L'albero dei gufi altrui è sempre più verde
di Lucio Fava Del Piano
Se è vero che i 40 anni sono ormai diventati i nuovi 30 (e per i più ottimisti addirittura i nuovi 20), nel calcio italiano il secondo posto sta diventando il nuovo quella-parola-che-non-va-pronunciata-mai Almeno per tifosi, giornalisti, tecnici, commentatori e giocatori che non siano vergati a strisce bianconere (e non parliamo dell’Udinese).
Così, nell’ultima settimana, il tam tam sulla possibilità per il Napoli di agguantare quella posizione buona per la qualificazione diretta all’Europa che conta è letteralmente esploso. Di fatto non c’è stato allenatore disoccupato, pseudoesperto da piccolo schermo, procuratore di passaggio, barista indaffarato, parcheggiatore abusivo o disoccupato organizzato che negli ultimi sette giorni non abbia sbandierato “le difficoltà della Roma” e immaginato che il Napoli possa raggiungere i giallorossi, con l’apice nelle poche ore che hanno separato il faticoso pareggio con l’Empoli di sabato sera dalla discesa degli azzurri sul prato del Bentegodi.
Insomma, una vigilia da far tremare i polsi a ogni cacciatore di gufi che si rispetti. Eppure, per la seconda domenica di fila e nonostante cotante premesse, dopo il pareggiotto della Roma il Napoli ha vinto la sua partita per 2-1 e ha accorciato la distanza dal secondo posto a 4 punti.
Come tutto ciò sia potuto accadere, quando già ci si aspettavano triplette di Moscardelli tornato al Chievo per l’occasione, gol di Sardo dal terzo anello dello stadio, funanbolismi di Paloschi e Pellissier, potrebbe apparire inizialmente un mistero. Ma forse, buttare uno sguardo in casa altrui, può spiegare tante cose.
In casa altrui capita infatti, per esempio, che alla vigilia della partita con l’Empoli Garcia si dica ancora certo di essere “in corsa su tre fronti” e alla domanda sull’avvicinamento del Napoli risponda che “noi dobbiamo dipendere solo da noi e sempre guardare avanti e per farlo bisogna vincere le partite”.
In casa altrui capita, infatti, che Pioli sia diventato il nuovo genio della lampada della stampa sportiva romana, soprattutto dopo le due vittorie sul Milan, e vada sbandierando a destra e a manca i suoi propositi di Champions. Poi va a Cesena e ne becca due.
In casa altrui capita che Mancini - sì, Roberto Mancini, l’allenatore dell’Inter, quella squadra presunta regina del mercato di gennaio che ieri si è fatta dare lezioni di calcio dal Sassuolo - dica che “dobbiamo continuare a credere alla Champions” e favoleggi di una squadra che con tre acquisti l’anno prossimo possa concorrere per lo scudetto (probabilmente pensa a Ronaldo, Messi e Pogba).
In casa altrui capita che prepari la partita con la Lazio affermando che “possiamo raggiungere qualsiasi traguardo” e che Eto’o, fresco di arrivo alla Samp, si presenti dicendo di voler portare la squadra in Champions.
Insomma, manca che la nuova proprietà del Parma dichiari “Champions a tutti i costi” o che la gazzetta titoli “Napoli, per la Mitropa occhio all’Albinoleffe”, ma se continuano di questo passo per noi va solo bene.