“Ma come si puo’ essere dell’Atletico?”
di Francesco Bruno
Il giorno dopo l’ufficialità dello scudetto alla Juventus, il risveglio è amarissimo. Nonostante avessimo avuto due settimane di tempo per metabolizzare la fine di un sogno. Mi viene in mente un articolo di El Pais sul significato di essere dell’Atletico Madrid, capitatomi davanti agli occhi una decina di giorni fa. E’ una sorta di manifesto di chi tifa per una squadra cosiddetta non vincente, anche se mi rendo conto che paragonarci ai Colchoneros è alquanto azzardato visto che loro, nella loro storia, qualche trofeo in piu’ di noi l’hanno vinto. Dovrebbero leggerlo gli apolidi tifosi bianconeri, che basano la loro fede su aforismi tipo “fino alla fine” e “vincere è l’unica cosa che conta”. E dovremmo farla leggere ai nostri figli che inconsapevolmente, sulle orme dei padri, si stanno avviando verso un destino calcistico segnato e crudele. Riporto di seguito gli estratti che mi sono sembrati piu’ significativi, scusandomi per eventuali strafalcioni nella traduzione ma, non conoscendo lo spagnolo, mi sono affidato a Google Translator. Per chi volesse leggere l’articolo in versione integrale, ecco il link: https://elpais.com/deportes/2018/05/06/actualidad/1525629049_601495.html
«Ma l’Atletico non è un club immortale, non dà del tu alla Storia, non è nato per vincere…».
«Risulta difficile parlare dell’Atletico senza mettere un “ma”. Non è chiaro come ci possano essere persone che vogliono essere dell’Atletico Madrid e non di un altro club. È come rinunciare alla finzione di sentirsi un vincitore nella propria vita personale perché la tua squadra guadagna più degli altri. Ma il fatto è che ci sono persone così, fedeli alle proprie e povere finzioni, cosparse di “ma”…».
«Di volta in volta, senza essere predisposto dalla nascita alla gloria, il destino concede loro un desiderio…La felicità ti sorride e tu le sorridi, in comunione, senza altro…Proprio quando l’orizzonte si apre improvvisamente, e solo una linea ti separa dal titolo, provi un istante di vertigine, molto nitido, durante il quale ti è permesso giocare a immaginare che vincerai il titolo, senza sentirti un cretino. Qualcuno ti dirà ma tu sei l’Atletico, ma non sai come vincere le finali, ma la paura ti entrerà. Ma, ma e ma…non esistono abbastanza ma per questa squadra».
«…Non so che posto occupa l’Atletico. Diciamo che è il club, durante questi anni, che fa piu’ di quello che puo’. Combatte i suoi “ma” fino a raggiungere oltre il punto in cui è chiamato…La vita è così. Non puoi fare molto di piu’ che spingerti al limite, anche oltre, spingendo i margini, e se non è abbastanza, ammetti la realtà, pur provando orgoglio per cio’ che si ottiene, nello stesso modo in cui ognuno di noi accetta quello che siamo, e non ci sentiamo meno di nessuno a causa del fatto di avere il culo grasso, di usare orribili intercalari quando parliamo, di mancare di gusto nel combinare una camicia con una giacca. Ci saranno sempre dei “ma”».
E chest’è. Si scrive Atletico, ma ci possiamo leggere Napoli… #ForzaNapoliSempre