La meraviglia di Genova e Napoli, dove la poesia è in ogni vicolo
di Alessandro De Simone
Genova per noi è un’idea come tante, mentre Napul’è mill’ culur’. Edoardo Bennato cammina per i campi flegrei, dove di graziose ce ne sono quante per via del campo.
Talvolta viene il dubbio che Napoli e Genova siano la stessa città, che ci sia un passaggio segreto tra la Speranzella e Sampierdarena, un romantico intrigo di donne, vicoli e malgoverno, quello che ha portato il Gqualchecosa in entrambe ferendole indelebilmente. Ma napoletani e genovesi sanno andare avanti, a modo loro, diversi ma uguali, con fermezza e poesia, magari scrivendo canzoni, e non è quindi un caso che le tradizioni musicali siano tra le più belle della nostra cultura.
Strana parola, cultura, parlando di calcio, ma chi è capace di dare un senso all’insensato non può che essere un genio. Come fece Fabrizio De Andrè parlando del naufragio della London Valour, metafora di un paese allo sbando trentacinque anni fa come oggi, l’Italia che è tutto spaghetti e mandolino, anche se ’O Sole Mio è stata da sempre considerata una canzone del buon umore erroneamente, perché il concetto è che almeno c’è qualcosa a cui ci possiamo aggrappare in questa grama vita.
Via via, vieni via di qui, ci bum, ci bum bum, in fondo sono solo canzonette e un pallone, che rotola fino a una Creuza de mä di Nisida, tra Marassi e il San Paolo, tra un principe Diego e D10S, tra Faber ed Eugenio, quello che dice che Edoardo era un rinnegato, ma noi a Edo vogliamo bene.
A Napoli e a Genova.