portierone Pepe Reina, che ho tanto criticato sportivamente, a portarti conforto. Chissà chi dei tanti cuori che hai colpito con la tua generosità, il tuo altruismo, la tua bellezza d'animo gliel'ha fatto sapere. Pepe ti ha regalato un sorriso, per noi più importante di un rigore parato, di una Champions, di un rinnovo. Ti ha regalato più di un sorriso, uno dei tuoi. E oggi ti piange come noi, con noi. Ti ha dedicato un tweet che tutti noi leggiamo e rileggiamo increduli. Ecco, ora guardo la figurina di De Guzmàn - quanto ne abbiamo riso - e, scusami, ma mi devo fermare.
Che ci siamo persi, Donatella.