Tu Diego, più grande di tutti i bastardi che hanno cercato di azzannarti
di Antonio Esposito
Qualche anno fa, nel 2008, guardando il famoso film-documentario “Maradona di Kusturica”, mi colpì una frase che, estrapolata da un dialogo dell’idolo argentino col regista serbo, mi suona nella testa da allora e che, inevitabilmente, mi suona ancora come un enorme rimbombo, specialmente in questo che è il momento del cordoglio, delle lacrime ma anche dell’orgoglio, dei ricorsi storici e della soddisfazione di poter dire “a quell’epoca io c’ero…”. La frase era: “Emir, sabes qué jugador hubiera sido si no hubiera tirado cocaína?” (tradotto: “Emir (Kusturica), sai che giocatore sarei stato se non avessi tirato cocaina?”).
Sei sempre stato onesto e leale Diego, con te stesso e con gli altri, hai sempre ammesso di averne fatto tantissimi di sbagli, di grandi, a volte irreparabili, ma per i quali hai sempre pagato non in prima, ma in primissima persona!
È vero, senza la cocaina saresti stato un altro, ma lassù, dove ora ti trovi, magari a calciare qualche pallone in compagnia dei tuoi connazionali Petisso (Pesaola), el Cabezon (Sivori) o la Saeta Rubia (Di Stefano, quest’ultimo da te più volte insignito del titolo di più grande calciatore di tutti i tempi), un estremo quanto sincero atto di onestà te lo devo, ed è il minimo che possa fare a te che hai contraddistinto in maniera indelebile la mia adolescenza – guarda il caso, sei stato a Napoli proprio nel periodo che va dai miei 13 (1984) ai 19 anni (1990), ovvero proprio gli anni in cui gli anglosassoni fanno rientrare la categoria dei “teenager”.
Tu affermi, in maniera candida, cosa sarebbe stata la tua carriera SENZA la cocaina…
Smemorato quanto onesto Diego, poiché io di “SENZA” ne avrei da aggiungere tantissimi altri, ma sono tutti dei “SENZA” che, anziché scalfire, rendono definitivamente omaggio al tuo mito fino a renderti “immortale” (come giustamente oggi Maurizio De Giovanni non ha avuto difficoltà a definirti), e allora potrei dire anche: cosa sarebbe stato della tua carriera,
SENZA quelle sistematiche maledette infiltrazioni di cortisone cui ti sottoponevano, subite per i tuoi atavici problemi alla schiena, poiché, come diceva il grande Freddy Mercury “The show must go on”, e tu non potevi permetterti di saltare le partite, a volte neanche le pure esibizioni, poiché il “carrozzone” non poteva rischiare di fermarsi...
SENZA dei veri e propri “tentati omicidi” perpetuati sul campo di gioco ai tuoi danni dai vari Claudio Gentile di turno, il quale ci avrà anche fatto vincere (meritatamente) un Mondiale, ma la cui partita di quel lontano 29 giugno di quasi 40 anni fa, con le regole di oggi, non durerebbe più di venti minuti...
SENZA un intervento ai limiti del lecito da parte di un bastardo di un basco, che fuori dal campo sarebbe senz’altro incappato nel codice penale, e che ti ha inesorabilmente pregiudicato, a soli 22 anni, in maniera definitiva, circa il 20/25% dell’elasticità della caviglia del tuo fatato sinistro...
SENZA i parassiti (da noi efficacemente definiti “ricottari”) che per decenni hanno vissuto (in tutti i campi, da quello sportivo a quello giornalistico, da quello legale a quello familiare) alle tue spalle, facendoti solo del male, e che hanno inesorabilmente perseverato nello scuoiarti vivo fino alla fine dei tuoi giorni…
SENZA qualche famoso ex re di Forcella, al quale interessava solamente ostentarti davanti alla sua gente nelle sue foto in vasche da bagno a forma di conchiglia, ed a causa delle quali iniziarono, probabilmente, le tue vicissitudini giudiziarie italiane costellate da inesistenti (acclarate poi come tali) collusioni camorristiche…
SENZA un 1° Mondiale giocato (e vinto) in casa tua e negatoti clamorosamente a soli17 anni da un allenatore senza attributi che, pur di assecondare i capricci del Caudillo Passarella e del suo clan, ti fece fuori suscitando lo stupore del mondo intero (e meno male che l’Argentina lo vinse quel Mondiale, altrimenti se la palla di Rensembrinck anziché finire sul palo andava dentro a due minuti dalla fine, Videla probabilmente avrebbe fatto finire nel triste elenco dei “desaparecidos” anche il Flaco Menotti)…
SENZA un 2° mondiale scippatoti clamorosamente in casa nostra, sotto gli occhi di 80.000 bastardi che ti fischiavano l'inno nazionale (ed ai quali tu rispondesti, giustamente, per le rime definendoli per quelli che erano), con la complicità di un incompetente (e si scoprì poi corrotto) arbitro messicano, nonché di un sistema a cui non bastò farti fuori in finale il tuo gemello Caniggia per un’assurda ammonizione beccata contro di noi, a te che avevi solo la “colpa” di averci eliminato in semifinale e di aver ricordato all’ “Itaglia” intera quale fosse l’italica considerazione nei confronti dei tuoi amatissimi tifosi…
SENZA un 3° Mondiale, scippatoti a 33 anni, da un becero sistema che, dopo averti clamorosamente usato affinché il soccer Usa prendesse quota, e dopo aver verificato che anche senza di te il sistema reggeva comunque (ma io direi dopo essersi resi conto che quella meravigliosa Argentina avrebbe senz’altro vinto il Mondiale), ti gettò via come uno straccio vecchio sotto gli occhi del mondo intero, in compagnia di una bionda infermiera che, addirittura, ti venne a prendere per mano a centrocampo, pur di essere certa di poterti condurre, ahimè definitivamente, all’inferno…
SENZA una assurda regola che ti vietava di vincere il Pallone d’oro, in quanto giocatore non europeo, cambiata giusto dopo la tua partenza da Napoli e senza della quale di Palloni d’oro ne avresti la bacheca piena, altro che “gara” a chi ha più trofei tra il tuo connazionale e un portoghese impomatato…
Continuare? E a cosa servirebbe? Ad aggiungere ennesime conferme al tuo mito, alla tua grandezza?
Non ce n’è bisogno Diego, ne sono ormai tutti consapevoli, del resto il grande Totò asseriva, giustamente, che il nostro è un paese strano, per osannarti aspettano che crepi!
E ieri pomeriggio son bastati solo pochi minuti dall’annuncio della tua morte per far sì che le homepage di tutti i quotidiani ti definissero “il migliore di tutti i tempi” (gli screenshot li conserverò sempre con me), e non mi riferisco semplicemente al Mattino o al Corriere dello sport, mi riferisco invece al Corriere della sera, alla Repubblica, a Tuttoposrt, alla Gazzetta dello sport, perfino a Libero, al Messaggero; chissà, se magari esisteva ancora il Corriere dei Piccoli anche la Pimpa oggi ti avrebbe osannato…
Solo grazie, mio mito, per avermi fatto assistere ai tuoi spettacoli domenicali, da quel lontano 23 settembre ’84 al 17 marzo ’90, intervallo temporale in cui la curva B del San Paolo l’avrò disertata, per cause di forza maggiore, al massimo 4/5 volte, ma anche un lasso di tempo grazie al quale, a distanza di oltre 30 anni, è ancora cementata l’amicizia con i miei compagni d’avventura nel tuo tempio di Fuorigrotta, ovvero Errico, Andrea V., Andrea M. Emanuele, Antonio, Massimo, ma anche con chi non frequentava assiduamente gli spalti come Vladimiro, Pierangelo, Luciano, Luca e Fabio.
Grazie per aver potuto raccontare a mio figlio Francesco, che oggi si rammaricava di non poter assistere al tuo funerale, delle tue miracolose gesta e di avemi fatto ammirare estasiato mentre lo facevo.
Sono passate solo poche ore dalla tua scomparsa immenso Diego, mi faceva notare Michele sulla chat dei miei compagni di classe delle scuole superiori che in tv e sui giornali online non si parla d’altro e che, incredibilmente, non c’è più traccia mediatica di Covid: complimenti mio immenso eroe, anche se per poche ore, al massimo qualche giorno, sei riuscito a sconfiggere il virus…