Dieci cose che ho capito di Genoa-Napoli guardandola al Lido di Venezia

Dalla resurrezione di Inler e Zuniga alla grinta di Higuain, la sfida ai nostri fratelli vista dalla Mostra del Cinema
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    di Boris Sollazzo

    Sono alla Mostra del Cinema. Eppure il film più bello, appassionante e imprevedibile l'ho visto a due chilometri dal Festival, alla Pizzeria Stella del Gran Viale Santa Maria Elisabetta di Venezia: l'unico posto in cui ho trovato degli autoctoni non razzisti, scortesi ed esosi, ma anzi ospitali, tolleranti verso le esultanze notoriamente sobrie del sottoscritto e incredibilmente misurati nei menù che durante il festival raddoppiano nei costi come fece Davide Sesa con il peso quando venne a Napoli.
    Però dal Lido ho capito un po' di cose del nostro esordio in campionato.

    1. È inutile. Dopo Bilbao ero indignato con giocatori, presidente e persino - perdonami Rafa perché non sapevo quello che facevo - con Benitez. Ho giurato di non dedicarmi alla squadra più di tanto quest'anno. Un giorno dopo già rivedevo Napoli-Roma 3-0, due giorni dopo con Enrico Ariemma e altri Malati Azzurri pianificavamo una macchinata per Berna per la partita con lo Young Boys. Domenica al triplice fischio finale avevo già prenotato la maglia originale di de Guzman.

    2. Michu sta crescendo. Prima non tirava in porta neanche solo in mezzo all'area. Ora con una testata almeno tira giù l'avversario. Si comincia dalle piccole cose.

    3. La Roma vende all'Inter Dodó a 9 milioni di euro. Noi al Galatasaray Pandev e Dzemaili per neanche due milioni e mezzo di euro. Per dire: il Sassuolo avrebbe pagato Padoin il doppio. Padoin. Che ha rifiutato il Sassuolo. A cui noi abbiamo regalato Paolo Cannavaro. Ciao Goran, ti ricorderemo sempre per le tue doppiette (una proprio l'anno scorso nella Genova rossoblù dei nostri fratelli), il tuo passo letargico, gli insulti in macedone con cui davi dello juventino a Mazzoleni in Supercoppa. Ciao Blerim, per te basta la tripletta nella Torino granata, le tue bombe intelligenti (e quelle delle tue fidanzate), un'indolenza proverbiale.

    4. Donadel ha rescisso il contratto. Mi sento solo e disorientato, come quando se n'è andato Rullo, come quando mi ha abbandonato Uvini.

    5. Zuniga e Inler sono rimasti. Anzi sono tornati. Camilo non stava granché, ma comunque ha giocato meglio di Britos e Ghoulam contro i baschi. Camilo addirittura al 95' fa un assist alla Pirlo. Quattro giorni prima però hanno fatto il solco in panchina. Io non sono un complottista, ma vorrei sapere cosa ha fatto loro il preparatore atletico per portarli dall'invalidità all'agonismo in meno di una dozzina di ore d'allenamento. Lo dico perché devo perdere una decina di chili in un mese e mi farebbe un gran comodo.
    E smettetela di dire che i nostri sono usciti di proposito dalla Champions. È più facile che Aurelio De Laurentiis compri un giocatore forte a gennaio che il Napoli riesca a far finire una partita come desidera. Fosse pure una sconfitta.

    6. Gonzalo Higuain. Io mi sento come uno che sta per essere lasciato dalla fidanzata, con lei che decide però di fargli passare gli ultimi giorni alla grande. Gol al Bilbao, assist a Callejón, ammonizioni di rabbia e di grinta, incazzatura da tifoso dopo l'eliminazione. E poi quell'esultanza. Al gol dell'ultimo arrivato all'ultimo minuto. Era "solo" la prima giornata, non l'aveva neanche messa dentro lui. Sembrava felice, anche durante l'intervista post partita, come se fosse stata una finale. Ecco, Pipita mio, non so se il nostro amore durerà ancora sei mesi, un anno o per tutta la vita. Ma so che fino all'addio, faremo all'amore come il primo giorno.

    7. Si dice che Jonathan Alexander de Guzman sia arrivato solo perché è nato in Canada, è olandese per naturalizzazione, di papà filippino e mamma giamaicana. Aurelio spera di vendere le sue magliette in tre continenti insomma. Io il dubbio che sia un centometrista e non un centrocampista dopo il gol ce l'ho: immaginate Dzemaili che fa quel taglio e poi gira in rete. Starebbe ancora urlando a terra con i legamenti del ginocchio annodati al collo. Pure le quarte scelte di Rafa son forti. Così, per dire.

    8. Koulibaly. Ok, è uno spilungone che invece di saltare, sprofonda. Però ha coraggio, grinta e un uno contro uno notevolissimo. A me piace soprattutto quando sbaglia: non lo fa mai per mediocrità o codardia, ma per coraggio e fiducia in se stesso. Quegli anticipi sbagliati, i buchi del primo tempo perché i tempi di intervento non erano all'altezza del suo senso della posizione, ci dicono che diventerà un grande giocatore. Ce lo dicono quegli sbagli, ancor più delle tre chiusure risolutive sugli attaccanti genoani nel secondo tempo.

    9. Benitez nel viaggio di ritorno ha preteso l'accompagno per Zuniga. Era Inler. Temeva che scomparissero di nuovo entrambi. Il problema è che tra il ginocchio di Camilo e il bradipismo dello svizzero, sta ancora aspettando che finiscano di percorrere la scaletta dell'aereo. Meglio tardi che mai.

    10. Qualcuno spieghi a Rafa che se pure è vero che Henrique è tornato per ultimo dai mondiali, ha giocato solo cinque minuti. Sì, lo so, quanti Zuniga lo scorso anno. Ok, allora ha ragione Don Rafé, come sempre.

    Bonus track: grazie a Cuore Azzurro per avermi prestato la spalla sinistra, che ho martoriato durante gli attacchi dei nostri gemelli. A Ilaria Ravarino per aver portato fortuna, ai maschi Calvello compagni di festival e di Napoli e amici preziosi, a Gaetano Di Vaio, che è un grande vero. E a quel cameriere che dopo il gol del nostro nuovo campionissimo, durante la mia corsa folle per tutto il ristorante mi ha scartato con una finta di corpo alla Careca e poi mi ha dribblato alla Maradona. Lui rischiava il lavoro, io la vita.
    Pare prenda solo 1200 euro, verrebbe a parametro zero. E ha passaporto comunitario.

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