La miglior difesa è l'attacco
Inutile girarci intorno: il Napoli è immaturo e ricade nei suoi errori da creatura ancora adolescente. Il gol incassato all’andata è frutto della mancata corpertura di Insigne, dell’inesperienza di Britos nella diagonale e nell’amnesia collettiva dei centrali, se non anche dei mediani, nel lasciare solissimo Muniain sul perimetro.
Lo sanno tutti che l’anello debole del Napoli è la fase difensiva, resa meno incisiva dall’assenza di un leader come Pepe Reina, che comanda i movimenti dei loro sottoposti dinanzi a lui. Il filtro a centrocampo è minimo e l’assenza di un frangiflutti con attributi e forza fisica si nota. Allora è giusto rispolverare il sano proverbio secondo il quale la miglior difesa è proprio un buon attacco, la miglior arma del Napoli, che scende in campo come quel guerriero dotato di una spada poderosa ma di uno scudo fragile. Se poi in attacco puoi contare su un centravanti come Higuain e due ali come Mertens e Callejón, è d’obbligo dover cercare l’affondo, a maggior ragione se, come stasera a Bilbao, il gol è necessario.
Il gol, che dico. I gol. Non pensiamo che uno 0-1 striminzito e all’arma bianca possa bastare. La condizione di ospiti metterà gli azzurri nei panni meno scomodi di coloro che possono agire di rimessa. Perché la loro dote principale non è certo quella di addormentare il gioco e speculare quando quella di offendere continuamente. Ed è per questo che Benitez farà giocare Goulham e Mertens, due che sulla sinistra possono alternarsi negli affondi, incrociarsi e combinare, come già accaduto spesse volte l’anno scorso.
La partita di stasera è il tipico scontro nel quale il cuore e le motivazioni contano più dei reali valori in campo. Con il cuore giocherà l’Athletic, forte del sostegno dei suoi 53mila adepti. Il Napoli avrà bisogno, invece, di quello spirito ‘ignorante’ e sbarazzino palesatosi nelle serpentine di Mertens, nelle uscite palla al piede di Koulibaly e nella caparbietà di Gonzalo Higuain, che 8 giorni fa salvò capra e cavoli non guardando mai la porta, a testa bassa. Perché lui la porta ce l’ha in testa, negli occhi. Attaccate a testa bassa, ordunque, ragazzi. Perché oggi, a un mese dall’inizio del ritiro, si delinea una stagione. E anche il futuro, prossimo e remoto.