Lettera di un Padre Fondatore degli Uncontentables a Rafael Benitez Maudes
di Andrea Carpentieri
Caro Mister, questa è la seconda lettera che Le scri... (ah, posso darti del tu e chiamarti Rafa? Davvero? Va bene, allora ricominciamo....).
Caro Rafa,
questa è la seconda lettera che ti scrivo: la prima, che mai hai letto - come mai leggerai questa -, risale al tuo compleanno; ci tenevo, in quell'occasione, a farti pubblicamente gli auguri, auguri mossi da un affetto spontaneo che ho provato nei tuoi confronti sin da quel pomeriggio in cui fosti presentato a noi tifosi sul manto del San Paolo e vi accennasti una simpaticissima corsetta.
Torno a scriverti oggi, quando si è chiuso il secondo mercato (estivo) della tua gestione, quando - della tua gestione - sta vedendo la luce la seconda stagione: secondo me le cose, caro Rafa, non si stanno mettendo bene.
No no, aspetta: non lo dico perché siamo usciti dai preliminari di Champions! Certo, la mazzata è stata forte, per voi ma anche (se non soprattutto) per noi: avremmo voluto rivivere le notti magiche della magica musichetta, avremmo voluto che l'ego di Gonzalo e Calleti potesse soddisfare le proprie legittime ambizioni di confronto con i migliori, ai livelli massimi; avremmo voluto sfidare i più forti, magari batterli, provare ad andare avanti nel torneo, consci che con te mai avremmo assistito allo scempio di un quarto di finale acquisito e gettato nel cesso per mera vigliaccheria dell'allenatore.
E poi, avremmo anche voluto che nelle capienti - sebbene affollate - tasche presidenziali affluissero i famosi, direi pure famigerati 30edoltremilioni: con quei soldi, forse, saresti stato accontentato più di quanto non lo sia stato. Purtroppo, in Coppa, non ci siamo andati; i soldi, non sono arrivati; accontentato, non lo sei stato. Ed il punto vero è questo, a questo mi riferisco quando parlo di cose che non vanno bene.
Vedi, tu l'Italia hai avuto modo di conoscerla già alcuni anni fa. A Milano ti scontrasti con un presidente che ti promise determinati acquisti senza mantenere la parola data, il che ti indusse a risolvere il contratto: eppure, in un paese (minuscola voluta) in cui nessuno si dimette, fosti giudicato con ferocia, ti si bollò come perdente, incapace di reggere le pressioni del post-Mou. Ma l'Italia, ripeto, è così. Un presidente che ha sempre e solo perso, sperperando miliardi (di lire) e milioni (di euro), un uomo che ha avuto bisogno di un processo ridicolo per far fuori la Juventus e cominciare a vincere qualcosa (chapeau per il Triplete, sia chiaro); un signore che faceva pedinare i propri calciatori, un tizio che ancora parla di vittorie pulite, dimenticando che lo hanno salvato la prescrizione e - è forte, ma vero - la morte di Facchetti: un tale soggetto, insomma, da noi è osannato, mentre la tua <<coerenSa>> (voglio quel che mi è stato promesso...) e la tua integrità (...altrimenti me ne vado) diventano debolezza, sconfitta.
Ora sei a Napoli, dove abbiamo un presidente non certamente più "nobile" del petroliere, ma anni luce meno ricco, meno tifoso, meno legato alla squadra: con questo signore, per come la vedo io, il tuo idillio è già finito.
Personalmente, avevo colto segnali inquietanti oltre un anno fa. La mia idea è che ti sia stato prospettato un grande progetto, e che di questo progetto ti siano state mostrate basi realmente solide: queste basi si sono chiamate Reina, Albiol, Mertens, Higuain. Già, Higuain. Il Pipita fu l'ultimo fuoco di quel mercato che ci fece sognare, anche se verosimilmente ti era stato garantito dell'altro: non penso che, diversamente, saresti stato tanto ingenuo da affermare in conferenza stampa che sarebbe arrivato un altro attaccante di pari livello. Da allora, si tratta sempre di una mia indimostrata/abile opinione, è iniziata una sottile guerra di posizione e di nervi fra te ed Adl: a Gennaio parlasti in TV, dopo Napoli-Atalanta di Coppa Italia, di due operazioni da chiudere entro la fine della settimana, operazioni che si conclusero, nel caso di Henrique, a Febbraio inoltrato.
E poi, il folle mercato appena chiuso: di sicuro avevi segnalato alla Società le tue preferenze, delle quali alcune sono state realmente irraggiungibili, altre - forse - sono state cercate male. Sta di fatto che quei due rinforzi top di cui parlasti tu, e quelle ciliegine, destinate ad arrivare prima dei preliminari, delle quali parlò il cineasta, sono rimaste vuote parole.
Molti si chiedono perché tu non vada via e non sputtani <<l'esimio>> (cit. Gino Di Mare), non essendo ai loro occhi, quella attuale, una situazione in fondo diversa da quella vissuta con Moratti: secondo me costoro si sbagliano, le differenze sono sostanziali.
A Milano si veniva dal Triplete, la gente era legittimamente orfana, o vedova, di Mou: qualcuno poté apprezzarti, da qualche altro ricevesti forse stima, ma non scattò mai il legame forte con la tifoseria; a Napoli è stato tutto, e da subito, diverso.
Qui non abbiamo una storia di vittorie, qui uno come te non lo avevamo mai avuto prima, e il tuo carisma ha avuto modo di risaltare ulteriormente in ragione delle disperate condizioni morali e materiali in cui versano Napoli ed il suo hinterland: insomma, è stato subito feeling. Penso che anche tu ci abbia da subito voluto bene, e credo sia per questa ragione che non hai abbandonato e non abbandoni la barca: senti che, nonostante le menzogne del magliaro, la squadra non è male, che qualcosa, in un contesto come quello della Serie A o in Europa League, si può comunque fare, forse perfino vincere, e vuoi regalarci una gioia.
Inoltre, immagino tu sappia che al tuo addio terrebbero dietro quelli dei campioni venuti qui perché c'eri tu, e dunque il danno, alla tua tifoseria, lo faresti, doppio, triplo, quadruplo. Magari, last but not least, senti anche di avere tu stesso un debito verso i vari Albiol, Calle, Higuain: ti hanno seguito, "appenderli" sarebbe scorretto.
Ecco, per tutti questi motivi, io credo, sei rimasto e rimarrai fino alla scadenza del contratto, un contratto che poi potrai anche rinnovare, sebbene il sottoscritto pensi/tema che la tua esperienza qui non durerà più di due stagioni: e non ti biasimerei, sai?
Qui siamo nella città il cui quotidiano principale intervista un giocatore appena venduto perché palesemente fuori dei tuoi piani tecnico-tattici: in un momento in cui ci sarebbe bisogno di serenità, si va a sentire Pandev, che pure i sassi sapevano cosa avrebbe detto (sulle sue parole stendo un velo pietoso solo perché il figlioletto era compagno di classe ed amico della mia bimba). Chapeau a il Mattino.
Qui si fa parlare l'intermediario che avrebbe dovuto portare Song al Napoli, e costui si scaglia contro di te, accusandoti di non aver voluto il suo assistito - era nel Barcellona, ma si chiamava Song, non Iniesta! - a Napoli. Del resto, si sa che un intermediario non ha alcun interesse nella realizzazione di una trattativa... o no?
Qui si intervistano i procuratori di Pandev e Donadel: devo aggiungere altro?
Qui si giustifica la taccagneria di Adl attribuendola al fatto che tu non abbia ancora rinnovato il contratto: e già, perché chi dice questo sposerebbe una donna prima di conoscerla, giusto?
Qui si afferma che le tue frasi pre-Bilbao (<<uscire non sarebbe un dramma>>) hanno fornito un alibi ai ragazzi, li hanno scaricati. Ignorali, Rafa, costoro non sono altro che sportivi da tastiera, gente che, della testa di un atleta, al massimo conosce la marca di shampoo usata: a nessuno è venuto in mente che tu abbia pronunciato certe frasi forse proprio perché conosci i tuoi ragazzi, perché sai che hanno qualità tecniche importanti ma, magari, soffrono determinate pressioni.
Questa è Napoli, Rafa, questo è il suo ambiente: sopportalo fino a quando ci starai, prova a lasciare un segno forte in bacheca, poi fai le tue scelte.
Ah, una cosa. Non è che per me tu sia un Santo o un Dio, non è che per me tu sia infallibile: quando cazzo lo metti Hamsik 20 metri più indietro? Perché Zuniga non poteva giocare a Bilbao ma ha giocato a Genova?
Con incrollabile, smisurata stima,
- perché #inrafawetrust (copyright Renata Russo) -
Andrea Carpentieri.