Se gli esterni “bucano”, la squadra gira comunque. E vince

Milan-Napoli esalta la qualità della spina dorsale azzurra: è la vittoria di Reina, Albiol, Britos, Behrami e Higuain
  • goal.com

    di Domenico Zaccaria

    Reina, Albiol, Britos, Behrami, Higuain. A San Siro il Napoli ha segnato due gol, eppure i veri marcatori della squadra sono stati cinque. Il portiere, i due centrali di difesa, il centrale di centrocampo e il centravanti: ovvero la spina dorsale della squadra. Un dato ancora più importante perché emerso nel giorno in cui – per la prima volta dall’inizio della stagione – agli azzurri è mancato il solito apporto degli esterni. Devastanti contro il Borussia Dortmund e nelle prime giornate di campionato, domenica sera i terzini hanno spinto meno del solito e Insigne e Callejon si sono limitati al compitino, senza riuscire quasi mai a saltare l’uomo né a creare la superiorità numerica. E così, a costruire il primo gol, hanno pensato Albiol e Britos, che per il resto della gara (a parte l’ingenuità dell’ex Real Madrid in occasione del rigore) hanno risposto colpo su colpo agli attacchi dei rossoneri; avere al proprio fianco un campione del mondo dalla grande esperienza internazionale, in particolare, consente al difensore uruguaiano di giocare con meno affanno e con maggiore tranquillità. Al resto, ha pensato Pepe Reina, autore di una prestazione che va ben oltre il rigore parato a Balotelli: soprattutto nelle uscite alte, e in particolar modo in partite come quella di San Siro, l’ex Liverpool riesce a dare alla difesa quella serenità che Morgan De Sanctis non garantiva. Su Behrami sono già stati usati tutti gli aggettivi possibili: basti solo ricordare che nel corso dell’estate sono stati sprecati fiumi d’inchiostro sulla difficile collocazione tattica del “valoroso Valon” nello schema di Benitez, su un suo possibile ritorno alle origini nel ruolo di terzino destro e persino sulla sua possibile partenza. Oggi, dopo cinque gare ufficiali, Behrami è uno degli intoccabili del tecnico spagnolo e si sta confermando l’incontrista più forte d’Italia. Higuain, infine, non smette di stupire. Non tanto per la sua freddezza sotto porta (nota a tutti), quanto per la sua generosità, per i chilometri che macina in ogni gara e per quella capacità unica di essere bomber e insieme regista offensivo. In una giornata in cui nessuno dei tre rifinitori che dovrebbero servirlo ha fatto a pieno il suo dovere, si è letteralmente caricato il Napoli (e De Jong) sulle spalle e si è andato a costruire da solo il gol del 2 a 0. La vittoria di San Siro, in sostanza, oltre al primato porta con se almeno un’altra buona notizia e una considerazione rispetto al recente passato. La buona notizia è che, nonostante un’impostazione che privilegia il gioco sugli esterni (non a caso Benitez ne ha pretesi quattro, e tutti di livello), il Napoli dispone di una spina dorsale di assoluto valore; in partite difficili come quella di Milano, spesso è proprio lì che si vincono le partite. Da qui, la considerazione: se il Napoli di Mazzarri andava in crisi contro avversari che riuscivano a limitarne il gioco sulle fasce, quello di Benitez sembra in grado di trovare soluzioni alternative anche a partita in corso. E di spuntarla anche se si ritrova a cedere agli avversari il possesso palla.

     

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