Frosinone-Napoli, l’albero dei Matusa
di Lucio Fava Del Piano
Era il Frosinone, ma nelle dichiarazioni della vigilia sembrava il Borussia Dortmund. Punti di forza, la velocità, la grinta e lo stadio Matusa, che al di là di un nome che non evoca certo freschezza e forza, veniva descritto come una specie di catino giallo ribollente e inespugnabile. Non ci credete?
E allora cominciamo con l’immancabile, Gianni Di Marzio, mister esonero dopo 180 minuti: “Frosinone vuole fare risultato in casa, ancora una volta - la sua profezia - Su questo campo si gioca soprattutto sulla velocità, pertanto devi stare sempre molto attento. Dionisi, ad esempio, è forte: rapido, tecnico, con i movimenti giusti”. Pare che dopo aver letto queste dichiarazioni Koulibaly stia interrogando i compagni uno ad uno al suono di “Dionisi chi?”.
“La metteranno sul furore agonistico e sulle ripartenze, guai ad accettare la bagarre”, il consiglio di Rino Cesarano. Timori ambientali anche per il maestro Maurizio De Giovanni, che aveva paura per “uno stadio minuscolo e soffocante, con una città intera alle spalle”. E per Francesco Modugno di Sky “quella contro il Frosinone è una di quelle gare trappola che ti possono levare qualcosa”. Per il momento la gara ha levato di torno Inter e Fiorentina, ad esempio…
A parte il panico per il terribile Matusa, l’altro elemento che agitava la vigilia dei commentatori era l’ansia da prestazione, nella versione di una (presunta) attitudine del Napoli a steccare sul più bello. Vale per tutti la previsione di Carlo Alvino, preoccupato del fatto che “bisognerà fare attenzione al Frosinone, stanotte i giocatori avranno difficoltà a prendere sonno perchè saranno presi dal fatto di voler scrivere la storia e fare l’impresa”. A vederli poi in campo sono sembrati tutti piuttosto svegli, però è anche vero che Ghoulam era in panchina.
Resta poi il capitolo di quelli che prima delle partite ne dicono sempre una di troppo. Si potrebbe citare Roberto Stellone, che in conferenza stampa diceva e si diceva che “nulla è impossibile e può capitare che con la determinazione e con la voglia di essere compattissimi e di non concedere tanto a loro” (non è capitato).
Ma il premio della critica per questa settimana va incontestabilmente a Roberto Mancini, allenatore-santone dell’Inter, che infastidito dalle critiche al (non) gioco della sua squadra e ai conseguenti risultati striminziti dichiarava pubblicamente “a me gli 1-0 piacciono molto”. Ci creda o no, da ieri a pranzo alcuni 1-0 piacciono molto anche a noi.