Edy Reja, il nome giusto per l'Italia
di Francesco Albanese
La ridda di nomi ascoltata all'indomani delle dimissioni di Prandelli come cittì azzurro non suscita certo entusiasmi, al punto che c'è pure chi ha ipotizzato un clamoroso Prandelli bis. Scherziamo? Mettiamoci d'accordo una volta per tutte: si sta cercando un uomo copertina oppure un tecnico capace? Se valesse la prima opzione allora è inutile proseguire nella lettura di questo articolo, se invece si puntasse sul secondo profilo, ci sarebbe il candidato perfetto: Edy Reja.
Il friulano è in possesso di tutti quei requisiti che un buon cittì deve avere. È un pragmatico che non disdegna la sperimentazione ed è bravo come pochi nel controgioco, ovvero nell'impedire agli avversari di esprimere tutto il proprio potenziale tecnico-tattico. Ma ci sono altre ottime ragioni che dovrebbero spingere Reja sulla panchina dell'Italia. Edy è il frutto di una generazione di tecnici che ha fatto tanta gavetta per arrivare in alto. Premiare lui significherebbe premiare un intero movimento di tecnici. Gente che ogni domenica dà il fritto negli stadi e nei campi, talvolta impolverati, del Paese pur di portare a casa un risultato utile. Persone che non conoscono scorciatoie, anche perché nessuno gliele ha proposte. Tecnici che si affermano unicamente grazie al lavoro certosino, condotto nonostante difficoltà di ogni tipo: presidenti bizzosi, dirigenti doppiogiochisti e tifoserie sempre sull'orlo di una crisi di nervi. Uno come Reja ha dimostrato di saper navigare i mari più impetuosi e una sfida come quella azzurra sono convinto che lo esalterebbe oltremodo. In più sarebbe una scelta low cost che di questi tempi non guasterebbe, si pensi per esempio alla fine che ha fatto la Federazione Russa scegliendo l'esosissimo Fabio Capello (grande amico ed estimatore di Reja).
Prevengo l'obiezione della mancanza di esperienza in campo internazionale rispondendo che con uno staff preparato si supererebbe anche questo limite oggettivo nel curriculum dell'ex allenatore del Napoli. Reja conosce come nessuno le sfaccettature del mondo pallonaro di casa nostra: ha allenato al Nord, al Centro e al Sud, Isole comprese. Infine la carta d'identità. Con lui l'espressione "unificazione calcistica" avrebbe finalmente un senso compiuto. L'età avanzata non sarebbe certo un problema, anzi. Scegliere Reja equivarrebbe a restituire al ruolo di commissario tecnico quell'aspirazione massima e definitiva cui ogni giovane mister dovrebbe puntare, senza trascurare la capacità che avrebbe un uomo così esperto di farsi ben volere dal gruppo.
Bisogna solo fare presto, prima che Lotito ci ripensi e lo riporti alla Lazio.
Ps abbiamo rieletto un Presidente della Repubblica quasi novantenne, possiamo permetterci un cittì nemmeno settantenne.