O’ Trammammuro di Parma-Napoli: chi sale e chi scende
di Domenico Zaccaria
SU: DRIES MERTENS – Corre, dribbla, punta l’uomo, crossa. E soprattutto non leva mai la gamba, anche se è reduce da un infortunio e il Mondiale è ormai alle porte. Diversi compagni di squadra dovrebbero prendere esempio da lui, dal suo coraggio e dalla sua voglia; e Benitez dovrebbe capire una volta per tutte che è impossibile rinunciare per 70 minuti a uno così.
SU: DUVAN ZAPATA – Sfiora il gol e conquista un rigore che l’arbitro gli nega: insomma in 20 minuti combina molto di più di Huguain. Ha limiti evidenti ma tanta, tanta voglia: quella che il celebrato collega argentino sembra aver smarrito da qualche settimana. Forse, in queste ultime partite, Zapata merita qualche chance da titolare in più.
SU: MAURO BERGONZI – Per il divieto imposto al Napoli di indossare la maglia “Camo Extreme”, ovvero la mimetica con quegli incomprensibili inserti gialli, che sono quanto di meno mimetico esista sulla faccia della terra. Già lo spettacolo offerto dal Napoli in campo è stato ai limiti della decenza; Bergonzi almeno ci ha risparmiato un’altra umiliazione.
GIU’: MAURO BERGONZI – Per il rigore negato a Zapata. Impossibile non vederlo, grave non fischiarlo.
GIU’: RAFA BENITEZ – Se la squadra entra in campo così scarica, se è davvero solo un problema di motivazioni, allora il principale indiziato è lui: è l’allenatore che deve riuscire a tenere i suoi sulla corda se si affronta la Juve piuttosto che il Parma, il Borussia piuttosto che il Sassuolo. E questo a Rafa non riesce dall’inizio della stagione. Con un’aggravante: tenere Mertens (e persino Zapata) in panchina fino a 20 minuti dalla fine pare delittuoso. A Mazzarri imputavamo sempre di aspettare il 60esimo per effettuare il primo cambio; Benitez va spesso anche oltre, qualunque sia l’andamento della partita, e questo è francamente incomprensibile.
GIU’: QUELLI CHE GIA’ PENSANO AL MONDIALE – Non facciamo nomi perché non è giusto crocifiggere nessuno, e poi manca la controprova. Ma a Parma si è avuta chiaramente l’impressione di una squadra con la testa altrove, e più precisamente al Brasile. Umanamente è anche comprensibile: il secondo posto è sfumato, il terzo è quasi in cassaforte e per un giocatore infortunarsi ora vorrebbe dire rinunciare al sogno Mondiale. Ma ci sono un paio di però. Intanto non si può mollare finché non si è sicuri della qualificazione in Champions. E poi c’è una finale di Coppa Italia ancora da giocare, che a questo punto vale più di quanto si potesse immaginare a inizio anno: arrivarci scarichi sarebbe un grave errore.