Grazie eroi. Ma andatevene tutti. Voi che potete.
di Boris Sollazzo
(ringrazio @danilopergamo, visto che gli ho rubato l'immagine di copertina di questo pezzo: è un capolavoro, spero non si arrabbi)
Grazie eroi. Grazie Sarri, grazie ragazzi, grazie presidente, grazie ds, grazie a tutti.
Ma ora andatevene.
Vattene, Aurelio De Laurentiis, perché non ci si mette allo stesso tavolo con un baro che oltre ad avere più soldi di te, ha il mazzo truccato. Lascia il Napoli a qualche ricco amico di chi conta, o ancora meglio a un arabo o un ex sovietico, goditi i soldi e la vecchiaia senza che ingrati ti dedichino cori grotteschi allo stadio e che incompetenti critichino un operato che ci ha consentito di arrivare dove hanno fallito presidenti più danarosi e società più blasonate.
Vattene Giuntoli, perché il tuo valore non potrà mai uscire fuori se gli affari che chiuderai verranno sempre e comunque intralciati, rovinati, ridicolizzati da ingerenze esterne. Se non Messi o Ronaldo, ma neanche Verdi e Politano potranno arrivare a Napoli secondo le più banali leggi di mercato. Se sarà un dirigente bianconero a fare il mercato di altre squadre.
Vattene pure tu, Nicola Lombardo: chi critica te e ADL, oggi, perché non esplodete contro l’infamia consumata a San Siro, ricordi le vostre battaglie contro Sky, i calendari, l’informazione condizionata da antipatie personali e strategie altrui. Ci avete provato in ogni modo: con le battute di Benitez, le crociate mediatiche, pure con l’ironia e infine facendo firmare il nostro mister il giorno in cui veniva dato in partenza. Li avete sbugiardati, ma niente da fare: hanno ricominciato. La pressione messa dai giornali al Napoli considerato favorito è stata una delle mosse più svergognate, così come ridicolizzare le dichiarazioni di Sarri sui calendari.
Vattene, Maurizio Sarri. Subito, perché non ti meriti questa fogna a cielo aperto che si chiama serie A. Non ti meriti chi prende in giro la tua ricerca della bellezza, chi la deride perché non la capisce, chi la commenta senza comprenderne la portata. Vattene, perché la disonestà intellettuale di colleghi e commentatori non è degna di te, vattene perché qui, in Italia, il migliore non vince mai.
A meno che non si venda, non si comprometta, non cerchi, stanco di lottare contro i mulini a vento, sponda nel potere. O, ahinoi, se vai a cercarti con la violenza giustizia a Via Allegri. Ma noi non siamo così.
Vattene, perché il tuo essere un dito medio contro il potere, l’ipocrisia, lo squallore di questo sistema è un affronto troppo grande per i meschini signorotti del calcio nostrano.
Vattene, Maurizio, perché sei la rivoluzione nell’Italia corrotta che non cambia mai, perché ti sei azzardato a dimostrare a tutti che le idee e i valori valgono più di soldi e imbrogli. Con i tuoi tre anni hai sovvertito ogni gerarchia, hai messo in discussione il modello economico e politico alla base dell’italico pallone, al capitalismo senza regole e speculativo hai opposto un socialismo tattico e non solo, dal momento che tutti i tuoi ragazzi, con te, hanno rinunciato a stipendi e offerte da capogiro per inseguire un sogno. Hanno fatto gruppo, dentro e fuori dal campo.
Vattene mister e maestro, lo dico con la morte nel cuore, perché ho imparato ad apprezzarti, ad ammirarti e infine ad amarti. Perché ci hanno rubato uno scudetto e mezzo - nessuno dimentichi il tuo primo anno e Udine -, una finale di coppa Italia (rammentiamo lo Stadium di un anno fa) e, peggio ancora, l’illusione che qualcosa potesse cambiare, finalmente.
Hai sbagliato, comandante. Hai preso la Bastiglia, il palazzo d’Inverno, li hai umiliati a casa loro. Al gol di Koulibaly, io già sapevo. Festeggiavo, cantavo, speravo, ma in cuor mio conoscevo la verità. Te l’avrebbero fatta pagare, come già ad altri prima di te. Sarebbero arrivate le truppe cammellate armate di fischietti, auricolari, bandierine e ora anche di tv, per ripristinare l’ordine costituito.
Vattene Maurizio Sarri, perché Orsato a San Siro non te lo meriti, perché Bernardeschi portiere a Cagliari nemmeno. Per non parlare del rigore all’Olimpico della Lazio contro la Juve, non dato (settimane dopo in Europa contro i bianconeri viene fischiato contro un fallo simile e Buffon si lamenterà di un arbitro insensibile, non come quello di Roma) e di una Var spenta per due mesi, di un calendario tanto penalizzante da essere spudorato (il famoso 9-0, si sappia non è il risultato della risibile Juve-Sassuolo). La lista è lunghissima.
Vattene perché i vari #MertensaCrotone o le proteste per il rigore su Callejon contro il Bologna, per la loro pretestuosità e per quanto erano imparagonabili alle malefatte altrui dimostrano una malafede che tutti conosciamo ma in troppi fingiamo di ignorare.
Vattene, perché meriti di vincere, di veder riconosciuto il tuo valore, di essere ricordato, non solo da noi, come il migliore. Quale sei.
Andatevene tutti, voi che potete. Perché aveva ragione Gonzalo Higuain: qui non si potrà mai vincere. Non ce lo consentiranno. E per voi è un lavoro, non una passione insopprimibile come la nostra. Voi meritate di ottenere dalla vostra carriera quanto è giusto.
Vi ringraziamo, eroi, perché ci avete fatto sognare l’impossibile: con il vostro patto scudetto, con il vostro attaccamento alla maglia, con i vostri momenti di bellezza abbagliante, con le vostre rimonte, con la vostra abnegazione. Con quella settimana in meno di ferie, con i rifiuti alle grandi d’Europa e ai miliardari che vi corteggiavano, con l’amore per Napoli e il Napoli. Io, a perdere e a subire ingiustizie, ci sono abituato. Ma voi dovete vincere altrove, noi tiferemo per voi perché ci avete dato più delle vittorie. Ci avete restituito l’orgoglio, ci avete mostrato una strada che non conoscevamo, ci avete reso fieri di voi e di noi, che vi stavamo accanto. Avete dato tutto e quando è finita la benzina, avete trovato ancora energie e passione. Siete andati oltre e a Firenze, lo sentivamo. Piangevamo non per la vittoria sfumata o il 3-0 firmato Simeone ma perché in quegli occhi, in quei corpi stanchi, in quella rassegnazione sentivamo il peso che vi aveva spezzato, la sera prima. Non ci caschiamo nel trucco del “se sei un campione, devi vincere lo stesso”. Ai tour di Lance Armstrong nessuno riusciva, dopo la terza o quarta tappa rubata, a farlo. Noi lo sentivamo dentro lo schifo che vi aveva avvelenato, l’ignominia che vi aveva inquinato.
Noi da qui non possiamo né vogliamo andarcene, ragazzi. Ma voi dovete.
Vi chiediamo un solo favore: quando vi chiederanno perché, dite la verità. Onorate noi e voi, dicendo che da Napoli vi hanno costretto a fuggire, perché lì non si può vincere. Perché quando si parla di Napoli se un gruppo di tifosi avversari sputa e insulta e un allenatore risponde con il dito medio, la colpa è di quest’ultimo. Se sparano a un napoletano, la colpa è di chi mette una brutta t-shirt. Se si augurano il nostro sterminio, la responsabilità è nostra che non capiamo la goliardia.
E così via.
Urlatelo che voi non ve ne sareste andati se solo vi fosse stata una vera possibilità di vincere. Se ci fosse stata anche solo una carta vincente nel vostro mazzo. E’ quello che avete provato a fare, quest’anno: la vostra superiorità tecnica e di gioco vi e ci ha illuso.
Non state in silenzio, vi chiediamo solo questo. Noi tiferemo sempre per voi, perché per noi, anche senza un trofeo in bacheca, siete all’altezza del Napoli di Diego.
Non ascoltate quei ridicoli ominicchi che ridono dei complimenti dell’Europa e del mondo, quei tifosi cialtroni che dopo aver gufato godono della nostra mancata vittoria mentre muoiono di freddo a -14,-18, -27. Sono solo bastardi senza gloria, senza dignità. Che perdono a testa bassa o, come gli juventini, vincono trofei lordi, sporchi che una nuova calciopoli arriverà a cancellare, ma che loro continueranno a contare. Perché sono sensibili.
Mi verrebbe da dire, cari tifosi, di andarcene anche noi. Dopo Inter-Juventus, dopo le indegne pantomime di questo campionato, non so come riuscirò a tornare in curva B con lo stesso entusiasmo, con la stessa voglia di divertirmi e sognare. Mi hanno tolto l’innocenza, ho scoperto che non guardavo uno sport, ma uno spettacolo truccato, come il wrestling. Dove però vincono sempre gli stessi, e sempre con lo stesso stratagemma. E con sempre meno pudore.
Non so se dobbiamo andarcene ma, vi prego, prima riempiamo lo stadio. Per Napoli-Torino facciamo il tutto esaurito. Applaudiamoli senza sosta, per ore, riempiamo il San Paolo di sciarpe, bandiere, striscioni. Festeggiamo come se il sogno che avevamo nel cuore si sia realizzato. Se lo meritano tutti, devono sapere che noi abbiamo capito. E che per noi, hanno vinto, abbiamo vinto. Perché si può essere vincenti senza trofei e perdenti con la bacheca piena.
Grazie ragazzi. Ma andatevene. Voi che potete.