Un'uncinata di ottimismo
di Antonio Moschella
Le notti stellate sono anche questo, epica e sofferenza, con la seconda sensazione totalmente assimilata dai tifosi azzurri che raramente vivono tranquilli mentre seguono le vicissitudini della loro squadra. Quella di ieri sera sulle sponde del Corno d'Oro della Capitale dei Tre Imperi è stata una notte sofferta ma soprattutto epica, nella quale il Napoli ha sciupato, incassato e poi si è ripreso quando avrebbe potuto piegarsi sotto un colpo di un KO immeritato, deciso da quell'infame giudice chiamato fortuna, o da altri ciorta. A pochi metri da piazza Taksim, focolaio dii ribellioni e repressioni neanche tanto remote, l'urlo di Marek Hamsik ha zittito il rogo della Vodafone Arena.
L'uncinata del capitano azzurro non è stata solamente grintosa reazione di chi non ci sta, non è stata solamente la giocata che evita la sconfitta e consente agli azzurri di restare primi in classifica. È stata, soprattutto, una frustata che può aver creato un punto di inflessione nella stagione di un Napoli ancora malaticcio e poco concreto, che ieri per la prima volta ha palesato mancanza di lucidità sotto porta. Ci voleva il tiro da fuori, questo sconosciuto, per risollevare le sorti del pugile suonato, un po' come le corde del ring sulle quali Mohammed Ali, il più grande, si appoggiava un nanosecondo per ritemprarsi e ripartire all'attacco e cambiare le sorti di molti dei suoi incontri con avversari più potenti.
Il pareggio di ieri è il classico bicchiere mezzo pieno che fa sorridere non solamente per lo scampato pericolo quanto soprattutto perché il Napoli dipende ancora da sé stesso in Champions League. L'harakiri seriale del match di andata al San Paolo fa ancora male, eppure gli uomini di Sarri possono e devono confidare nei propri mezzi. Lasciamo agli altri i calcoli, battiamo la Dinamo e poi andiamo a Lisbona senza paura. Perché Natale arriva il 25 dicembre, non il 6, e a Napoli sappiamo bene che i regali inaspettati, soprattutto nell'Europa che conta, non arrivano. Meglio contare solo sulle proprie forze, senza dipendere da altri. Sempre.