“Napoletano, ho ucciso un napoletano”. Ce la canterete, romanisti?
di Errico Novi
Chissà se la canterete, romanisti. Come fa? “Napoletano, ho ucciso un napoletano…”. Viene bene, no? Poi con quel bel motivetto di sottofondo, Guantanamera, il canto dei rivoluzionari, dei romantici. Vediamo se la cantate. Se vi vantate di aver ucciso Ciro Esposito. Non vi accorgete che il vostro odio e la vostra protervia hanno distrutto, o hanno finito di distruggere il movimento ultras? Non avete capito che se dopo gli spari a Ciro foste stati capaci di parlare con una voce sola, e dire “la Sud non fiancheggia chi viola i codici non scritti delle curve”, e se poi aveste chiamato a raccolta le altre tifoserie contro la repressione, da quella tragedia sarebbe venuta la rinascita del movimento? No, non lo avete capito. E voi magari festeggerete l’impresa, fatta per giunta da uno che nella vostra curva è sempre passato per patetico, di aver ammazzato a pistolettate un nemico partenopeo. Perché magari considerate quell’omicidio la giusta risposta alle coltellate sui glutei date a De Santis da una trentina di ultras del Napoli. E perché, i romanisti non hanno mai accoltellato nessuno? Non hanno mai pestato gente in venti contro uno? E quando è successo, vi siete presi una pallottola in petto? No, grazie a Dio.
Roma-Napoli rischia di essere la lugubre liturgia di un odio che non ha più limiti. Non della provocazione ultras, che c’è sempre stata e nessun moralista qui pretende di bandire come se gli stadi fossero circoli del golf, ma dell’arroganza che rivendica un omicidio. Quel coro, “napoletano, ho ucciso un napoletano”, ce lo hanno cantato i tifosi della Lazio (della Lazio!) nell’andata di Coppa Italia all’Olimpico. Noi del Napoli eravamo in pochi ma lo abbiamo sentito. E noi del Napoli che viviamo a Roma sappiamo bene che i supereroi della curva nord frequentano e scambiano idee con i loro omologhi della sud normalmente, abitualmente. Quindi è facilissimo che quel coro ce lo canterete pure voi. E ovviamente sarà ancora più grave.
Poi adesso succede una cosa: che qualche centinaio di tifosi del Napoli con residenza fuori dalla Campania ha comprato biglietti di curva Nord. E che all’Osservatorio per l’ordine pubblico, guarda un po’ ci sono arrivati, si sono resi conto che chiudere il settore ospiti è stata una follia. Ora lo riapriranno per metterci lì i partenopei con biglietto di curva nord ed evitare così una coesistenza tra tifoserie che, viste le premesse, si sarebbe trasformata in una carneficina. Ma per voi della sud che vi siete impadroniti della curva, avete marginalizzato i vecchi e magari siete pronti a inneggiare alla morte di Ciro, la notizia è che qualche napoletano a cui far sentire quel coro ci sarà. Approfittatene. E ricordatevi che il movimento ultras ha rappresentato un fenomeno di aggregazione e persino una forma pur larvale di controcultura finché non si è abbassato a questi livelli. E guarda caso, finché le curve, a cominciare dalla vostra, non si erano abbassate a questi livelli, sui ragazzi uccisi da altre tifoserie (Antonio De Falchi) o pestati dalla polizia (Alessandro Spoletini) romanisti e napoletani si scambiavano striscioni di solidarietà. Me lo ricordo ancora lo striscione di Teste Matte e Masseria al Napoli-Roma del 2001, quando stavate per vincere lo scudetto: “Fieri del nostro odio, verità per Alessandro”, il vostro Alessandro. Applaudiste tutti. Tutti e ottomila quanti eravate pigiati nella gabbia per gli ospiti. Con le vostre offese a Ciro avete distrutto anche quel residuo di rispetto tra uomini.