Dove va attaccato un Arsenal quasi perfetto
di Fabrizio Massantini
Uscire dalla Champions con 12 punti? Rimanere fuori con una quota che normalmente garantirebbe finanche il primo posto? Si può. Potrebbe toccare al Napoli. Ma anche all’Arsenal. Non è impossibile in un girone di ferro. Soprattutto se uno dei vasi è di coccio (leggere Marsiglia). Ancor meno lo è se il tuo avversario è in vantaggio negli scontri diretti e se alle soglie del Natale ha perso solo tre partite (peraltro solo una di queste fuori casa). “Non vinci nulla dal 2005”, disse tre anni fa uno stizzito Mourinho. Rispondeva all’algida ironia transalpina di Arsene Wenger sulle ammonizioni “sospette” incassate dai giocatori diffidati del Real contro l’Ajax. Non poteva sapere, lo Special One, che tre anni dopo si sarebbe ritrovato in Premier League sotto ai Gunners primi in classifica. E che il bell’incompiuto, allegro, naïf Arsenal del francese avrebbe trovato proprio nell’anno in cui nessuno se lo aspettava (o forse proprio per quello?) la solidità difensiva e il cinismo che storicamente gli difettavano nell’ultimo ventennio. Eppure è così. Solo Lewandowski e il Borussia (in Champions) e Benteke e Van Persie (in Premier League) hanno trovato la chiave per battere l’altrimenti imbattibile banda dei Gunners. All’Emirates, all’andata, Arsenal-Napoli fini 2-0, senza storia. Ai sempre ostici (per noi italiani) ritmi del calcio inglese, si unirono le fragilità difensive di Benitez e un’insolita timidezza in fase offensiva. Ozil e Giroud tradussero in gol quello che lo stesso Wenger, nel giorno del suo 17esimo anniversario sulla panchina dell’Arsenal, definì il miglior tempo dei suoi in stagione.
Ma attenzione: al Napoli mancava un certo Gonzalo Higuain. Stavolta il Pipita ci sarà. E ha già lanciato a Szczesny il suo guanto di sfida. Davanti al portiere polacco, non un fenomeno, ma di sicuro uno dei pochi numeri uno azzeccati da Wenger nella sua lunga militanza, la difesa si gioverà della corsa di Gibbs e del redivivo Sagna sulle fasce. In mezzo toccherà probabilmente a Mertesacker e Koscielny, tanto pericolosi nell’area avversaria quanto, a volte, nella propria (a dire il vero non quest’anno, almeno per ora). Centrocampo. Chi si rivede? Flamini l’ex milanista. Poi Wilshere. E poi i 3 trequartisti. Fiori all’occhiello di Wenger. Ramsey il gallese è il vero protagonista della marcia trionfale dei Gunners. Moderno, versatile, corre e segna con qualità. Ozil è il fulcro, non ha bisogno di presentazioni, piccoletto, tecnicamente e tatticamente sublime, acquistone estivo da 45 milioni di euro. Poi Cazorla, Walcott e l'esperto ceco Rosicky (favorito) si giocano la terza maglia dietro al pennellone francese Giroud, anche lui in stato di grazia dopo tanti stenti del passato. Il Napoli per passare deve vincere 3-0 (a meno di miracoli del Marsiglia col Borussia Dortmund), l’Arsenal non deve perdere ma per arrivare primo deve almeno pareggiare. Comunque, statene certi, giocherà per vincere. Come da sempre chiede il suo allenatore, che ama segnare un gol in più dell’avversario più che subirne uno in meno.
Punti forti dei Gunners: palleggio, intensità, inserimenti e organizzazione. Dove attaccarlo? Sfruttando gli spazi. Con Higuain magari innescato forsennatamente in verticale tra i due centrali. Con la superiorità numerica sulle fasce (Mertens o Insigne vanno bene). E con un’attenta prova difensiva della malconcia coppia di terzini Maggio-Armero, che altrimenti rischiano di essere fatti a fette. Scongiuri, cari napoletani: non prendere gol sarà difficilissimo. Farne 3 difficile, ma non impossibile. Se Benitez imporrà il suo ritmo, i Gunners potrebbero però riscoprire antiche debolezze. “Non vinci mai nulla...”, disse Josè ad Arsene. Ma erano altri tempi. San Paolo pensaci tu.