“Chievo-Napoli? Tutti ricordano quell’errore, ma il mio vero rimpianto è il Chelsea”

Alla vigilia della trasferta veronese extranapoli intervista in esclusiva Ignacio Fideleff: “Quella partita valeva tre punti come le altre, la Champions, invece…”
  • ergotelis.gr

    di Francesco Albanese

    Pensi a Chievo-Napoli e la mente vola a Ignacio Fideleff. Se oggi Moscardelli è diventato un personaggio, lo si deve in parte anche all'ex difensore argentino del Napoli che gli servì in piena area di rigore un pallone d'oro il 21 settembre del 2011. Chievo uno, Napoli zero. Apriti cielo! Un amore mai sbocciato quello tra l'ambiente azzurro e quel ragazzo vagamente somigliante a Gene Wilder. A dire il vero quel giorno a Verona Fernandez giocò addirittura peggio, ma la svirgolati di Fideleff oscurò tutto il resto. Oggi Ignacio gioca in Grecia a Creta nel club Ergotelis (terzultimo in serie A). Il Napoli è ancora proprietario del suo cartellino.

    Come giudichi questa tua esperienza nel campionato greco?

    L’inizio non è stato dei migliori perché appena arrivato mi sono infortunato. Adesso ho recuperato e ho ricominciato a giocare, quindi sono felice. Dal punto di vista del modo di lavorare, della tattica e delle pressioni esterne il calcio argentino, italiano e greco sono molto diversi, ma alla fine si scende sempre in campo in 11 contro 11 e questo fa sì che, alla fine, molte differenze finiscano per annullarsi, anche nelle competizioni internazionali.

    Che differenze stai notando tra il calcio italiano e quello ellenico?

    Come accennavo in precedenza, ormai le differenze si sono affievolite. Non si vince più solo perché indossi una maglia prestigiosa ma in ogni partita bisogna dimostrare quanto vali. Basti pensare ai problemi che hanno avuto negli anni scorsi squadre come Bologna, Palermo e Catania, o all’attuale situazione del Parma, che pure ha buoni giocatori in rosa.

    Sei rimasto in contatto con i tuoi ex compagni del Napoli? C'è qualcuno che senti ancora?

    Con nessuno in particolare, anche perché nel calcio di oggi le squadre cambiano diversi giocatori ogni anno e, in molti casi, anche a gennaio. E’ difficile restare in contatto con gli ex compagni, ma quando mi capita di rincontrare i calciatori che hanno condiviso con me l’esperienza napoletana è sempre un piacere salutarli e abbracciarli.

    Sei rimasto legato alla città di Napoli? Pensi di tornare in azzurro a fine anno? 

    I sudamericani, e soprattutto gli argentini, si sentono inevitabilmente legati a una città come Napoli per la sua gente e per la passione che i tifosi nutrono per il calcio. Sono rimasto in contatto con diversi ragazzi di Pozzuoli, la città nella quale vivevo, e ho tenuto a ringraziare con una lettera tutti i supporter azzurri. Un giorno o l’altro vorrei tornare, da calciatore più maturo e non come il ragazzo arrivato in quella realtà a 21 anni. Ovviamente, auguro alla città e alla squadra sempre il meglio. Napoli ha rappresentato un importante punto di partenza della mia carriera fuori dall’Argentina, quindi vicino o lontano ricorderò sempre i napoletani con piacere.

    Domenica si gioca Chievo-Napoli, forse il ricordo sportivo più brutto della tua esperienza sotto al Vesuvio. Ogni tanto ci pensi a quella partita? 

    Penso sempre che quella partita valeva tre punti, né più né meno di ogni altra. Tutti i calciatori sbagliano, ma quando lo fanno un difensore o un portiere e alla fine si perde, come in quella occasione, tutti lo ricordano più a lungo. Il vero ricordo negativo che ho della mia esperienza napoletana è l’eliminazione in Champions League contro il Chelsea, dopo averli battuti al San Paolo: occasioni come quelle capitano poche volte in carriera e avevamo la possibilità di scrivere una pagina importante della storia del club.

    Sei capitato in Grecia in un anno molto particolare di grandi stravolgimenti sociali e politici. Ci sono delle somiglianze tra la tua argentina e la Grecia?

    Sono due Paesi troppo diversi per essere paragonati. Ma credo che la Grecia di oggi può costituire un esempio per le altre Nazioni europee che stano vivendo una simile situazione di crisi. 

    Hai fatto assaggiare il mate (tipica bevanda argentina) ai tuoi nuovi compagni?

    Sono arrivato in una città speciale, una città del sud che affaccia sul mare come Napoli. In una società che sin dal primo giorno mi ha fatto sentire come a casa, un club che sta facendo la sua strada alla quale noi contribuiamo con il nostro lavoro quotidiano. Il mate è e sarà sempre insieme a me: mi ricorda il mio paese, la mia città e la mia famiglia, quindi è un compagno fedele in ogni momento!

    (ha collaborato Nektaria Giannaraki)

     

     

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