Caro impostore che ti fingi Fernandez, noi già ti amiamo: retró-pagelle di Torino-Napoli
di Errico Novi
REINA – “…Due parole su GARELLA: avete presente i portieri del calciobalilla? Bloccano essi forse la palla, la trattengono con le mani infondendo sicurezza agli altri pupazzi? No, eh? E nemmeno Garella. La prendeva, eccome se la prendeva, ma con il braccio, la testa, il carapace. Col fondoschiena, spesso, sia in senso metaforico che reale…” (da Juve-Napoli 1-3. La presa di Torino, Maurizio De Giovanni, Edizioni Cento Autori, 2008) . Non sai, caro Pepe, con quanta gioia ti dedico questo passo delle sacre scritture
REVEILLERE – A noi non fa specie che lui usi gli stessi integratori di Berlusconi. Basta che non si faccia venire strane idee con le cheerleaders. DANIELE DAINO
FERNANDEZ – La sua (la nostra) storia è degna di Sommersby, il film con Richard Gere in cui un soldato sudista approfitta dell’impressionante somiglianza con un commilitone conosciuto in carcere e, una volta libero, ne prende il posto: si presenta al villaggio d’origine dell’amico e inganna tutti. Tranne la moglie del vero Sommersby (Jodie Foster) che sgama l’impostore ma se lo tiene lo stesso in casa, a un certo punto se ne innamora e ci fa pure un figlio. Ecco, caro sconosciuto che hai lasciato esanime il Flaco in chissà quale villino desolato di Castelvolturno, sappi che noi faremo finta esattamente come fece Jodie. Riguardo al figlio… ue’, ma che te si miso ’ncapa? LAURENT BLANC
ALBIOL – Se rivedete al ralenty (come diceva Tonino Carino) l’occasione sparacchiata in curva da Immobile, si nota Raul che fa una pernacchia enorme e poi gli grida “piscia!”, esattamente come si faceva nelle partitelle in cortile a dieci anni. Napoli lo sta cambiando. CORRADINI
GHOULAM – L’equivalente calcistico di quegli impiegati che non si pigliano una responsabilità neppure davanti a un disperato che minaccia il suicidio se non esce dall’ufficio con la pratica firmata. Facciamo prima a farlo assumere al Comune. VITALE
INLER – Questa continua girandola di partner lo sta turbando, ieri ha avuto dei momenti isterici soprattutto con Jorginho. Qualcuno per piacere indaghi sulla reale natura dei rapporti tra quei quattro a centrocampo. MARCOLIN
JORGINHO – Le cose migliori le ha fatte quando ha cercato di spezzare le gambe agli avversari in ripartenza. Dietro quel faccino da collegiale chissà chi cavolo si nasconde. MATUZALEM
CALLEJON – Il fatto di dover giocare in tandem con Reveillere non lo ha ancora spinto ad atroci vendette. Ma prima o poi… TROTTA
HAMSIK – No, quello stadio non è un posto qualsiasi, per lui. È lo stesso posto dove corse a esultare dopo aver segnato il 3-2 di una certa partita e si trovò ad abbracciare sconosciuti tifosi del Napoli spuntati dal nulla, protési con le braccia oltre il parapetto della tribuna. E qualcosa, a un minuto e dieci secondi dalla fine, gli ha brillato negli occhi. BOGLIACINO
MERTENS – Le cose migliori le ha fatte dopo che è entrato Insigne. Il che dimostra che, a dispetto delle origini fiamminghe, questo c’ha la cazzimma di un fruttivendolo della Pignasecca. BERTONI
HIGUAIN – Vedete, non è un fatto di tecnica, è solo una questione di ruggito. VINICIO
BEHRAMI – Da quando ci siamo fissati con questa cosa del quadrilatero tra lui, Inler, Jorginho e Dzemaili, quel taglio di capelli ci inquieta un po’. BLASI
INSIGNE – Se non altro porta culo. GALLETTI
HENRIQUE – E anche lui, a riguardo, non scherza. BONOMI