Non pensiamo all'Athletic
Di Antonio Moschella
Scommetto che in molti tra i tifosi azzurri ieri sera si siano mangiati le mani. Da un lato la Roma che dà spettacolo per oltre un’ora al City of Manchester (dove tre anni fa con una squadra inferiore il Napoli aveva sfiorato l’impresa) e dall’altro l’Athletic Bilbao che incassa una sconfitta in quel di Borisov contro il Bate, un avversario più che abbordabile anche per gli azzurri visti a Udine.
Eppure, mangiarsi o’ limone in questi casi non aiuta affatto. Il Napoli di quest’anno è quello che è, inferiore alla Roma e sconfitto nettamente a Bilbao. Non occorre cadere nella facile convinzione che al posto dell’Athletic noi avremmo spaccato tutto in un girone relativamente agevole dove il Porto (che pure ci ha eliminato dall’Europa League l’anno scorso) è la più forte ed esperta.
Partiamo invece dal semplice presupposto che la Champions League non l’avremmo mai potuta vincere. E, con la rosa attuale, sarebbe stato un miracolo anche solo il passaggio del turno. Occorre abbassare la testa, farsi un bagno di umiltà e tenersi stretta l’Europa League, che somiglia molto a un contentino ma può essere una svolta importante di una stagione cominciata male ma che ancora può riservare molte sorprese.
Pensiamo positivo: il girone non è proibitivo e si può arrivare ai sedicesimi - e perché no anche agli ottavi - centellinando le forze e gli effettivi, oltre a provare nuove soluzioni con i vari Michu e De Guzman. Il primo, infatti, non è ancora da segnalare come bidone, mentre il secondo, come non doveva venire esaltato per una semplice zampata a 1 metro dalla porta, adesso non deve essere messo nel dimenticatoio.
Inoltre, tutti sanno che da quest’anno vincere l’Europa League darebbe la certezza di disputare la Champions della stagione che verrà. Riflettendo solo un secondo è lapalissiano che il Napoli abbia molte più possibilità di vincere la vecchia coppa Uefa che di arrivare seconda in campionato (il terzo posto, come ben sappiamo, non garantisce niente).
Quindi, guardiamo l’Europa League con occhi diversi, non sottovalutiamo gli impegni che può presentare - in primis da marzo in poi - e facciamone il nostro obiettivo stagionale. La nostra Europa, quest’anno, è quella meno nobile. Non potremo esaltarci con quell’urlo devastante che tutti ci invidiano, è vero. Ma possiamo finalmente concentrarci su qualcosa diverso dalla partecipazione romantica e agguerrita.
Non rivolgiamo lo sguardo altrove, né a Manchester né a Borisov. Pensiamo a noi stessi. E a provare a rialzare quel trofeo che solo il più grande di tutti ci ha aiutato a vincere sconfiggendo avversari del calibro della Juventus e del Bayern Monaco. 25 anni, in effetti, sono anche troppi.