Piangi Pipita, ma non finisce qui
di Francesco Albanese
Ha ragione @vizec79 quando su Twitter scrive che con quelle lacrime Higuaìn, forse non lo sa, ma ha segnato 105 gol con la maglia del Napoli. Gli stessi di chi lo ha preceduto a Fuorigrotta. Già il giorno prima l'hashtag #AuguriPipita aveva spopolato tra i tifosi azzurri. Gonzalone era stato sommerso dall'affetto dei napoletani e per la verità anche dei madridisti che non hanno dimenticato quel campione dalla faccia buona. Quelle lacrime hanno riportato l'orologio indietro di 23 anni, quando un altro argentino pianse alla fine di una partita. Una finale di coppa del mondo. Allora non era in ballo il destino del Napoli, ma ugualmente quel pianto inesauribile in cui scoppiò Diego dopo lo scippo subito dalla Germania di Beckenbauer ferì gli occhi dei tifosi azzurri incollati davanti alla tv. Quello fu un verdetto che di sportivo ebbe ben poco e per questo ancora più doloroso, nella disperazione di Higuaìn c'è invece tutta la passione con la quale un calciatore, benché milonario, interpreta il suo lavoro.
Si è capito da quando è sbarcato a Fiumicino che le emozioni del San Paolo non lo avrebbero lasciato indifferente. Anzi il Pipita ci ha scelto proprio per questo motivo. A Napoli ha finalmente la possibilità di segnare, vincere e sentirsi leader di un gruppo. Ma quel che più conta è il rapporto con la città. Gonzalo vuole ripagare l'amore dei tifosi, l'urlo dello stadio lo esalta e questa responsabilità se la vuole prendere fino in fondo. Ecco spiegato il senso di quelle lacrime. Non c'è solo la frustrazione per l'impresa sportiva mancata, si avverte un disagio più profondo: quel velo di tristezza che molti bambini napoletani hanno avuto questa mattina al loro risveglio prima di recarsi a scuola.
Siamo solo all'inizio Gonzalo e domenica ritorna Mazzarri...