Don Rafé, l'asso di coppe
di Francesco Bruno
Non era tutto perduto dopo la clamorosa sconfitta contro l'Atalanta, non dobbiamo illuderci troppo ora, dopo le brillanti prestazioni contro Roma e Milan, che i problemi strutturali degli azzurri siano definitivamente risolti. A Roma il Napoli è stato piu' fortunato rispetto alla gara di Bergamo, dove la dea bendata - da simbolo dei nerazzurri quale è - decise di assecondare i nostri beniamini nella loro pazza idea di trasformare un incontro di calcio in un pomeriggio al circo. Contro i rossoneri è ritornato il vero grande Napoli che ci ha entusiasmato a inizio stagione. Il Milan del nuovo corso di Seedorf si è dimostrato l'avversario ideale, con un modulo tattico identico a quello degli azzurri, ma interpretato da calciatori di qualità inferiore o sul viale del tramonto.
Pregi e difetti di questa squadra sono restati, però, gli stessi. Pregi e difetti della cui peculiarità e inevitabilità dobbiamo per quest'anno farci una ragione, dopo che è trascorsa quasi metà stagione e dopo che si è concluso il tanto atteso calciomercato invernale. Contro Roma e Milan la fase offensiva è stata nuovamente travolgente, con il Pipita tornato a essere letale anche davanti alla porta, oltre che fuori area. La fase difensiva ha evidenziato invece gli abituali limiti tecnici e tattici, concedendo allo Strootman e al Taarabt di turno l'ormai classica discesa palla al piede conclusasi con l'imparabile tiro a rete dal limite.
A partire dalla partita di stasera, e poi da mercoledì prossimo, entrano nel vivo la Coppa Italia e l'Europa League. Delle Coppe Benitez è un vero e proprio specialista, avendo vinto nell'ordine: una volta la Coppa Uefa con il Valencia; una FA Cup, una Champions League, una Supercoppa nazionale e due Supercoppe Uefa con il Liverpool; una Supercoppa italiana e un Mondiale per club con l'Inter; e una Europa League con il Chelsea. Quando arrivano alle fasi finali le competizioni a eliminazione diretta, dove è piu' facile imbattersi in avversari di alta caratura che non pensano esclusivamente a difendersi, le squadre allenate dal tecnico iberico si esprimono al meglio. Una questione non solo tattica, ma soprattutto di gestione psicologica del gruppo. Rafa, con il suo atteggiamento sereno e pacato anche nei momenti difficili, coerente nel predicare i valori della tranquillità e della fiducia nel costante lavoro quotidiano, trasmette serenità alla squadra. Il suo approccio - lo dimostra la sua storia personale - è vincente soprattutto quando cominciano le partite da dentro o fuori e la tensione inizia a farsi sentire. Ed essere guidati da un allenatore che sdrammatizza, con il sorriso sulle labbra, può servire a infondere sicurezza anche a qualche giocatore azzurro che finora non è sembrato dotato della necessaria cattiveria agonistica. Ce ne vuole, per sopportare la pressione mentale esercitata dalla volubile piazza partenopea. Ancora una volta dunque la garanzia per noi tifosi è Rafa. Del resto il suo curriculum ci fa stare tranquilli: al suo primo anno su una nuova panchina, Don Rafé un trofeo l'ha sempre portato a casa.