Napoli-Real Madrid: Time for (working class) heroes

Abbiamo sognato, ci abbiamo creduto. Siamo stati così sfacciati che abbiamo accarezzato il cielo con un dito, finché non è arrivato Sergio Ramos a saltare più in alto di noi. Grazie Napoli, grazie eroi
  • repubblica

    di Alessio Capone

    “Did you see the stylish kids in the riot?”. Hai visto come erano eleganti i ragazzi nella sommossa? Hai visto Cristiano Ronaldo con che stile è sceso dal bus circondato dalla folla in protesta? Sono i Galacticos, non si scompongono per queste cose loro, sono abituati. “There’s a rumour spread nasty disease around town”. C'è una voce, pare che una malattia si sia impossessata della città. La malattia per te, per te che hai affrontato i Blancos in maniera così sfacciata, per te che li hai accolti in maniera così clamorosa e fragorosa, per te che senza ritegno hai bloccato il loro bus in mezzo ad una strada. Siamo malati, questo è. Malati di te. “You know I cherish you my love”. Lo sai che ti accarezzo amore mio. E insieme a te ho accarezzato un sogno incredibile, impensabile, irraggiungibile. “Tell me what can you want, now you’ve got it all”. Dimmi tutto quello che puoi volere, adesso ce l'hai: siamo scesi in campo e ce la siamo goduta, come ci ha chiesto anche il nostro Capitano. Tutto quello che hai sempre voluto, tutto quello che ho sempre desiderato adesso si è materializzato e non è una sconfitta immeritata, un sogno spezzato a togliercelo: gli abbiamo messo paura. Tanta. In una di quelle sfide che a pensarci qualche anno fa, quasi quasi, ti sembrava assurdo anche solo pensarci perché, in fondo, è così. Non è cosa per noi, è stato un incidente più che altro. Un bellissimo incidente della storia. E forse non lo sarà più. “Yeah we’ll die in the class we were born”. Sì, esatto. Noi moriremo nella classe in cui siamo nati. Non dobbiamo scordarcelo. Noi siamo la classe operaia, quella stessa classe operaia in cui è nato e cresciuto, in cui si riconosce anche il nostro Comandante. Noi apparteniamo alla classe operaia del calcio e questa è solo una bellissima eccezione, non dobbiamo scordarcelo. Perché alla fine, probabilmente, torneremo alle nostre origini, moriremo nella classe in cui siamo nati. E ricorderemo il nostro Capitano, ricorderemo Ciro Mertens, ricorderemo Callejon, Insigne e altri come dei matti che rinunciarono all’elite per rimanere qui.

    Per una sconfitta applaudita come un trionfo.

    Saranno per sempre, sono già ora i nostri working class hero, se mi permetti una divagazione di lennoniana memoria, amore mio. C’è un tempo per soffrire e un tempo per gioire, un tempo per ricordare il passato e un tempo per vivere il presente, un tempo per odiare e un tempo per amare. Ma adesso ci siamo, è arrivato il momento, e ce lo siamo giocati al meglio. Avete onorato la nostra maglia. Perché questo, amore mio, è tempo per gli eroi. “Time for heroes”. E voi lo siete stati.

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