Lorenzo Insigne, per il compleanno regalati il Napoli
di Boris Sollazzo
Lorenzo. Tocca a te. Oggi compi 24 anni. Ventiquattro anni di amore azzurro, di classe, di grinta, di lacrime dopo un gol e di una doppietta che ci ha regalato la Coppa Italia più dolorosa della nostra storia. Di tiri a giro e di corse a perdifiato, di un infortunio maledetto e di allenatori che ti hanno fatto soffrire.
Oggi compi 24 anni e ti devi fare un regalo: il Napoli. Tu, il vecchio Christian, il belga partenopeo Dries, quel bergamasco di Manolo che potrebbe divenire il nostro Doninzetti (orobico ma autore di Te voglio bene assaje), dovete essere i nostri quattro moschettieri. Prendervi da parte il nuovo allenatore e giurargli fedeltà, maglia azzurra addosso e come spada quei piedi che hanno dinamite e poesia dentro. Sii il nostro D'Artagnan, il leader che con Maggio a vestire i panni di un Porthos tanto grintoso quanto sgraziato e poco mobile, con Gabbiadini a far da Aramis, elegante e dai fendenti letali e con Mertens implacabile Athos, difendi l'onore di una città e di una squadra che vuole guerrieri coraggiosi e capaci di ogni impresa per tenere alto il nostro orgoglio. Non capitani scoraggiati.
Mostra a tutti di non essere solo un guascone scugnizzo, ma un eroe invincibile. Prenditi la fascia da capitano e alla corte del MaREk di Napoli, portaci in alto. Abbiamo bisogno di te, di chi ha tifato per il Napoli peggiore e ha contribuito a farci tornare in alto. Tu, che in una semifinale di coppa Italia hai provato a farti giustizia da solo con una discesa irresistibile e un quasi gol che ha dentro tutta la tua poesia, la tua passione e anche la tua sfortuna (e la nostra). Non aver paura, Lorenzinho, di diventare un campione. Di tirare un calcio di rigore, quello magari sì, che quello non è articolo tuo e neanche di Dries. Vai e conquista il mondo, dimostra a tutti cosa vuol dire essere napoletani: fieri, capaci di andare oltre i propri limiti, unici. Come te.
Il Napoli è tuo, Lorenzo. Ora che è stato tradito da chi, straniero, diceva d'amarlo, e da chi sugli spalti non riesce ad amarlo come meriterebbe. Solo tu hai il diritto e il dovere di farci diventare grandi. E io, la prossima coppa, voglio vederla alzata da te. Ridere felice del fatto che è più grande di te, con le lacrime agli occhi e il sorriso sul volto, cantare insieme O' Surdato 'nnamurato.
Con Emery o senza, con Montella, Spalletti o Prandelli. No, Prandelli no, vi prego.
Tocca a te, Lorenzo. Ora o mai più.