Il patto dell'asado, una sconfitta ci rilancerà?

Si conferma l'unità dello spogliatoio. Dopo un 1-3 difficile da digerire, la squadra reagisce facendo quadrato e mangiando asado tutti insieme. Digerendolo meglio speriamo. C'era pure Zuniga, dato per disperso, Britos alla griglia e Maggio a servire
  • sportmediaset

    di Boris Sollazzo

    Dopo la Juventus non era ancora sazio. Jonathan De Guzmàn si è mangiato un gol fatto (come pure Zapata), che avrebbe cambiato la partita contro i bianconeri, domenica sera. E ancora non satollo si è rimpinzato di carne ieri. A Castel Volturno, finito l'allenamento, ci si è spostati di pochi metri dal campo, a bordo della piscina del Marina Resort e si è montato un barbecue e infine si è cucinato l'asado, che da Argentina a Cile, passando per l'Uruguay, è quasi un piatto nazionale. Manzo cotto ai ferri, saporito, spesso al centro di occasioni conviviali azzurre, vista la colonia sudamericana inesauribile fin dalla fondazione della società.

    Ora so cosa state pensando: ci manca pure che il Pipita faccia uno strappo alla dieta. Lui che con quelle maniglie dell'amore combatte più che con i marcatori avversari. Ma passarsi un piatto di carne, a volte, può essere ancora più importante che passarsi un pallone. L'idea è stata di Britos, passato velocemente da marginale elemento quasi fuori rosa a jolly necessario su una fascia sinistra su cui si è abbattuta una maledizione (Zuniga ormai da considerare un grande invalido, Insigne stroncato nel suo momento migliore, Ghoulam in Coppa d'Africa, il neoacquisto Strinic ancora in ritardo di preparazione). Bravo Miguel Angel, che con la sua prima rete in stagione, da centravanti consumato - soprattutto per il movimento a liberarsi, che forse abbia solo sbagliato ruolo e non sport? - ci ha persino illuso di non doverci preoccupare di Tagliavento e Di Liberatore.

    Bravo, perché la squadra è in un momento cruciale. E lo sa l'ultimo dei giocatori (Britos, appunto) così come il grande capo dello spogliatoio (Rafa Benitez, che non solo ha avallato il fuori programma ma ovviamente vi ha partecipato, da buona forchetta e cervello fino). E' necessario dare una svolta in questo 2015, riuscire a crescere, a capire di poter essere grandi. Si viene da due trofei, uno conquistato da collettivo maturo e coriaceo il 22 dicembre, ma si viene anche da un girone d'andata che potrebbe concludersi con più di 10 punti in meno rispetto all'anno scorso, campionato che viveva la difficoltà di convivere con un girone di Champions League durissimo. Il Napoli è un team che compie grandi imprese e soffre nel lungo periodo, che sa vincere e allo stesso tempo perdere e soprattutto perdersi.

    L'equilibrio tattico è difficile da trovare se hai un portiere che ha almeno sei colleghi davanti a sé per valore ed efficacia, solo in serie A, se la difesa fa errori che non vedi neanche nella retroguardia del Chievo, se il centrocampo è composto da onesti mestieranti che però valgono quanto i colleghi di Samp, Genoa o Udinese e non all'altezza, neanche lontanamente, delle corazzate Juve e Roma (Marchisio, Pirlo, Pogba, Vidal, Nainggolan, Strootman, Keita e De Rossi contro Gargano, Lopez, Inler e Jorginho, già da questo confronto capirete i miracoli fatti finora), ma neanche di Fiorentina, Milan, Inter, Lazio. Certo, l'attacco è tra i migliori d'Europa, ma con due reparti così incompleti e medi(ocri) a sostenerlo è come avere la scocca di una Porsche e un buco sotto i pedali per muoverla con i piedi. Rafa, insomma, con i risultati che sta ottenendo, sta friggendo il pesce con l'acqua. L'anno scorso è arrivato terzo anche per la crisi nera delle milanesi e la fantozziana sfiga abbattutasi sull'attacco viola, quest'anno si è visto falcidiato in un settore fondamentale del campo, il lato sinistro. Pochi capiscono che avere Britos e De Guzman invece che Zuniga e Insigne, su quella corsia, vuol dire avere il 40% in meno di potenza di fuoco davanti, di dinamismo in mancanza di possesso palla e di soluzioni nella costruzione. Ci si lamenta di Hamsik? Ci si dimentica che Lorenzinho rappresentava per lui, Gargano e il secondo centrocampista centrale una soluzione di passaggio ulteriore, capace di fare l'elastico tra i due reparti. 

    Il Napoli è una squadra che deve riprendere a correre. Perché l'Inter si è rinforzata, perché la Fiorentina non è più in crisi, perché le coppe sono una grande opportunità, perché le genovesi non sono fuochi di paglia. E perché, al di là delle numerose incoerenze del suo organico, ha grandi potenzialità. E la Supercoppa, così come la partita contro la Roma, dimostrano che concentrazione, amalgama e capacità di fare gruppo sono essenziali al salto di qualità. E l'unione che fa la forza passa anche da un asado condito da sorrisi, chiacchiere e prese in giro tra compagni.

    Quindi ragazzi, va bene così, va bene anche il patto dell'asado. A patto che domenica, però, vi mangiate la Lazio. In un sol boccone.

    Condividi questo post