Dinamo – Napoli, gli azzurri tornano a Kiev. Ma in questi sedici mesi siamo cresciuti?
di Francesco Bruno
Sedici mesi. E’ il tempo trascorso da quando gli azzurri scesero in campo allo stadio Olimpico di Kiev. Non si trattava di Champions, ma di Europa League. E non giocavamo contro la Dinamo, ma contro il Dnipro. Era il Napoli di Rafa Benitez e, suona strano a pronunciarlo ora, del Pipita Higuain. Sono passati solo sedici mesi, ma sembra un’altra era geologica. Nel calcio la storia diventa rapidamente preistoria, e bisogna comunque trarne insegnamento. La competizione e l’avversario sono diversi, ma la cornice sono sempre la capitale ucraina e lo stadio Olimpico.
Il 14 maggio 2015 si giocava la semifinale di Europa League con il Dnipro. E purtroppo fu una disfatta. Dopo l’1-1 del San Paolo con gol in fuorigioco di Seleznev, si disputo’ il ritorno a Kiev in campo neutro per motivi di sicurezza legati alle tensioni politico - belliche tra Ucraina e Russia. Finì 1-0, con un’altra rete di Seleznev. Alcune scelte opinabili di Benitez e i tanti errori di Higuain decretarono la grande delusione. In fondo pero’, si tratto’ soltanto di uno degli atti dell’epilogo scontato di una stagione tormentata dall’ormai logoro rapporto tra De Laurentiis e il tecnico spagnolo. Che delusione, un’amarezza grandissima che stasera Sarri & co. proveranno a cancellare e a trasformare in gioia.
Di quella squadra i reduci, tra titolari e panchinari, saranno undici: Rafael, Maggio, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Jorginho, Hamsik, Callejon, Insigne, Mertens e Gabbiadini. Rispetto ad allora Koulibaly e Jorginho si sono trasformati e Hamsik è tornato ad essere leader, oltre che capitano. Al di là di chi scenderà in campo, Sarri vorrebbe che gli azzurri mostrassero “una forte personalità”. D’altronde, come dargli torto: perché se il bel gioco espresso dal Napoli è una costante, l'indice di personalità degli azzurri è ancora tutto da decifrare. Con parole come mentalità e carattere noi tifosi napoletani abbiamo fatto l’abitudine a confrontarci da un po’ di tempo a questa parte. Se ne parla in tv, se ne discute tra amici al bar durante la pausa caffè, ne abbiamo scritto piu’ volte anche su questo sito. Il punto non sono tanto Milik e Gabbiadini al posto di Higuain, oppure Rog, Diawara e Zielinski che finalmente costituiscono un centrocampo di riserva all’altezza dei titolari. Quello che è sempre mancato in questi anni sono la testa, la maturità nei momenti decisivi. E’ questo il salto di qualità che aspettiamo da tempo. Tornare da Kiev vittoriosi significherebbe che forse stiamo imparando a crescere. E ci servirebbe per sostituire con un tocco d’azzurro il grigiore dei ricordi di una notte ucraina mesta e piovosa.