Dieci differenze tra Napoli-Lazio e la pennichella domenicale
di Boris Sollazzo
Sei gol e una tripletta di Higuain. A dirla così Napoli-Lazio sembrerebbe averci regalato il pomeriggio più eccitante dai tempi della nostra prima volta. Ma di simile a quel momento c'è solo il fatto che contro la Lazio, per il Napoli, come allora per noi, la vittoria è stata stentata, goffa, con qualche brutta figura, che l'abbiamo data per vinta troppo presto e che il risultato finale è appena accettabile. Ah, ovviamente né io né voi quel giorno siamo durati 90 minuti più recupero. Però a pensarci bene neanche il Napoli.
Contro i biancocelesti, siamo sinceri, è stato difficile capire se fossimo davanti alla 33ima giornata di serie A, oppure nel pieno di una pennichella domenicale pomeridiana.
Propendiamo per la prima, per dieci motivi.
1. Non è che i nostri dormivano. È solo che Rafa è un tipo umile. E persi sei punti con Donadoni si è fatto consegnare tutti i filmati delle partite della sua nuova bestia nera. Quelle in cui allenó il Napoli, però. Ha imparato la lezione, molto bene: se al posto di Gonzalo ci fosse stato Inacio Pià, saremmo stati convinti di essere nel 2009.
2. Raul Albiol da un girone a questa parte non dorme, è in coma vigile. A volte si sveglia e imita meccanicamente il compagno di reparto. Ecco, oggi era Britos. Che ha fatto risvegliare il San Paolo - sugli spalti sì che si dormiva - in due occasioni: con l'assist a Onazi e quando sembrava si fosse infortunato. Purtroppo si è rialzato, però, proprio mentre i tifosi si stavano preparando ad applaudire la sua uscita. Uscire è l'unica gioia che ti può fare uno come lui, d'altronde.
3. Neanche Bigon si è appisolato. Anzi, pare che nell'intervallo abbia fatto di tutto per metter su uno scambio con effetti immediati: Britos-Novaretti. L'impressione è che sia andato a buon fine. Il laziale ha accompagnato in porta Higuain per ben due volte, con cortesia e generosità. Il napoletano è così scarso da essere riuscito a far segnare una sola rete ai suoi nuovi compagni.
4. Proprio quando la pennichella stava arrivando inesorabile, un belga volante ha infranto la barriera del suono con una bomba all'incrocio dei pali. Poi ci ha tenuto svegli mentre i compagni spargevano sonnifero sul campo. Fa tutto lui, a un certo punto si lancia da solo di testa. Poi difende, spazza, prende il rigore, segna. Ricorda quelle mamme che la mattina svegliano tre figli, vestono il marito e gli fan pure le coccole, cominciano a fare il ragù, ti mettono in tavola una colazione continentale con i fiocchi, litigano con l'amministratore di condominio, puliscono casa e trovano pure il tempo di truccarsi. E fanno tutto mentre tu sei riuscito solo a lavarti i denti e tutto soddisfatto guardi lo spazzolino, fiero di quanto sei stato bravo. Ecco, per dirvi la differenza che oggi è passata tra Dries e Jorginho, tipo.
5. Il Pipita, invece, ha vissuto quasi sicuramente un episodio di sonnambulismo. Tre gol, due occasioni importanti. Per il resto però è più molle di chi si addormenta sul divano davanti alla tv. Alla fine prende il pallone con l'incredulitá di chi si chiede quella tripletta chi l'ha fatta. Gonzalo è la dimostrazione che per i grandi bomber il gol è un riflesso condizionato.
6. Raul Albiol e Callejón non si sono riposati, semplicemente è successo l'irreparabile. Si sono ribellati allo sfruttamento. Devono aver mangiato la foglia quando hanno scoperto che Benitez e De Laurentiis ridevan come pazzi alla prima del film che ha vinto agli Oscar: 12 anni schiavo. Callejón, giustamente, ha preso come una vessazione crudele l'ingresso in campo al posto di Mertens, che peraltro salta la prossima. In lacrime si è girato verso Hamsik sussurrando "mister, lui sono mesi che non fa nulla. Faccia entrare lui!". Niente. E lui allora obbedisce, ma ecco che arriva lo sciopero bianco: evita la palla, non corre, sbaglia anche il passaggio più facile.
Raul poco prima dell'inizio della ripresa fa l'occhiolino a De Nicola, che capisce e gli firma il certificato medico. Pare che negli spogliatoi, per non rientrare, avesse persino messo il termometro sul termosifone. Peccato fosse di quelli digitali.
7. Il Napoli non si è appisolato in questo campionato per mancanza di motivazioni, come molti credono. Rendendosi conto di non averne più, sta utilizzando la tattica definitiva. Si finge morto. Poi all'improvviso si rialza e colpisce. Che poi pare sia la stessa strategia che stanno usando Zuniga e Reveillere per non giocare. Più intelligente Doblas: con quel Tony D. sulla maglia, chi lo riconosce? Rafa quando lo vede, con quel nome, è convinto sia uno dei Duran Duran. Fisico e movenze, in effetti, sono simili a quelli di Simon LeBon. Quello attuale però.
8. Reina oggi ha fatto una partita alla Mondini. Lo chiamano riposo attivo.
Ve lo ricordate il Mondo? Quello che ti faceva sempre sperare nel miracolo e per un millimetro non lo faceva mai.
Però poi ha assunto dimensioni divine quando è andato a "parare" Ledesma che stava aggredendo Mertens. Uomo squadra. Anzi, uomo vero, maschio alfa, il cartellino giallo che gli dà Banti ci manca poco che se lo mangi.
Che poi lui l'ha capito che quel funambolo fiammingo è fondamentale per noi. Guai a chi glielo tocca. Ecco perché non vorremmo essere nei panni di Massimo Mauro, ora.
Tieni presente, Pepe, che qualsiasi tu decida di fare, io posso aiutarti. Dimmi tu: vuoi che te lo tenga, che faccia il palo, che io sia il tuo alibi? Se vuoi mi costituisco pure al tuo posto. Basta che resti a Napoli, però, che senza di te mi sentirei come Lois Lane senza Superman.
9. Quando dormi, hai bisogno del tuo letto, del tuo cuscino, di certi accorgimenti. Ecco, pure quando giochi nel Napoli è così. Ghoulam, per fare un esempio, deve giocare sempre contro la Roma, che solo contro i giallorossi sembra un terzino e soprattutto solo con loro mette i cross dentro, invece di cercare di abbattere fisicamente, uno per uno, gli avversari. A pallonate.
Higuain, invece, segna sempre contro la Lazio. Sei gol in tre partite.
Zapata, per dire, entra tra i marcatori solo contro compagini di città di mare. Insigne solo se c'è del giallo nella maglia, sua o degli avversari. Ma io, non so come mai, preferisco quelli come Mertens e Callejón, che tutte queste fisime non ce l'hanno. Loro chi c'è c'è, lo puniscono.
10. Ecco. Io vorrei lasciarvi con una battuta. Ma mentre pensavo a quest'ultimo punto, ho visto qualcosa che mi toglierà il sonno. Getafe-Atletico Madrid: sullo 0-1 un grande campione vede una palla che sta per uscire. La porta è vuota, ma sembra non arrivarci. Ci si getta con tutto se stesso, in scivolata, per regalare tranquillità a compagni e tifosi. Gol. Ma non esulta, il campione. Urla. Un taglio squarcia il suo stinco, a causa del violentissimo impatto tra la sua gamba e il palo. Chi si avvicina, poi si allontana con gli occhi lucidi. Barella, ambulanza.
Ecco, a chi dei nostri tira via la gamba, dico che il campione vero è uno come Diego Costa: uno che si sacrifica per un gol inutile, uno 0-2 a cinque minuti dalla fine. Lo ha fatto perché ama la maglia, perché vuole vincere. Perché il calcio è anche cercare la vittoria, il gol, la gioia senza pensare alle conseguenze. Considerare se stessi meno importanti della squadra.
Sono troppo triste e sconvolto da quell'immagine per farvi sorridere. Ma faccio il tifo per quell'uomo di sport straordinario. E fossi in Aurelio, anche se tornasse a dicembre, tirerei fuori subito 50 milioni di euro e lo prenderei. Pure solo come insegnante di sostegno per Higuain. La materia? Cazzimma, ovvio. Che noi il prossimo anno al Pipita non lo vogliamo più vedere piangere, ma anzi vorremmo che facesse piangere gli altri.
Bonus track: Edy, ti voglio bene. Grazie, davvero.
Post Scriptum: Ok, posso evitare di cancellare il mio numero di telefonia mobile che inizia per 349. Tra un irriconoscibile Hamsik e un Higuain a secco, la Vodafone, che li ha scelti come testimonial e li ha piazzati su enormi manifesti in tutta la città, stava per diventare ufficiamente una portatrice sana di sfiga per gli azzurri. Non è accaduto, la tripletta del centravanti ha scongiurato questo pericolo. E non sanno neanche cos'hanno rischiato davvero, con noi napoletani.