Dieci motivi per cui Aurelio De Laurentiis deve vendere il Napoli

Pappone, fuori i milioni, magliaro, speculatore, meglio in c che con un presidente cosí. Il malessere verso il presidente ormai è diffuso a Napoli. E allora, se ne vada. Noi un imprenditore serio non lo vogliamo. Meglio chi lo ha preceduto o chi è altrove
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    di Boris Sollazzo

    Caro Aurelio De Laurentiis, le scrivo la presente per farle una richiesta ufficiale: venda la Società Sportiva Calcio Napoli. 

    Lo dico per lei, mi chiedo chi glielo faccia fare a continuare ad essere a capo del Napoli. Striscioni con insulti allo stadio, manifesti sulle pareti di lamiera dei cantieri, persino sui camioncini-sandwich, un giudizio molto negativo sul suo operato sempre piú diffuso, la richiesta da parte di molti tifosi di lasciare la sua posizione. Siamo in democrazia, diamine, lei non puó occupare cosí una posizione che prima era stata occupata da ben altri colossi. Anche se ci mette i soldi: si ricordi sempre che questo è il calcio, in cui i dipendenti guadagnano piú dei padroni. Già, Zuniga, per i prossimi tre anni prenderà piú di lei. Mondo bizzarro, parecchio.
    Lo dico per lei, non si faccia piú il sangue amaro e torni al cinema. Magari negli Stati Uniti. Qui, non la vogliono. Se ne faccia una ragione, non le mancheranno certo quei 4-5 milioni di euro che lei e la sua famiglia vi date come stipendio ogni anno (incredibile, sa, che una società sana paghi chi contribuisce a far sí che sia tale).
    Anzi, per convincerla le do almeno dieci motivi per cui dovrebbe dirigersi verso la porta. 

    1. Basta presidenti che non sono tifosi. Lei, mio caro, non è un cuore azzurro, non sapeva neanche cosa fosse un pallone fino a dieci anni fa. Lei è di Roma, è uno straniero. Non è mica come James Pallotta, giallorosso nel cuore e testaccino purosangue. O come Erick Thohir, bauscia milanese che è nato con la camicia. Nerazzurra, ovvio. E vuoi mettere Andrea Agnelli? Lui juventino lo è per rango familiare: ricordo ancora la commovente partita d'addio organizzata per il simbolo Alessandro Del Piero, il modo in cui al suo "firmo anche in bianco", il rampollo per non farsi parlar dietro ha risposto con un lauto rinnovo. E poi, anche la sensibilità di ritirare la sua maglia, che gesto da vero tifoso. E i Della Valle, dove li mettiamo? I due baluardi viola di Sant'Elpidio a Mare! Storica località... della Versilia? No. Della Maremma? Neanche. Vabbé dai, li si perdona, saranno almeno di Pisa o Livorno. Niente da fare: Sant'Elpidio a Mare è in provincia di Fermo, nelle Marche. Mi direte, c'è il Milan. Peccato che molti - tra cui una volta Montanelli - sostenessero, e sostengano, che l'ex premier e il suo povero papà deceduto prematuramente a cui è intitolato anche un trofeo estivo organizzato dai rossoneri, non fossero proprio dei Casciavit. Le malelingue, già, dicono fossero interisti, già. E Vittorio Dotti, ex legale di Sua Emittenza, giura che quel cuore milanista del Berluska nel 1978 volesse comprare l'Inter. E negli stessi anni Galliani sfoggiava un tifo saldamente bianconero. Diamine, Aurelio, lo vede? Lei se ne deve andare. Non la vede la fede salda e incrollabile dei suoi colleghi? 
    Io, le diró seriamente, rimpiango solo Ascarelli. Lui per Napoli e per il Napoli fece molto. Noi non sapemmo difenderlo da un regime che lo emarginó per le sue origini ebraiche. Lui ci diede uno stadio, una casa, una dignità, una bandiera sotto cui si mise tutta la città.

    2. Noi, mio caro, non siamo abituati mica alla sua efficienza imprenditoriale, ai bilanci specchiati, alla programmazione. Noi amiamo gli Achille Lauro. Ha presente? Quello che regalava la scarpa sinistra ai suoi elettori e la destra arrivava solo se diventava sindaco. Uno che nei modi le assomigliava, siamo sinceri, e che ci ha fatto sognare. Pensi, con lui abbiamo vinto... niente, scusi, forse ho sbagliato. A dirla tutta ci siamo messi in bacheca una di quelle coppe Italia che tutti i supporters azzurri ora schifano: s'è vinta due volte negli ultimi tre anni, ma allora la conquistammo dalla B (Lauro non era presidente, anche se era il capo, c'era Cuomo). O come Roberto Fiore, che ci ha portato fino alla Coppa delle Alpi! E, diciamolo, il personaggio non fu molto simpatico a Napoli e duró solo tre anni. Anche lui era troppo poco guappo e troppo serio (leggenda vuole che la sua conoscenza l'avvicinó alla nostra squadra del cuore, è vero presidente?). Vendette a Corrado Ferlaino. L'uomo piú rimpianto di tutti i tempi. Ci ha portato Maradona, due scudetti, due coppe Italia (ma ormai questo trofeo non ci piace piú, guai a rivincerlo), una coppa Uefa e una Supercoppa Italiana. Insomma, quasi tutta la bacheca è opera sua. Pochi ricordano, di quelli che dopo 10 anni la criticano espressamente, che con lui il tricolore arrivó dopo 18 anni, il mitico Diego dopo 15. Un'operazione meravigliosa di mercato, in cui tutta Napoli, politica ed economica fu coinvolta (il Banco di Napoli ne fu di fatto travolto). El Pibe, è giusto raccontarlo, a Barcellona era considerato un campione inespresso e in quel momento indesiderato: insomma, una sorta di Higuain. Divenne il fenomeno che conosciamo qui da noi. Poi il buon Corrado, pur avendo avuto tra le mani la gallina dalle uova d'oro (che lo odia, se lo ricordi chi ama D10S), passato il momento delle vittorie, ci regala una lunga agonia, gli Ellenio e Luis Gallo, i Corbelli. Li porta tutti lui questi amanti del Napoli, che ci regaleranno la retrocessione piú umiliante del calcio italiano, un'altra ancora e poi, infine, un fallimento in cui non è direttamente coinvolto - fu l'inettitudine di Naldi e la malizia di molti attorno a lui a provocarlo -, ma le cui radici sono ben legate al suo regno. Evito di raccontare le beghe legali del personaggio e non parleró dei suoi tesoretti. 
    Capisce mio caro Aurelio? Noi abbiamo parecchie stelle d'oro e d'argento sulla maglia, abbiamo vinto tantissimo. Noi abbiamo dominato il mondo per anni. E lei cosa fa? Il Fair play finanziario? Su, se ne vada, ci faccia il piacere. Noi un imprenditore solido e serio non lo vogliamo. Si figuri che a pochi passi dal fallimento noi si parteggiava per Luciano Gaucci. Cosí, per dire.

    3. I risultati sportivi. E che cavolo: con lei due volte il record di punti, due coppe Italia negli ultimi tre anni, da cinque anni in Europa, lo scorso abbiamo segnato come mai. E un secondo posto e due terzi. Mio caro Aurelio, ma lei lo sa che sul podio siam finiti 16 volte su 66 stagioni disputate nella massima serie? E se si escludono i 4 anni d'oro del Diez, 11 in 63? Con lei 3 in 7 di Serie A. Dal 25% - e nell'Ante Diegum ci attestavamo a un misero 16% -, siam passati a quasi il 50%: ogni due stagioni si finisce tra i primi tre (il 75% se si contano solo le ultime quattro). Con due trofei a far da contorno, peraltro. Vuole mettere? Molto meglio vincere solo con Juventus, Milan e Inter, magari in casa, e essere contenti per una stagione intera. Eh sí, bei tempi quelli. La prego, la smetta. Noi non siamo mica abituati a questo. Noi o abbiamo Picasso (Maradona) o ci affidiamo al nascondismo del Mutandari (si ricorda L'ottavo nano? Il programma tv, dico, non la prendevo in giro per la statura, non si offenda).

    4. Lei ci porta giovani forti. Noi non li vogliamo: noi abbiamo la nostalgia del Napoli in cui i campioni venivano a svernare. Anche alla grande, per carità. Ma noi vogliamo i vecchi, quelli con cui non vinci (a volte perché ti frega il Sistema, va detto), non gli Hamsik, i Cavani, i Lavezzi, gli Higuain, i Mertens, i Callejón. Capace che con forze fresche si rischia di arrivar primi. Per dire: in un precampionato non abbiamo mai giocato cosí bene: di solito si facevan lunghe chiacchierate, pure eccessive, sul calcio d'estate. Ora dei movimenti difensivi decisamente migliorati e del gioco piú fluido non parla nessuno.

    5. Lei punta solo a far soldi. Pazienza se i bilanci dicono che nulla è mai passato dalla Napoli alla Filmauro. Lei ci sta guadagnando, lo sanno tutti. Tutti chi? E che ne so. La verità è che lei non vuole rischiare. Già. Lei mica ha alle spalle quelle holding che fatturano 10, 100, persino 1000 volte piú della sua. E il cui utile netto è sideralmente lontano dal suo. Thohir (Astra International), Agnelli (Exor) e i Della Valle (Diego della Valle & C.) sí che rischiano. Guardate i loro margini di profitto e quello che investono. Loro ci vanno giú duri con gli investimenti: per questo uno si è tenuto Mazzarri, l'altro s'è lasciato scappare Conte e i terzi arrivano dietro di noi da quando siam tornati nella massima serie (ah sí, perché lei è partito dalla C1 e pochi ricordano che nei primi 3 anni ha investito un'ottantina di milioni di euro ricevendo in cambo spicci). Loro rischiano come pazzi, come Pallotta, di cui ancora è difficile capire la compagine proprietaria. La migliore stagione finora, l'unica in cui ci sono arrivati davanti da quando ci sono gli "ammericani" - e comunque non hanno vinto nulla -, l'hanno cominciata vendendosi tre big (come se noi avessimo mollato Raul Albiol, Callejón e Mertens quest'anno, per dire). Se ne vada, visto che non sa prendere esempio dai suoi colleghi che noi tanto invidiamo. 

    6. L'ultimo calciomercato. Su, è impresentabile. Siamo piú deboli senza Reina, Fernandez e Behrami e con Michu e Koulybaly. Questo è vero, finora. Mancano 17 giorni alla fine del mercato, vedremo se sarà cosí (ammetto di averne sempre piú paura). Il punto è che è curioso come ci si lamenti persino delle modalità delle trattative che mettiamo su. In prestito non ci piace: cosí non solo compriamo poco, ma facciamo pure la figura degli straccioni. Lo sa sí che Pallotta e Sabatini hanno comprato Astori, un nostro scarto? E Berlusconi e Galliani Armero, un altro che abbiamo cacciato a calci. Ah no. Vedo che la formula del trasferimento è un prestito. Sarà un caso, sicuramente.
    E Thohir dopo aver tirato fuori per Medel quello che noi abbiamo speso per Koulybaly, per M'Vila, Dodó, Vidic e Osvaldo ha speso quanto ha speso la Juventus per Pereyra e Romulo. Non capite? Sí, tutti questi fenomeni sono arrivati con prestiti onerosi, del costo massimo di due milioni di euro. Ed Evra a parametro zero? E Morata con il controriscatto del Real? Quello sí che è da signori. Aurelio, peró lei se ne deve andare: non lo vede quanto è piú figo quando lo fanno gli altri? 

    7. Eh, peró, diciamolo: i parametri zero bisogna saperli comprare. Noi scegliemmo Santana e Donadel, loro pescano al Chelsea, al Manchester. Verissimo. Peró sarebbe utile farsi un giro oltre i quotidiani sportivi. Chiedersi, per esempio, cos'è la Doyen Sports Investments. Scoprire che magari Morata - che parametro zero non è - è legato a lei, che Juventus, Inter e Milan hanno molti interessi in comune con la multinazionale che si sta comprando il mondo del calcio (chiedete allo Sporting Lisbona, cosa le combina la Doyen: lo ha capito bene Pippo Russo peró). E che sono molto piú facilitate in queste trattative, spesso provocate da chi ha interesse a portare a fine contratto un giocatore.
    Quando state sulle pagine di organi d'informazione raramente favorevoli al Napoli leggete di trattative difficili, lunghissime e non di rado abortite. Fatevi, peró, anche una ricerca sui legami che hanno i giocatori con certi fondi, certe squadre, certi sponsor. E viceversa.
    A quelli che si scandalizzano per il rapporto Puma-Nazionale-Conte o Tavecchio-De Laurentiis (che fa piuttosto schifo anche a me), chiedo di essere rigorosi allo stesso modo nell'analisi del calciomercato. Magari chiedetevi dell'ostracismo che in Italia è sostanzialmente totale per noi: laddove si fanno prezzi di favore a e tra tutti, al Napoli si vende carissimo e si compra a bassissimo prezzo. Se vi piace pensare che sia colpa di Riccardo Bigon, fate pure. Quindi Aurelio, vattene, e pure subito. 

    8. La fila dei possibili compratori. Lo sa Aurelio da dove si vede che lei è solo un vampiro che sta uccidendo lentamente il nostro amore? Da quello sceicco pronto a ricoprirla d'oro, da quel petroliere russo che le ha offerto anche uno stato nell'Estremo Oriente per avere il Napoli. Non li vede, poi, gli imprenditori napoletani, di tifo e di nascita, che le presentano progetti meravigliosi che lei respinge? E dire che la società è sana e lei è uno speculatore: dovrebbe vendere, in fondo non ci ha perso nella gestione e potrebbe tirarci fuori almeno 400 milioni di euro (diciamo che la società vale 300 di rosa e un centinaio di marchio?). Ma sono convinto che pure con 250 lei saluta tutti. Come? Non ci sono? Negli ultimi dieci anni nessuno l'ha contattata? Neanche, che so, uno ha detto a mezzo stampa di voler questa società tanto ambita? Com'è possibile? Eppure un paio di volte ha persino minacciato di andarsene o ha detto "vi dovreste preoccupare se io rimango o meno". Arrogante, vero, ma a noi cosa interessa? Secondo me pure americani e indonesiani ora tanto invidiati correbbero per investire qui da noi. E quindi, se è cosí, sia cortese: metta ufficialmente in vendita la società. É solo questione di tempo, no? Lo dicono tutti! Tutti chi? E io che ne so, non l'ho mai detto.

    9. Lei vuole far solo plusvalenze. Vedi Fernandez: non è che siamo miracolati perché uno che ha fatto bene mezzo campionato su tre ed è stato insultato per 30 mesi e tiepidamente applaudito per sei ora va via a 9 milioni di euro. O che mettere le clausole per Lavezzi e Cavani è stato l'unico modo per non farsi fare fessi o essere presi per il culo, pardon per il collo (vedi Behrami). No, no. Noi tifosi la sappiamo lunga. Ecco perché a Firenze e Roma fanno fatica a trattenere Cuadrado e Benatia, che a Milano per comprare altri devono vendere qualcuno (Guarin? Balotelli? Chissà...), che alla Juventus ogni giorno si svegliano con il terrore di perdere Vidal. Nel nostro caso, è stato da subito scontato che non se ne andasse via nessuno, Higuain, Callejón e Mertens hanno persino fatto delle interviste per sottolinearlo: eppure in Spagna e Inghilterra per i nostri campioni farebbero carte false. Ma questo non conta, scherziamo? Da qui in effetti non è mai scappato nessun campione. Da Zoff a Zola, erano solo eccezioni. O forse no? Quindi, per favore se ne vada.

    10. E allora Aurelio, io le chiedo di andarsene. Perché noi (anche se non so piú cosa voglia dire quel "noi") vogliamo altro. Noi siamo cosí innamorati della maglia, che vincere è l'unico parametro del nostro amore, a quanto pare. Io la vorrei solo piú rispettoso dei nostri colori, che amo alla follia, del nostro inno, dei nostri simboli, della nostra storia. A dir la verità per il resto, finora mi dico soddisfatto della sua gestione, ma ormai lo dico sottovoce. Perché con aggressività ti danno del fesso, del venduto, dell'occasionale. E a me discutere sull'amore, non piace, glielo dico francamente, presidente. Lei è un uomo di numeri e dal talento incredibile per il suo lavoro. E allora le chiedo, se vuole rimanere, solo due cose. Perché sono sicuro che s'è appassionato al Napoli. Uno non va a prendere Rafa Benitez se non ci crede, se non vuole rischiare. Non si incazza come fa lei, se quei colori non l'hanno cominciato a emozionare. 
    Quindi, per favore, resista alla sua natura. Non parli troppo, promettendo acquisti prima del preliminare, non faccia la voce grossa con le istituzioni, se poi si mette con Tavecchio. Perché io, in quest'estate in cui tutti aspettiamo il Godot del nostro calciomercato (fonti ben informate dicano sia piú forte Gonalons), a me questo gesto ha fatto davvero rabbia di lei. Mettersi al fianco di un dirigente mediocre e figlio del nostro peggior calcio, vederla mostrare il suo voto a Claudio Lotito. Quell'immagine mi ha ferito davvero. Lei è il presidente del Napoli, non dovrebbe accompagnarsi a queste persone. Anche se chi ha occupato quella poltrona prima di lei non si è accompagnato meglio. Lei mi ha illuso di volere lottare contro i boss del nostro calcio bastardo.
    Non ci illuda, quindi, con quei proclami piú figli della sua indole spaccona che della realtà. Racconti quanto è difficile essere Aurelio De Laurentiis, dica che si è fatto finora ben piú di quello che era possibile. Che se possiamo sognare uno scudetto a cui forse non arriveremo senza nuovi acquisti è perché fino a qui ci siamo arrivati con lei. Con la sua bravura, con le sue scelte, anche con la sua fortuna. La smetta di fare il caporione, l'arrogante, scopra l'understatement. Non prometta, faccia. Non urli contro il Sistema, lo combatta. Non cerchi nuovi acquisti a prezzo di saldo, rinnovi con Rafa Benitez. Se mi parla di progetto, lo voglio: e quest'allenatore è l'unico in grado di metterlo su alla grande. 
    Ci dica chiaramente qual è la situazione e metta in vendita la società. Cosí scopriremo chi è a bluffare. Perché io sono disposto a comprarlo il Napoli dal DeLa. Azionariato popolare. Mi sono fatto due conti: siamo circa 6 milioni di tifosi? Diciamo che per disponibilità economiche, grado di "malattia azzurra" e voglia di rischiare - quella che con il portafoglio del buon Aurelio hanno tutti - potremmo trovarne 500.000 di soci. Con cinquecento euro l'uno, le possiamo dare 250 milioni. Se sarà buono, ce la prendiamo tutta la nostra squadra, altrimenti sarà nostro almeno il 70%. E poi ogni anno una quota di 300 euro a socio dovrebbe assicurare 150 milioni all'anno per stipendi e calciomercato e spese vive. Io ci sto. Sono precario e spiantato, ma io ce li metto. Anzi, vi diró: se saremo solo 250.000, ce ne metto anche 1000 una tantum e 600 all'anno. Per il Napoli questo ed altro, niente vacanze, fumo la metà e rinuncio pure ai fumetti. Tanto noi siamo disposti a perdere soldi per la nostra passione, no? E noi sí che sappiamo rischiare. Quindi, vi aspetto. Appena arriviamo a 10.000 mail a extranapoli@gmail.com con l'impegno formale a mettere quei soldi, apro la società, facciamo i versamenti su un conto e lancio l'offerta per il 2%. Intanto cominciamo a partecipare alle riunioni dei soci, il resto verrà da sé. Siamo o non siamo  Lei, presidente, peró, ce lo deve permettere. Aspetto anche la sua mail, quindi.

     

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