Insigne-De Guzman: due destini che si uniscono
di Francesco Albanese
“Sbaglia troppi gol davanti alla porta!”. “In area di rigore non è lucido”. “Davanti al portiere avversario perde lucidità”. Più o meno questo era il tenore delle critiche che per oltre un anno avevano ribattezzato Lorenzo Insigne nel meno nobile “Nunsigne”: un giocatore generoso, ma privo di quello spunto di cui un campione deve essere dotato si ripeteva. La napoletanità del talento di Frattamaggiore ha fatto il resto, arrivando a compromettere (quasi definitivamente) il rapporto con il pubblico del San Paolo che poco gradiva le sue levate di capo. Soltanto la fiducia di Benitez verso Lorenzo e la sconfinata “cazzimma” del giocatore hanno ribaltato l'esito di una storia che già pareva ai titoli di coda e così oggi contiamo i minuti, anzi i secondi, che ci separano dal suo ritorno. Questa vicenda ci ha insegnato qualcosa? Ben poco verrebbe da dire a giudicare dal metodo-Insigne applicato ora in fotocopia a De Guzman. L'errore (piuttosto grave) con la Juventus ha fatto storcere la bocca a tanti, i gol (non impossibili) falliti col Genoa hanno fatto il resto. Prima di crocifiggere il canadolandese andiamoci piano però. A chi ne sottolinea le mancanze negli ultimi sedici metri si potrebbe facilmente replicare rimarcando comunque la sua bravura nel farsi trovare spesso nella zona calda del gioco. Se poi l'ex Swansea fallisce qualche rete di troppo per scarsa lucidità, si pensi anche alla mole di lavoro che si sobbarca per tutta la squadra anche in fase di non possesso. Proprio come capitava ad Insigne.