Siamo davvero galattici: così gli assi di Rafa hanno cambiato il Napoli
di Francesco Bruno
Non sarà spietato nel concretizzare le molteplici occasioni da rete che riesce a confezionare, ma il Napoli ammirato finora ci ha proposto un calcio spettacolare a cui non eravamo abituati. Come continua ad affermare Benitez, il Napoli di oggi esprime soltanto il 75% del suo potenziale, eppure, realizzando il sin prisa sin pausa del tecnico spagnolo, sciorina prestazioni convincenti con un’azione di gioco lucida e continua, senza tensioni e senza la fretta che genera errori. La squadra cerca sempre di imporre il ritmo, di creare pericoli nell’area avversaria senza rischiare troppo. Anche nelle occasioni in cui si sono trovati a subire l’iniziativa degli avversari, gli azzurri hanno esibito un contropiede ragionato, basato sul palleggio, sulla sapiente gestione della sfera.
Lo stile di gioco mazzarriano che ha caratterizzato gli scorsi campionati, fatto di sfuriate agonistiche e ripartenze fulminanti, spesso si esauriva quando la carica nervosa si affievoliva e gli avversari riuscivano a prendere le misure. Sopitosi l’ardore agonistico azzurro, i tifosi erano spesso costretti ad assistere al predominio territoriale di un Parma o di un’Atalanta qualsiasi che, manco fossero il Bayern o il Barcellona, mettevano i nostri sotto pressione, inducendo il difensore di turno al clamoroso errore che rimetteva in discussione il risultato fino all’ultimo secondo. Il cambio di marcia ora è evidente, ed è principalmente mentale. Si vince, tranne rare eccezioni, in scioltezza, soprattutto con le “piccole”. Gli azzurri sono consapevoli della loro forza, e vanno in scena sui campi di tutt’Italia vittorie che sembrano addirittura facili.
In quest’ottica assume valore il mercato estivo orchestrato da don Rafe’, da perfezionare certamente nella prossima sessione invernale, ma che ha arricchito la rosa azzurra di giocatori abituati alle grandi sfide e ai grandi palcoscenici. Il Napoli è diventato galactico. Sono proprio i tre madridisti Albiol, Callejon e Higuain, insieme al valore aggiunto Reina che pure blanco non è, a conferire ai compagni di squadra quella determinazione e quella vis agonistica che in passato spesso latitavano e che derivano dall’esperienza di anni di battaglie negli stadi più importanti del mondo. Sono loro i giocatori di cui aveva bisogno la rosa azzurra, quelli che, come si diceva nei salotti televisivi o radiofonici negli anni scorsi, sono in grado di “prendere per mano” la squadra nei momenti cruciali. D’altronde basta guardare il Pipita mentre viene intervistato a bordo campo nel post partita. Lo sguardo è fiero, la parlata ispanico-italiana è determinata, il cipiglio è quello del campione che non teme nulla. Abbiamo perso un Matador, ma abbiamo guadagnato un fuoriclasse completo.