L’albero dei gufi di Napoli-Milan
di Lucio Fava Del Piano
C’è poco da fare, quando si gioca tanto non si riesce a tenere il ritmo delle partite, figuriamoci quello delle dichiarazioni. E quindi capita che anche i rami del nostro albero si popolino di volatili che parlano di cose diverse, o che non fanno in tempo a esaurire un argomento che già un altro incombe.
Ricapitolando: nell’ultima settimana il Napoli ha vinto con la Samp posizionandosi come favorito d’obbligo per la qualificazione Champions, ha perso a Empoli dicendo addio ai sogni di qualificazione Champions e ha fatto a pezzi il Milan tornando prepotentemente in corsa per la Champions. Non lo dico io, lo hanno scritto i giornali nel breve volgere di 7 giorni, dimostrando una facilità e una rapidità nel cambiare opinione che Brachetti sul palco gli fa un baffo.
Comunque a Roma devono essersi convinti che la qualificazione all’Europa che conta sia affar loro. Secondo il giornalista Roberto Renga "per la Champions restano Lazio e Roma, che si litigano il secondo posto”, un litigio che Pioli pensava di risolvere con un’idea fissa: "Pensiamo solo a conquistare 15 punti”. Poi è venuta l’Atalanta e il tecnico aquilotto starà già aggiornando le sue tabelle.
Nel frattempo sono successe anche alcune cose di scarso significato. La squadra con sede a Torino e maglia in bianco e nero ha vinto lo scudetto, quarto di fila e 31simo della sua storia. Per festeggiare, secondo i soliti giornali, ha trovato l’accordo con Cavani e quasi preso Dybala. Siccome però per Marotta & C. gli scudetti sono 33, per i giornali hanno comprato anche Fellaini e quasi Higuain, che secondo l’immancabile Gazzetta "non sembra più convintissimo di restare a Napoli”.
Ah, sì, poi ci sarebbe stata anche la partita col Milan. Bocche cucite a Castelvolturno, così sono stati i milanisti a dire quello che mai andrebbe detto prima di una partita, con il redivivo Salvatore Bocchetti che vedeva giocatori concentrati per “portare a casa i tre punti”, Inzaghi che voleva fare “una bella partita al San Paolo” e il governatore lombardo Maroni - uno che da ministro degli Interni le inventava tutte pur di punire i tifosi del Napoli - che si disturbava per augurarsi che “il Milan torni con la M maiuscola”.
Al di là del calcio giocato, gli ultimi giorni (gli ultimi 300 giorni…) sono vissuti sulla questione Rafa. Benitezrinnova-Benitezvavia, Rafasì-Rafano, con alcuni organi di stampa ai quali, semplicemente, non sembra vero che un allenatore col cv di Benitez possa non solo essere venuto a Napoli, ma stia addirittura meditando di rimanerci.
Così, sabato pomeriggio, dopo che per giorni i più disparati personaggi si erano uniti come un sol uomo nell’intonare il coro “alla fine Rafa se ne va”, Sky informava che difficilmente il tecnico spagnolo avrebbe incontrato De Laurentiis, l’immancabile Auriemma parlava di partita a scacchi tra allenatore e presidente e anche tuttonapoli.net si arrendeva di fronte al presunto “giorno della verità mancato”. Poi è successo che Aurelio e Rafa si siano visti, abbiano parlato e si siano dati appuntamento alla prossima settimana alla presenza dell’agente dell’allenatore. Non esattamente un segnale di rottura, poi chi vivrà vedrà.
Adesso testa al Dnipro, che non va sottovalutato, non fosse altro perché ha una maglia pericolosamente simile a quella dell’Empoli. In settimana ha parlato il centravanti croato Kalinic, che ha detto spavaldo di voler “vincere il trofeo”. Speriamo che i gufi volino anche in Ucraina.