di Dario Bevilacqua
Cari “papponisti” e “antipapponisti”, avete francamente rotto. Soprattutto i primi.
Perché la divisione del tifo napoletano è solo dannosa e non serve a nulla polarizzare così l’ambiente.
La mattina dopo Napoli-Liverpool, ancora ubriaco per la vittoria della sera prima, ho avuto un brusco risveglio: molti miei co-tifosi (compagni o, se preferite, amici di tifo) si accanivano su siti di informazione (uno, su tutti) o in post personali sui social network con battute, allusioni o attacchi diretti (e anche qualche insulto) contro altri miei co-tifosi, colpevoli di essersi permessi di criticare De Laurentiis, il mercato del Napoli della sessione estiva 2019, le scelte di Ancelotti. No, non dovevano osare tanto, dovevano stare muti. Perché non solo abbiamo spezzato le reni alla Sampdoria, non solo tutti i nuovi acquisti stanno facendo molto bene, ma addirittura abbiamo vinto contro i Campioni d’Europa.
Come se la stagione 2019-2020 finisse domani.
Facciamo una premessa, semantica. Si può discutere all’infinito se “papponista” voglia identificare “chi sta con il pappone, cioè De Laurentiis” o “chi dà a De Laurentiis del pappone, criticandolo ovviamente”. Qui assumiamo, per convenzione, che i papponisti siano quelli pro De Laurentiis e gli antipapponisti quelli contro.
Ebbene, io trovo colpevoli entrambi.
Certo, diamo a Cesare quel che è di Cesare: ci sono componenti del tifo napoletano che non solo sono becere ma, peggio, sono anche incompetenti. E qui mi sto riferendo agli antipapponisti: non capire che il calcio è cambiato e che solo in pochissime realtà (ma con il fair play finanziario forse manco in quelle) ci può essere il mecenate che tira fuori i soldi di tasca propria e si (e ci) regala il campionissimo è da incompetenti. Il calcio ormai è azienda e come tale va gestito, stando attenti a fatturati, crediti, debiti e plusvalenze. Certo ci sono tanti modi di fare impresa, ma su questo torneremo.
Molti di quelli che criticano De Laurentiis lo fanno con argomenti deboli e sciocchi e, per quanto il Nostro abbia sicuramente dei difetti, ha sicuramente il merito di gestire con grande professionalità e attenzione la Società Sportiva Calcio Napoli ed è indubbio che in questi anni il Napoli sia cresciuto tantissimo e che la vittoria dello scudetto sia mancata solo per la compresenza di una Juve troppo forte e, almeno in una stagione, troppo aiutata dal sistema. Il che non vuol dire che De Laurentiis non sbagli mai. Ma torneremo anche su questo.
Di sicuro, a Napoli, c’è una fetta di tifo che non ha capito che fare più di così è molto arduo e che serve una magia o una smodata avventatezza – con tutti i rischi del caso – per fare il salto di qualità.
Ma poi c’è il rovescio della medaglia. Quello dei papponisti. Che secondo me sono ancora più colpevoli perché, essendo situati prevalentemente in quei settori della società in cui si ha modo e tempo di approfondire, leggere, riflettere e capire certe dinamiche e in cui si ha modo, senza troppi patemi, di acquistare anche a scatola chiusa un bell’abbonamento magari nei distinti, dovrebbero avere meno accanimento e maggiore indulgenza nel valutare i comportamenti dell’altra fazione. O almeno distinguere chi fa critiche ragionate, da chi spara a zero il famoso “cacc’ ‘i sord’”.
A loro vorrei dire tre cose.
Primo, ma veramente vi lamentate e vi scandalizzate per le fronde di tifosi beceri e ignoranti che albergano tra i sostenitori del Napoli? Davvero non vi siete mai resi conto che tutte le tifoserie di tutta Italia (e di molta Europa) sono piene di soggetti del genere? Preferite forse i razzisti di Cagliari, Inter e Verona? O le componenti neofasciste all’interno del tifo laziale o romanista? E secondo voi lo scandalo della mafia nel tifo juventino è una barzelletta? I tifosi beceri ci sono e finché non fanno danni gravi bisogna pure conviverci.
La seconda cosa riguarda il diritto di critica. Ma veramente non si può dire che con giocatori come Icardi e James Rodriguez saremmo potuti essere più forti solo perché Llorente e Lozano sono partiti bene? Davvero acquistare solo un diciannovenne – per quanto di buone prospettive – per il reparto più nevralgico della squadra, che per giunta consta di pochissimi elementi, è una scelta in tutto e per tutto ottima e lungimirante? Davvero considerare un po’ deludente la prima annata di Ancelotti è lesa maestà? Sono letture dannatamente affrettate, troppo palesemente faziose per essere credibili. Poi nel calcio tutto può succedere e tutti ci auguriamo che Lozano sia il nuovo Maradona e che Llorente ed Elmas ci conducano al trionfo. Ma lasciate che chi ha qualche perplessità, sul mercato, sui giocatori, sulle scelte tattiche del mister, le possa esprimere liberamente senza ricevere l’accusa di gufo, antipapponista a prescindere, ignorante di pallone o quant’altro. Diteci che Icardi non è voluto venire o che James a titolo definitivo costava troppo, non che chi critica è così scemo da non vedere che Llorente è meje e’ Pelè.
Infine, basta con il rinfacciarsi frasi, proclami e critiche. Se dopo una o due vittorie siamo già al “ve lo avevo detto” cosa capiterà se e quando (ma speriamo tutti di no, sia chiaro) le cose dovessero complicarsi? Che cosa succederà quando Milik o Mertens o Insigne avranno un’occasione d’oro producendo un tiro esteticamente impeccabile, ma parato dal portiere avversario, mentre un Icardi di riffa e di raffa l’avrebbe buttata dentro? Che succederà quando un cross decisivo per il centravanti sarà stato troppo alto, troppo lungo o troppo corto, mentre il sinistro fatato di James l’avrebbe collocato proprio sulla testa dell’attaccante? Sono contrapposizioni inutili. Che non servono a niente. E che mettono chi ha espresso critiche legittime qualche settimana fa a fare la parte dello stronzo che in qualche modo “gioisce” delle sconfitte perché così dimostra di aver ragione. Personalmente non vorrei mai farlo, ma se mi provocate...
Ecco perché l’invito a smettere di lanciare continue provocazioni e di contribuire alla divisione di una tifoseria, che voi in primis vorreste unita (“spalla a spalla”). Perché è una lotta fratricida che non serve a niente, non ci fa godere veramente delle vittorie e rischia di disgregarci alla prima sconfitta.
Andiamo nel merito delle discussioni. Su questo non mi dilungo, ma, per tornare a temi accennati all’inizio dell’articolo, si deve poter dire che un anno puoi andare in passivo sapendo che quei soldi li puoi agevolmente recuperare l’anno prossimo: è una strategia imprenditoriale, rischiosa magari, ma è una strategia. La si può intraprendere e invocarla non vuol dire “pappò, cacc’ ‘i sord’!”. Si deve poter dire che quell’acquisto è stato sbagliato, che quell’allenatore andava esonerato prima o che quella dichiarazione è stato un errore tattico. Altrimenti siamo tutti uguali.
E su questo, non a caso, i due aggettivi usati per definire le due fronde – papponisti e antipapponisti – contengono la medesima parola che non identifica un presidente per quello che è, ma lo assume automaticamente come uno sfruttatore, per poi vedere chi è con lui e chi è contro di lui.
Una sconfitta a prescindere.