Napoli ora ci vuole calma e sangue freddo

Bravo Sarri, complimenti a De Laurentiis, adesso però non bisogna perdere la testa.
  • di Nello Del Gatto

    Mai carro è stato più pieno di persone. Dopo la striscia positiva, culminata con la vittoria alla Scala del calcio, il carro del vincitore che porta in trionfo Maurizio Sarri e i suoi ragazzi, è strapieno di persone. Pieno anche, e questa è una costante nel nostro modo di pensare, di coloro che hanno sempre criticato la scelta del tecnico toscano come condottiero del Napoli dopo la parentesi rafaelita. Come spesso succede, l’allenatore spagnolo è diventato una pippa, Sarri un vate del calcio. Non sono un tecnico. Non voglio, perché non saprei come, discutere, argomentando tecnicamente, il fatto che quest’anno giri così, anche se l’ossatura è quella dell’anno scorso. Analizzo i numeri e vedo che alla settima giornata l’anno scorso, il Napoli aveva vinto tre gare (Genoa e Torino fuori, Sassuolo in casa), ne aveva pareggiate 2 (Palermo in casa e Inter fuori) e perse 2 (Chievo in casa e Udinese fuori), segnando 10 gol e subendone 9. Quest’anno, alla settima abbiamo vinto 3 gare (due in casa), persa una in casa e pareggiate tre (due fuori e una in casa), con 16 gol fatti e sette subiti. Questi dati danno l’esatta foto della situazione: quello visto fino ad ora è un Napoli più equilibrato. Il modulo che sta adottando Sarri, rinnegando il suo iniziale in termini di persone e di posizione in campo, sembra dare più risultati appunto dell’iniziale e di quello offensivo rafaelita. Non voglio spegnere entusiasmi, ma preferisco restare con i piedi per terra. Prendendo spunto da Francesco Albanese che nella “finale” con la Lazio a Napoli l’anno scorso, al fischio del rigore per noi tentò di calmare gli scalmanati Novi e me prima che venissimo cacciati o che ci pigliasse una sincope, dicendo che non era finita (non è che porta male? No, impossibile), dico: “manteniamo la calma”. Ma una cosa bisogna riconoscere: il vero vincitore, fino ad ora, non è Maurizio Sarri, ma Aurelio De Laurentiis. Il criticato, da me in primis, presidente, è il vero architetto di questa riuscita, fino ad ora, casa. Al momento, è lui che ha vinto la scommessa. Non mi interessa sapere se ha scelto il tecnico tosco-napoletano per risparmiare, per avere qualcuno che lo ascoltasse o perché davvero crede nelle sue capacità. Sta di fatto che lo ha voluto (certo, non come prima scelta, dopo aver avuto alcuni rifiuti) e lo ha difeso sempre. Come ha difeso la campagna acquisti da molti ritenuta insufficiente. E’ lui che fino ad ora ha avuto ragione, gliene dobbiamo dare tutti atto. Ha fatto quello che un presidente deve fare: ha preso una decisione e l’ha portata avanti, difendendola anche quando sembrava indifendibile. Come Sarri ha fatto quello che doveva fare: ha cambiato idea, si è adeguato quando doveva farlo. Questo rispetto pieno dei ruoli è l’arma che fino ad ora ha fatto del Napoli una squadra vincente. Se riuscissimo a mettere a posto ancora qualche tassello in alcuni campi, sono sicuro che il Napoli potrebbe assurgere a grande squadra internazionale, quella che Aurelio De Laurentiis immagina e promette da tempo. A quel punto, le cautele del caso di Albanese, a giusta ragione, non varranno.

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