A riveder la partita, senza la pressione e la paura, si scorgono risvolti e storie altrimenti travolti e offuscati dalla frenesia del momento. Potevamo prenderne quattro, sì, ma potevamo anche farne due. È andata meglio di trent'anni fa, perché un gol fuori casa è sempre importante. È andata bene, se si considerano Barca e Arsenal (inutile fare analisi sull'esperienza di questi club rispetto a quella dei giovani calciatori partenopei). Il Real ha fatto quel che doveva, pressarci altissimi per non farci giocare e gli è venuto benissimo. Il terzo gol è un capolavoro di Casemiro che poteva, doveva essere espulso per somma di ammonizioni verso la fine della partita. Ma quel bellissimo gol è frutto di una nostra grossissima ingenuità. Noi abbiamo creato tre, quattro palle gol giocando timidi, con un Mertens inibito dal Bernabeu e a mezzo servizio. Marcelo si è perso Callejon più volte e a risultato già acquisito; solo la nostra fretta e la paura non ci hanno permesso di creare più occasioni nitide. Per molto meno gente come Carletto Mazzone o Cosmi si sarebbe mangiata vivo il proprio terzino. Il punto è questo: riuscirà il Real a pressarci così anche al San Paolo? Riuscirà Zidane a spiegare a Marcelo che esiste anche la fase difensiva? Se sì, ci sarà poco da fare e stringeremo loro la mano. Diversamente, la scarsa attitudine a difendere dei blancos potrebbe risultare fondamentale. Per quasi tutta la partita la nostra catena di destra è andata in difficoltà, nonostante la nostra organizzazione nella fase difensiva, per la posizione altissima di Marcelo, che ha giocato all'altezza di Ronaldo offrendo però il fianco ai nostri che non ne hanno approfittato causa braccino del tennista.
La palla scottava l'altra sera. Al san Paolo riusciranno a riproporre una trama simile in maniera così costante? O, anche solo per venti minuti, si ritroveranno loro in inferiorità in alcune zone di campo? Gli spazi tra le loro linee, alle spalle di Casemiro e Modric, verranno colmati da Zizou? Quegli spazi i nostri li aggrediranno con più convinzione al ritorno. Statene certi. Una monumentale dichiarazione di Reina a fine partita non ha fatto altro che evidenziare il bicchiere mezzo pieno di quelle uscite indegne del presidente. Squadra e allenatore navigano compatti. Una sola testa pensante. Noi tifosi dobbiamo essere il cuore. Restare in partita era il primo obiettivo per tentare l'impresa. Evitare l'imbarcata era fondamentale. E il Napoli è ancora lì. Al minuto cinquantotto eravamo già tre a uno per loro, ma li abbiamo inchiodati lì.
Ci vuole coraggio. Venderemo cara la pelle. Le grandi squadre ripartono subito. Chievo.