Alla scoperta del Borussia: giovani, carini e affamati

La banda Klopp è ormai un modello in Europa, ma ha anche qualche punto debole.
  • Foto: mondocalcio.info

    di Fabrizio Massantini (@fabrimassantini)

    E’ vero, c’è il Bayern-champagne di Guardiola, Ribery e compagnia. C’è il Barça: avrà pure abbandonato il tiki-taka (Piquè dixit), ma continua a giocare un gran calcio. E poi basta: perché non c’è Real milionario o Chelsea di Mourinho che tenga. Oggi in Europa subito dopo le primissime c’è il Borussia Dortmund.

    Un club che negli ultimi anni ha scalato le gerarchie del Continente, un gradino alla volta, a capo di un “progetto” . Non uno di quelli all’italiana. Alla tedesca. Cioè serio. Ma con un tocco di Spagna: il Borussia da anni è anche garanzia di bel gioco. Un percorso culminato nel 2012 con un Meisterschale e il 25 maggio scorso con la finale di Champions persa a Londra contro il Bayern Monaco. Tanto che oggi, le “vespe” di Dortmund si presentano al cospetto del Napoli, dell’Arsenal e del Marsiglia nel girone F (F come ferro) coi galloni della favorita

    Merito di una dirigenza assennata e di un tecnico, un po’ naif nell’aspetto, ma di sicuro talento. Jurgen Klopp, 46 anni, barba lunga, occhiali e eloquio da intellettuale, è il deus ex machina di una squadra che negli anni ha visto spesso partire i suoi pezzi pregiati verso lidi migliori, ma li ha sempre ben rimpiazzati.

    Il Borussia 2013-2014, per esempio, ha perso il talento di Gotze, traslocato per 37 milioni agli odiati rivali del Bayern. Ma non si è fatto mancare colpi di lusso: trattenuto Lewandowski in prima linea, gli ha affiancato il fortissimo armeno Mkhitaryan. E dopo essersi assicurato un anno fa le prestazioni di Reus, uno dei migliori talenti tedeschi di ultima generazione, quest’anno ha scommesso sul francese Aubameyang. Cresciuto nella Primavera del Milan e lasciato andare via senza rimpianti, tra il 2011 e il 2013 è esploso nel Saint-Etienne segnando quasi 40 gol. Nel suo 4-2-3-1 Klopp lo sta provando come esterno destro d’attacco. E la tripletta di domenica scorsa nel 6-2 all’Amburgo conferma che forse il sorridente Jurgen ci ha visto ancora giusto

    Le “vespe” arrivano al San Paolo forti del primato in Bundesliga e di un copione di gioco consolidato: calcio frizzante e veloce, palla a terra, verticalizzazioni e continue sovrapposizioni sulle fasce. Pressing, pochi lanci lunghi e pochi tiri da fuori: anzi, se il Borussia ha un difetto è quello di voler entrare in porta col pallone. Ma è l’unico difetto . Per fortuna del Napoli ci sono anche le buone notizie: tra infermeria e turn-over infatti, Klopp al San Paolo mancherà di molti titolari

    In porta giocherà Weidenfeller, il capitano: esperienza e personalità, ma anche parecchie sbavature. Punto debole? Forse

    In difesa, orfano del lungodegente Piszczek, Klopp dovrebbe utilizzare a destra Grosskreutz, nato esterno offensivo, riciclato come cursore arretrato. I centrali saranno Subotic e Hummels, difensori moderni ed eleganti (con qualche pecca in marcatura e in velocità). A sinistra spazio a Schmelzer.

    A centrocampo le note dolenti: il talentuoso regista Gundogan, architetto della mediana, e il suo 33enne scudiero Kehl sono out per infortunio. Senza i due titolari, Klopp potrebbe rilanciare Sahin, ex-fenomeno partito proprio dal Borussia e poi scomparso dai radar dopo le anonime esperienze con Real Madrid e Liverpool. Oggi è tornato a Dortmund e fa la riserva a Gundogan, così va il calcio. Ricorda un po’ Pizarro. Accanto a lui un uomo di rottura come Bender

    Davanti il terzetto alle spalle di Lewandowski (acciaccato ma inamovibile) sarà composto da Reus a sinistra, Mkhitaryan al centro e a destra Aubameyang nella versione più offensiva. Oppure, per coprirsi un po’, Klopp potrebbe riproporre Blaszczykowski. O ancora potrebbe giocare più alto Grosskreutz, con l’inserimento del giovane Kirch in difesa.

    A prescindere dagli uomini, il Borussia ha un’intera rosa che conosce il copione. Ma certo, poi ci sono attori e attori. E per il Napoli giocare in un San Paolo pieno contro un Dortmund senza Gundogan, per esempio, sarà un vantaggio

    E poi: non è forse proprio il Napoli l’unica squadra in Italia che per continuità e caratura del “progetto” ricorda un po’ il Borussia Dortmund?

     

     

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