Napoli-Chievo: le quattro giornate di Benitez
di Boris Sollazzo
tratto da "Il Garantista"
Può sembrare assurdo ed eccessivo, ma la sfida alla bestia nera Chievo – al San Paolo, Benitez, riuscì a pareggiarci solo grazie a un gol di Raul Albiol la scorsa stagione – risulta già decisivo per gli azzurri. Il Napoli, eliminato dalla Champions League e con tre punti in cascina in campionato solo grazie all'intuizione di Zuniga (assente a Bilbao) e al gol di de Guzman (fuori dalla lista CL e quindi non schierabile al San Mamès) al novantacinquesimo a Genova, è già con la tensione a livello di guardia, come dimostra la dichiarazione goffa di Edoardo De Laurentiis sui tifosi - “ce ne frega e non ce ne frega” - e lo starnazzare contrapposto di opinionisti faziosi.
Tre punti contro il Chievo: non sono scontati, ma sono necessari per i partenopei, di cui ultimamente ha parlato bene solo Fabio Capello, indicandoli come possibili candidati allo scudetto. Una finale, per quanto possa sembrare assurdo definire tale un match che si disputa appena a metà settembre. I motivi sono tanti, esterni e soprattutto interni.
A Castel Volturno il clima è caldissimo, dopo la contestazione ad Aurelio De Laurentiis, ormai quasi unanime, è arrivata la macchina del fango per Benitez. Molti sostengono che sia eterodiretta, con giornalisti al servizio del presidente che se ne vorrebbe liberare (in verità si parla di una nuova proposta di rinnovo per l'allenatore): più probabile che in questi articoli imbarazzanti, fatti di congetture e spifferi, ci sia solo la voglia di molti di compiacere il re, essendo più realisti di lui, o di andare contro un mister che in ogni conferenza stampa non manca di mostrar loro quanto sia, intellettualmente e tecnicamente, a loro superiore. Con l'arma dell'ironia.
Una settimana di vacanza, questa sarebbe la colpa di Rafa. Non vede la famiglia da giugno, non aveva mezza squadra impegnata nelle qualificazioni europee e non solo, ha lasciato tutto lo staff, Fabio Pecchia compreso, a lavorare con i giocatori presenti. Ma secondo tutti, ha abbandonato la nave, capitano già pronto ad approdare in altri lidi. E certo non aiuta la SSC Napoli che quando Aurelio De Laurentiis è passato per la struttura sportiva in cui si allenano i suoi dipendenti, ha fatto un comunicato stampa per far sapere a tutti che ha parlato al gruppo. Da solo.
Inutile dire che Benitez ha sempre lavorato in questo modo, ha sempre privilegiato la serenità propria e dei suoi calciatori, dando, anche a sorpresa, vacanze ristoratrici. Ma ora, con un calciomercato asfittico alle spalle e una stagione già monca davanti, il nervosismo è altissimo.
Bisogna vincere e convincere contro i clivensi, dunque, per sbattere in faccia alla folla e alle bande di addetti ai lavori che è tutto a posto. Che comanda sempre lui e sa quello che fa. Una bacheca nutrita di trofei e imprese non basta ai giornalisti sportivi nostrani, abituati al piccolo cabotaggio dei pettegolezzi e delle spie nello spogliatoio. E con sei punti in due turni, magari, si inizierebbe un ciclo al meglio. Fatto di molte partite, compreso il gruppo di quell'Europa League oggetto, pare, di un patto di ferro tra tecnico e calciatori – alla faccia del presidente che l'ha sempre snobbata -, che vorrebbero fare il colpo grosso nella manifestazione continentale “cadetta”. Un accordo molto simile a quello avvenuto poco prima della semifinale di Coppa Italia contro la Roma, l'anno scorso.
Ma ci sono anche motivi sportivi che fanno diventare centrale questa partita. La Juventus incerottata che ha Chiellini acciaccato, Vidal fuori per 10 giorni e la Roma alle prese, dopo tre anni, con un impegno infrasettimanale importante. La prima, insomma, potrebbe faticare, la seconda ha mostrato già l'anno scorso che l'unico punto debole di Rudi Garcia risiede proprio in una capacità di fare turn over non brillantissima (anche se a Empoli ha dimostrato il contrario). Di sicuro Fabio Capello ha ragione quando parla di rabbia. Ce n'è parecchia nel Napoli, come già avvenne nel post Tolosa di Ottavio Bianchi, che da cuore azzurro in questi giorni è uscito dalla solita riservatezza per ricordare quei giorni. Non a caso.
Rafa, solitamente conciliante, sembra quello di Milano: scuro in volto, che tiene per sé le esultanze, come a Marassi, che respinge le accuse di irresponsabilità – due dei sette giorni di permesso (concordato 40 giorni fa), peraltro, sono stati dedicati all'aggiornamento – e striglia i suoi fedelissimi che l'hanno tradito contro i baschi. La squadra, scossa dalle sue parole a Bilbao, pare durissime, si è subito ricompattata attorno a lui, anche perché all'arrivo del presidente, si è esposto proteggendoli (e che dire della bastonata a Behrami in difesa di Jorginho?). Persino in un paio di casi “indifendibili” ha mostrato il petto e, forse, anche minacciato di rimettere il suo mandato. Come all'Inter vuole vincere una (Super)coppa per poi contare su un mercato a gennaio di tutt'altro tenore: per questo ha chiesto ai suoi ragazzi di “costringere” la società a investire. E quest'obiettivo passa, inevitabilmente, per la finale con il Chievo. Molto più importante di quanto si pensi. E non a caso, sembra, lo spagnolo punterà sul nucleo storico, utilizzando solo Koulibaly tra i nuovi acquisti. Le quattro giornate di Napoli sono le prossime, tra El e campionato.